Dunque, oggi faccio quarant’anni. Stamane pensavo che per festeggiare avrei potuto pensare a tutto quello che il numero quaranta mi ricorda. Dunque, a parte gli amici di Ali Babà e il giornalista Guido (Quaranta) non m’è venuto in mente granché (i gatti sono arrivati subito nei miei pensieri ma sono quarantaquattro e quindi me li devo tenere buoni per la coda della prossima legislatura…).
Poi mi sono venute in mente le carte napoletane, quaranta, quelle con le quali giocavo da bambino. Da bambino pensavo che al mondo esistessero solo le carte francesi (quelle dei grandi) e le napoletane (quelle per la scopa, ammessa anche per i bambini). Poi un giorno su una spiaggia, in Puglia, ho scoperto con genuino, candido e doloroso stupore che due signore del nord giocavano con le carte piacentine. Quelle placide signore coi loro grandi sederi stavano sedute sulla sabbia sghembe su quelle seggioline da pic nic – che nemmeno Naomi Campbell se le può permettere – e si facevano la loro briscola (o chissà cosa) utilizzando degli assi e dei cavalli che non avrei saputo mai classificare.
Credo sia stato la prima volta che mi sono reso conto che il mondo non è necessariamente fatto a mia immagine e somiglianza e che la gente è fatta diversamente da me. E ne ha pieno e naturale diritto, né più né meno come quando sceglie le carte con cui giocare.
Le mie certezze sul fatto che quello che faccio e che pare normale a me sia quello che si fa e pare normale a Piacenza o a Timbuctù sono finite quel giorno là, su quella spiaggia. Me lo voglio ricordare e lo voglio celebrare proprio oggi che faccio quarant’anni.