19 Agosto 2005

Confessioni di un malandrino

Archivio storico

Come vi sarete resi conto, in questi giorni mi sto muovendo parecchio e ho scarso accesso a internet. Mi sto attrezzando anche per superare questo inconveniente e per poter essere on line più spesso.
Nelle news del sito potete leggere i luoghi in cui sto andando.
Intanto, se vi va, potete vedere questo bellissimo servizio che ha girato e diretto Gianfranco Mascia a Pisa, nelle pause di una nostra riunione operativa.
Il titolo che Gianfranco ha scelto è Confessioni di un malandrino, dove il malandrino sarei io…

8 risposte a “Confessioni di un malandrino”

  1. mirko trasciatti ha detto:

    buttiamo giù qualche idea realistica per combattere l’evasione in ogni piccolo gesto quotidiano…

    – rendiamo detraibile l’Iva ai privati
    – incentiviamo l’uso esclusivo della moneta elettronica

  2. alvise bianchin ha detto:

    Molte cose sarebbero utili, ed in effetti mi era parso di leggere che il governo attuale aveva in mente di incentivare (se non obbligare) transazioni elettroniche, soprattutto se al di sopra di certi importi.
    Comunque condivido l’idea che in Italia è pensiero comune il fatto che fatta una regola… (sapete come va a finire) questo modo di pensare si riflette anche positivamente sulla capacità di vedere oltre il limite e saperci arrivare. Questo aspetto positivo tuttavia non ha nulla a che fare con il pagare le tasse e sebbene io per primo rabbrividisco di fronte alle parole “divieto assoluto” e poi (da buon italiano) mi viene da sorridere, credo che per avere un inversione di tendenza sia purtroppo necessario un intervento deciso, come lo ha descritto Mario Berlanda.

    Piccolo Off-Topic: questo è il genere di idee che
    1) Fanno bene all’Italia, una posizione chiara, un po’ brutale forse, ma che funziona senza tanti giri di parole e sebbene possa scontentare molti avrà un effetto sicuramente positivo sul medio e lungo termine
    2) Sebbene possa anche portare beneficio all’immagine del governo, per essere un’idea forte e sensibile da tutti, la paura di creare degli scontenti ne bloccherà l’esecuzione, se non del tutto sicuramente in parte
    3)Per i motivi del punto 2 queste sono idee di chi non fa politica ma ha buon senso, e credo che uno degli obiettivi de iMille sia assicurarsi che il nuovo PD ragioni per l’Italia e non per la propria sopravvivenza

  3. Mario berlanda ha detto:

    mirko:
    – l’idea di rendere l’IVA detraibile per i privati, per quanto suggestiva (visto il conflitto di interessi che potrebbe creare), la vedo molto dura sul piano pratico; prova a pensare ad una dichiarazione dei redditi in cui vadano inseriti i dati di tonnellate di scontrini, fatture ecc.; mi sa che ne uscirebbe un macello di difficile gestione concreta;
    – le transazioni con moneta elettronica invece mi sembrano assolutamente da incentivare, anche perchè sarebbero il corollario del maggiore utilizzo di accertamenti sui c/c bancari che anche io ipotizzavo.
    alvise:
    – credo che quello cui ti riferisci sia il divieto di utilizzo dei contanti per i pagamenti ai professionisti, che è in vigore attualmente; ma, appunto, solo ai professionisti; e gli idraulici, i ristoranti ecc.?
    – intanto che scrivevo “divieto assoluto”, sorridevo anche io; poi ho deciso di lasciarlo, perchè se non si comincia a ragionare in altri termini, restiamo sempre al punto di prima, con qualche esigenza di gettito o di organico a nobilitare (o almeno a giustificare) ogni condono e ogni inerzia dell’amministrazione;e non se ne esce.
    – sul tuo punto 3): ecco, appunto; se non è per provare a riportare nella politica (nel PD, ma anche altrove), un po’ di banalissimo buon senso, cosa ci stiamo a fare qui?

  4. Luca Albertalli ha detto:

    Io voglio provare ad andare un tantino oltre. E’ qualche giorno che ragiono su questo punto, più o meno dalla vicenda studi di settore e loro adeguamento.

    E’ ovvio che un sistema fiscale più razionale, una certezza della pena (quindi niente condoni) e dei tempi del rapporto stato cittadini possa migliorare la situazione ma ritengo non basti, almeno non in tempi brevi come potrebbe servire.

    Bisogna quindi cercare degli strumenti validi per individuare gli evasori (che come detto non sono sempre gli autonomi). Gli studi di settore, in questo caso, sarebbero uno strumento ‘quasi’ efficacie se non fosse che come strumento ‘medio’ tendono a non cogliere le situazioni ‘estreme’ (guarda caso gli evasori) oltre ad essere delle previsioni auto-avveranti (se so che dichiarando 100 evito un controllo dichiaro 100 anche se guadagno 200 o solo 50). Veniamo al dunque, ovvero a ciò che pensavo. Uno degli strumenti più efficaci che l’informatica abbia proposto negli ultimi anni sono gli strumenti di data-mining. Si usano in ricerche di mercato come per scopi scientifici; molte delle scoperte genetiche recenti derivano dall’estrazione di regole associative, da tecniche di clustering etc etc… Dunque perché non mettere più dati possibili in un database (che guarda caso esiste già, si chiama anagrafe tributaria +altre basi dati) e non proviamo ad applicare alcuni di questi metodi, molti dei quali ben documentati, per individuare meglio possibili evasori e predisporre controlli? Una delle cose che più convince della bontà di questa scelta è l’assenza di regole fisse che possono essere usate per truffare il sistema…

    Se non fossi stato chiaro, vi spiego con un esempio pratico. Avete problema il problema dello spam nelle mail? La soluzione più buona è rappresentata dai filtri bayesiani; queste sono tecniche di classificazione (supervised learning clustering) basate sui bayesian belief network e sono una delle tecniche meno efficaci usata solo perché richiede un basso tasso di interazione dell’utente e poche risorse di calcolo. Eppure il loro funzionamento, dopo un po’ di “training” è abbastanza buono (almeno, questa è la mia esperienza). Immaginate tecniche più sofisticate cosa potrebbero fare?

    So che forse come proposta è troppo specifica ma il senso è: la tecnica e la ricerca ci mettono a disposizione strumenti con capacità molto elevate, perché non proviamo ad usarle (magari finanziando ricerche in questi ambiti)?

  5. henrietta/serena ha detto:

    Luca, non so se ho capito bene quello che dici: un database che contiene i dati fiscali di ogni contribuente e che estrae i dati che non corrispondono ad un certo range?

  6. Mario berlanda ha detto:

    Luca,
    provo a seguirti sul tuo terreno, anche se non sono affatto un tecnico della materia che tu indichi.
    Quando parli di tecniche di clustering, mi fai venire in mente che all’interno degli studi di settore i contribuenti sono classificati in diversi “cluster”; il che, da profano, mi farebbe pensare che le tecniche che tu menzioni siano già applicate all’interno di questo tipo di strumento.
    Se così fosse, dovrei concludere che i risultati, perlomeno nell’attuale modalità applicativa, sono a dir poco sconfortanti, perchè esistono settori sostanzialmente “a posto” (vedi aziende metalmeccaniche) che sono quasi tutte “non congrue” secondo gli studi, e settori notoriamente infestati da un’ evasione pesante in cui non ci vuole poi molto per essere “congrui”.
    Detto questo, vale la pena di allargare il discorso anche ad un’altra questione che avevo introdotto nel mio post e che non è esaurita nella questione dei “tempi” del rapporto Stato -cittadini (rimborsi ecc.). Quando io mi riferisco agli accertamenti “inventati” o alla rinuncia preventiva a fare accertamenti circostanziati (sostituiti dagli studi di settore), mi riferisco in sostanza alla qualità dell’elemento umano che costituisce la gran parte dell’amministrazione finanziaria dove, sia che si parli di accertamenti al limite dell’estorsione sia che si parli di incapacità di produrre accertamenti (magari perchè si lavora gran poco?), si parla di problemi a cui nessuna tecnica, per quanto sofisticata, potrà mai porre rimedio.
    Per questo, infatti, serve altro: per esempio un concetto di meritocrazia che contempli anche il venir meno di uno dei paletti irremovibili che ci hanno condotto fin qui; l’inamovibilità (nel senso dell’impossibilità di licenziamento) del dipendente pubblico.
    Finchè non si arriverà anche lì, hai voglia di fare riforme della P.A. ….

  7. Filippo Zuliani ha detto:

    io sono assai dubbioso sulla bonta’ degli studi di settore. Le statistiche delle dichiarazioni medie di gioiellieri-commercianti-dentisti-bandabassotti le conosciamo tutti. E tutti sappiamo che sono ridicole. Ma gli studi di settore cosa prevedono per tutte quella categorie per non far mai un controllino? prevedono che e’ normale che un gioiellieri guadagni meno di un insegnante di scuole medie?

  8. vincenzo ha detto:

    ahime’, faccio un gran brutto mestiere, il commercialista, e ogni giorno vedo evasioni, accertamenti, studi di settore e leggo norme, decreti, interpretazioni.
    Dalla mia esperienza posso dire alcune cose:
    -gli studi di settore sono una tavanata galattica, non perche’ non possano essere un ottimo sistema per individuare chi accertare, ma perche’ diventano loro stessi un accertamento. mi spiego: trovo logico che in base a calcoli statistici l’amministrazione decida una percentuale delle persone da accertare, ma gli stessi dati no possono costituire l’accertamento. Se lo fanno si arriva a una catastalizzazione del reddito per cui mi basta dichiarare quello che dicono gli studi e sono a posto.
    – Gli accertamenti in Italia sono pochi e fatti male, troppo spesso ci arrivano in mano dei verbali che non hanno ne capo ne coda e che vengono smontati alla prima commissione tributaria. NOn e’ un caso che ogni anno ci viene spacciato per “imponibile recuperato” quello che in effetti e’ il risultato degli accertamenti e non quello che sono riusciti veramente a incassare. Ci vuole personale preparato, molto piu’ preparato di quello attuale.
    – L’insieme delle norme fiscali italiane e’ demenziale. sono tantissime, infilate come emendamento in decreti leggi che non hanno niente a che vedere con la legislazione fiscale, vengono prorogati all’infinito senza arrivare mai allo status di legge. Abbiamo una legge che dice A ma che con un decreto viene modificato in B senza andare ad agire sul testo di legge. Questo decreto puo’ essere prorogato (o meglio ripresentato) per anni creando una confusione enorme. Provvedimenti in teoria provvisori che diventano definitivi senza ottenere mai un’approvazione.
    questo aiuta molto le casi editrici di testi giuridici commentati ma genera errori e confusioni anche per chi di queste cose ne capisce.
    – abbiamo un bellissimo statuto del contribuente che contiene un unico grande errore: la possibilità di essere derogato. Basta dichiarare in una legge che questa e’ in deroga allo statuto del contribuente e questo diventa carta straccia. E’ successo con tutti i governi da quando lo statuto e’ stato approvato, basta guardare nelle varie finanziarie e si trovera’ almeno una deroga.

    In conclusione quello che ci vuole e’ una legislazione ristretta, unificata, chiara e non interpretabile. Io voglio avere la possibilita’ di sapere quanto paghero’ di tasse, come le dovro’ pagare e come calcolarle. Poi ci sta che non voglia farmi i calcoli o che richieda l’ausilio di un commericalista, ma non devo essere obbligato a spendere dei soldi per pagare le tasse! (P.S. lo stesso 730, una delle cose piu’ facili a livello fiscale e nata per fare in modo che i contribuenti non fossero obbligati a ricorrere all’aiuto di un commercialista, puo’ richiedere anche mezza giornata di lavoro in certi casi).

    altre considerazioni su quello che ho letto:
    – l’uso della moneta elettronica mi piacerebbe molto, anche solo per evitare tutte le rapine in tabaccai, farmacie, distributori. C’e’ un unico grande problema… costa e costa parecchio. Una transazione bancomat ha un costo per l’esercente che spesso puo’ essere superiore all’incassato (o quasi). Anche per il privato e’ un costo, la carta di credito costa, le operazioni bancarie costano. Lo stato se vuole obbligarmi a utilizzare un mezzo a pagamento a scapito di un metodo gratuito deve perlomeno fissare costi politici per i cittadini. Per quello che riguarda l’applicazione ai professionisti posso garantire che e’ un macello: clienti che dopo sei mesi arrivano per pagare 600 euro con i contanti li devi mandare a casa senza incassare. In pratica chiunque si debba rivolgere a un professionista DEVE avere un conto corrente, quindi chi per vari problemi non puo’ avere un conto corrente o emettere assegni non puo’ nemmeno andare dall’avvocato per difendersi in una causa, demenziale.
    – rendere tutto deducibile per i privati: possibile anche se mi immagino la compilazione di una dichiarazione dei redditi, gia’ adesso con gli scontrini delle farmacie si impazzisce… meglio sarebbe eliminare l’IVA (grandissima fonte di evasione) per come la conosciamo e mettere una tassa di produzione. Ci sarebbero meno accertamenti da fare (basta accertare i produttori di beni e servizi e non tutti quelli tra la produzione e l’uso finale). Non cambierebbe niente per l’evasione sulle imposte sui redditi ma quella IVA sparirebbe.

    cavolo quanto ho scritto…. 🙂