Pensate a 10 persone sedute intorno a un tavolo, tutte uguali, dello stesso colore, della stessa età, della stessa fede, della stessa estrazione sociale, stesso sesso, avranno pure magari lo stesso accento. E poi pensate a un gruppo di lavoro, sempre 10 persone, ma diverse – esperienze diverse, culture diverse, storie sensibilità e punti di vista diversi. Chi prenderà le decisioni più creative e innovative? Chi sarà in grado di considerare più punti di vista e le sfaccettature del problema da vari angoli? Chi sarà in grado di prendere decisioni condivise da più parti? Chi saprà guadagnare maggiore ascolto all’esterno? Chi saprà gestire con più efficacia le complessità?
Ed è per questo che credo che le affermazioni di Marcello Pera non siano soltanto inaccettabili e anche quel poco agghiaccianti dal punto di vista morale, penso anche che siano semplicemente povere. Perché una società che cambia e si arricchisce con la contaminazione di altre culture è una società più viva e più creativa.
Senza Fiona May non avremmo vinto le medaglie d’oro nel lungo, senza Carlton Myers non avremmo visto dell’eccellente basket e se avessimo avuto Zidane forse avremmo vinto quella maledetta finale degli europei.
Ed è per questo che oggi io sono, orgogliosamente, meticcio.