22 Settembre 2005

Nave senza nocchiero in gran tempesta

Archivio storico

Ho appena mandato questa dichiarazione alle agenzie di stampa.
“Ho sempre pensato che Domenico Siniscalco fosse una persona perbene. Con qualche ritardo ne ho avuto riprova. Le sue dimissioni sono sacrosante, mentre la ri-nomina di Giulio Tremonti è tra il tragico e il comico. Una coalizione che tira la coperta da ogni parte, il morboso attaccamento alla poltrona del governatore Fazio (uno che si fa baciare in fronte dai banchieri di provincia e che, a fronte di una richiesta corale di dimissioni, ottiene una proroga di 5 anni), incurante di qualunque decoro, non possono essere sopportati da una persona perbene. Come italiano sono smarrito al solo pensiero che domani al vertice internazionale saremo rappresentati da Tremonti e Fazio, ovvero i principali responsabili del crollo di credibilità del nostro paese, che noi tutti stiamo già pagando a caro prezzo.
Stiamo dando al mondo il senso pieno di un paese allo sbando, di una vascello senza nocchiero. A questo punto la scelta è una: elezioni subito. L’interesse del paese è supremo, la situazione economica è da emergenza. Cosa aspettiamo?”

11 risposte a “Nave senza nocchiero in gran tempesta”

  1. Thomas ha detto:

    Ho un pò di dubbi a proposito. Innanzitutto vorrei capire se si tartta di una unica organizzazione centrale un solo ROD center)o se un qualche collegamento con le università sarebbe cmq garantito. Il problema della ricerca applicata è che le tipologie di brevetto e di scoperte variano molto da settore economico, e che spesso una buona idea nata in un contesto industriale si dimostra invece totalmente inutile in quello di partenza ma estremamente utile in altri settori. Io credo che il vero problema sia la mancanza di supporto finanziario alle idee possibilmente vincenti. Se noi osserviamo gli ultimi sviluppi teconologici, ci accorgiamo che sempre più spesso provengono da start-up che nulla hanno a che fare con le industrie esistenti. In molti paesi una adeguata fonte di finanziamento avviene per mezzo di venture-capital che almeno nella fase iniziale dello svilupppo dell’idea in prodotto (la più rischiosa) affiancano gli sviluppaotri apportando capitale e organizzazione manageriale. Rimango scettico nell’utilizzo di società pubbliche, spesso il tutto si risolve in uno sperpero di soldi (a pioggia in tutti i progetti e non ai più interessanti). Così come nell’idea che le aziende apbbiano poi davvero l’incentivo di richiedere il supposrto dei centri di ricerca, dato che gli investimenti sono spesso firm-specific (le aziende vorrebbero perciò tutelarsi dalla potenziale “copiatura” delle idee o internazlizzando il servizio, o con strumenti organizzativ ad hoc). Secondo me è nella riforma delle università che bisognerebbe puntare di più, in Inghilterra per esempio esiste un servizio o interno alle stesse università o fornito dal mercato (venture capital compreso) che si occupa di tutti i disbrighi burocratici per fare ottenere brevetti ai propri ricercatori. Ovviamente nel panorama delle università italiane sarebbe inapplicabile, ma se queste diventasssero davvero centri di eccellenza e non luoghi di mercimonio di potere personale di vecchi dinosauri dell’insegnamento tutto questo cambierebbe.

  2. Filippo Zuliani ha detto:

    Thomas, ottimo intervento. Hai lo spirito giusto 🙂
    il problema pero’ a monte dei venture capital e dello start-up di nuove aziende e l’accesso al credito. In Italia l’accesso al credito e’ possibile solo a chi gia’ possiede capitali, la potenzialita’ e il rischio di idee fruttuose manco sono considerate. Ben difficilmente vedrai start-up sulla base del potenziale di un’idea.
    O si trova un sistema di accesso al credito, oppure dobbiamo trovare una maniera furba di circumnavigare il problema, anche nel caso l’Universita’ divenisse un luogo d’eccellenza.

  3. Thomas ha detto:

    Filippo

    concordo pienamente. Anche se non mi sembra la sezione giusta per discutere di questo io propongo sommessamente una basilare riforma del sistema finanziario:

    -BASTA con partecipazioni incrociate (aziende industriali che siedono nel consiglio di amministrazione delle banche creano conflitto di interessi con chi ha idee nuove)
    -BASTA con le scatole cinesi (o al massimo che ci rinchiudano in una scatola, penseremo noi a spedirla in Cina :))). Diversi mezzi normativi potrebbero essere studiati ma la leva fiscale rimane la migliore secondo me.

    -Divieto di cumulo di cariche (si interseca col punto 1).

    Thomas

  4. Filippo Zuliani ha detto:

    quel che dici e’ sacrosanto, Thomas.

    Pero’ bisogna essere pragmatici in vita, senno’ finiamo per giocare al gioco del facciamo che senza concludere nulla.
    torniamo al problema della ricerca applicata e dello start-up delle idee.

    Partiamo da un punto che per ora consideriamo fisso ed inattaccabile: in Italia l’accesso al credito e’ meschino. Lo start-up sulla base di idee brillanti non c’e’. Ragioniamo partendo da qui per risolvere il problema. Proprio per questo fatto io avevo proposto ROD e non un sistema basato sull’Universita’, anche se dovesse essere meritocratica.

    Se domani le regole dovessero cambiare, cambieremo anche noi. Ma oggi le regole sono queste e dobbiam giocare con esse.

  5. Thomas ha detto:

    Filippo,

    concordo che il sistema è quello che è, per quello credo che una visone organica (riforme concomitanti in più aree) sia da preferire ad un sistema disorganico. Non ho esperienza diretta, sai se qualche altro paese ha approntato un Rod? Vorrei sapere per giudicare come funziona o meno, altrimenti anche in questo caso rimaniamo nell’astratto…

  6. Filippo Zuliani ha detto:

    In Germania hanno il Frauhnopher Institute (quello che ha inventato gli mp3 per intenderci) e in Olanda hanno il TNO che funziona in maniera similare.

  7. Thomas ha detto:

    http://www.tno.nl/downloads/TNO%20Strategy_2007_2010_summary_uk.pdf

    Questo link a TNo è interessante. Vedo che sono focalizzati sulle small enterprises, e che agiscono come “rete di conoscenza). Sono finanziati per il 30% dei ricavi con fondi pubblici. Parrebbe una bella iniziativa, ma proprio perché di sapere di “rete” si tratta credo che un collegamento con univerità e altri enti di ricerca (CNR per esempio) sia fondamentale per la riuscita del progetto. Cqm mi rimane acnora qualche perplessità sapendo come gli enti pubblici in Italia vengono gestiti.

  8. Filippo Zuliani ha detto:

    Thomas,

    In Italia c’e’ l’Italian Institute of Techonology di Genova che sta cercando di fare la stessa cosa. Gli e’ che le aree tematiche scelte (robotica umanoide, drug design e neuroscienze) non mi paiono adattissime all’economia del belpaese. C’e’ anche la sezione nanobiotecnologie, ma quando clicki per dettagli ti rimanda alla piantina dell’edificio (sic!). E non credo facciano problem solving (che sarebbe utilissimo) ma solo ricerca.

    Conosco come lavora la TNO (l’ho visitata abbondantemente di persona e ho tratto spunto proprio da li’). La quota dello stato e’ del 30% ma la vogliono ridurre e ora il centro deve puntare sui brevetti. I brevetti rimangono al centro stesso, che cosi’ funge anche da “rete di conoscenza”. Il centro infatti non attende che la aziende bussino alla loro porta, ma va anche spontaneamente a proporre alle aziende strategie a medio lungo termine. Ad es. va dall’azienda X che fa mute da sub e chiede se sono disponibili ad allargare il business. La risposta dell’aziende e’ si’ ma a patto che mi forniate un nuovo materiali idrofilo migliore degli altri. Copertura assicurata ma devi sapere tirar fuori dal cilindro questo nuovo materiale. E qui ti va di lusso avere “in cassa” tutta la conoscenza dei brevetti precedenti. In un’organizzazione a matrice del centro, il lusso di cui sopra e’ centuplicato.

    Indubitabilmente servono connessioni con l’Universita’ come dici tu. Allo stato attuale delle cose pero’ non funzionerebbe, dato che la politica di investimento della ricerca universitaria molto spesso si basa sul prendi i soldi e scappa, mi dai il finanziamento e poi chi s’e’ visto s’e’ visto. Se l’Universita’ divenisse meritocratica (come da ottalogo da me proposto) allora il collagamento sarebbe proficuo, altrimenti meglio lasciar perdere.

  9. carcamanno ha detto:

    Filippo, che ne pensi di questo progetto?

  10. Filippo Zuliani ha detto:

    carcamanno, non lo conoscevo. A prima vista par interessante. Ne leggo i dettagli, mi informo e ti so dire. Grazie per l’interessante segnalazione.

  11. carcamanno ha detto:

    L’ho visto per caso. Mi e’ arrivata una email alla casella dell’universita’ (sono studente a tempo perso) dove parlava di questa cosa e di un seminario del costo di 900 euri (allego un estratto, se vuoi tutto fammi sapere una email dove spedirtelo)
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    Un workshop per ricercatori e ricercatrici. Obiettivo: capire quando un’idea è una buona idea per attivare applicazioni e raggiungere il mercato. Ma non solo…

    Italian Applications (www.italianapplications.com) – progetto che vede la partnership di Hublab e di Nòva, l’inserto di scienza de Il Sole24Ore – organizza, in collaborazione con la rete di incubatori e analisti dell’Università e dei centri di ricerca di Cambridge (UK), coordinati dal Centre for Entrepreneurial Learning, un seminario volto a fornire agli operatori della scienza gli strumenti fondamentali per valutare il potenziale commerciale di una tecnologia emergente. Il seminario propone inoltre una panoramica approfondita sulle fonti di finanziamento privato, di quello pubblico in ambito europeo, con una proiezione sulla realtà italiana.

    La quota di partecipazione al seminario è di € 900.

    Il seminario si terrà l’10 ottobre 2007 presso la sede del Sole 24 Ore, a Milano.