Età fra i 35 e i 55, ovvero esperienza alle spalle ma ancora molti anni di
lavoro davanti. Ecco, credo che l’Europa debba guardare a queste fasce di
cittadini con un occhio diverso. Fondi per la formazione ve ne sono, ma non
di rado è una formazione mal spesa.
Penso invece che l’Italia potrebbe farsi promotrice di un piano che
chiamerei “Erasmus degli anta”, rivolto a chi in età compresa tra i 35 e i
55 cambia lavoro o prende un periodo di aspettativa di almeno sei mesi e
desidera fare un’esperienza in un altro paese dell’Unione. L’aspettativa per
i dipendenti andrebbe concordata con l’azienda, che comunque sarebbe tenuta
a concederla entro un certo periodo da definire. L’impresa europea che
accoglie il lavoratore, invece, dovrebbe coprire il versamento dei
contributi assicurativi e previdenziali del paese d’origine. L’Unione
europea provvede al sostegno economico di base, con agevolazioni per
l’alloggio, più o meno come accade per l’Erasmus degli studenti
universitari. Certo, è un progetto da discutre con la Commissione di
Bruxelles, ma che darebbe, credo, un segnale forte a una fascia importante
di cittadini europei.