Mentre la politica si arrabatta nelle sue miserie e, ieri, con un ennesimo sfregio alle donne, è riuscita a fornirci uno spettacolo davvero indecoroso, c’è chi non si dimentica del passato. Per cancellarlo, naturalmente. L’archiviazione della terza inchiesta sulla morte di Pasolini è cosa fatta. L’inchiesta, aperta per le nuove dichiarazioni di Pino Pelosi, non s’ha da fare. “Erano un gruppo, lo hanno picchiato, a terra, per più di quaranta minuti: “fetuso, arruso, sporco comunista” gli gridavano”. Chi fossero, chi li avesse mandati, a questo punto non lo sapremo mai. So che il Comune di Roma intende presentarsi come parte civile. Io come cittadino sono disponibile a farlo a mia volta. La morte di un poeta, di uno degli spiriti più liberi e scomodi del nostro tempo, non può essere archiviata. Su quanto è accaduto nessuno ha detto nulla. Un silenzio davvero di tomba. L’unico che ne ha scritto è stato un altro poeta, Giannni D’Elia, ieri, su Liberazione. A lui un grazie e un abbraccio in pubblico.
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Ivan Scalfarotto
Sottosegretario di Stato al Ministero dell'Interno nel Governo Draghi. Deputato di Italia Viva. Mi occupo di democrazia, di diritti e libertà, di enti locali, impresa e affari internazionali.
Ho fondato Parks - Liberi e Uguali.