C’e’ un articolo assai curioso oggi su Repubblica. Parla di un libro pubblicato a Londra sulle parole che ogni lingua crea e che sono intraducibili in altre lingue. Il titolo del libro è “The meaning of tingo” dove tingo è una parola dell’Isola di Pasqua che indica l’azione di “prendere in prestito cose dalla casa di un amico, una a una, sino a quando non gli resta niente”. Chissà se hanno una parola per il bastardo che ti vuole fare tingo e per quelli che in presenza di amici patiti del tingo non li fermano per tempo con le buone o, soprattutto, con le cattive. Sempre nell’Isola di Pasqua, però, hanno “mata ego” che sono gli occhi che rivelano che si è pianto da poco. Che, appunto, accade a quasi tutti quelli che gli hanno fatto tingo da poco. “Mata ego?” “Tingo!” (Tipica conversazione dell’Isola di Pasqua)
Ci sono altre belle parole in questo libro. Per esempio “karelu” che in indiano tulu sta a dire “segno lasciato sulla pelle da un indumento troppo stretto”. Non so perché ma secondo me gli indiani tulu si riferiscono in particolare allo slippino. Un boxer karelu non so, ma proprio non me lo vedo. Poi mi è pure piaciuta la parola “iktsuarpok” che in Siberia sta a dire “andare a vedere fuori se la persona attesa arriva”. Ora si capisce che, date le temperature, il siberiano medio non ami particolarmente andare fuori a vedere se la persona attesa stia arrivando, e quindi – ma nell’articolo non è specificato – in realtà “iktsuarpok” è una parola socialmente inadatta che i ragazzini rivolgono tra sé e sé alla prof. dopo aver preso 3 in matematica. La mia teoria è confermata da un sommario esame fonetico del suono: iktsuarpok!
Per l’Italiano hanno segnalato “pomicione” (“uomo che sfrutta ogni occasione per uno stretto contatto con una donna”). Io avrei un’altra proposta, nata dai miei tre anni di vita all’estero. Per la nostra lingua l’espressione intraducibile per eccellenza è “fare bella (o brutta) figura”. Fammi fare bella figura!… Cavoli, ho fatto una bruttissima figura… Che figuraccia!…. Come si traducono in inglese? Il punto è che, almeno agli inglesi, di fare una bella figura o una brutta figura nulla gliene cale. A me pare invece una nostra ossessione nazionale: che in qualche modo forse giustifica anche perché i pullover di Missoni e le cravatte di Ferragamo le facciamo noi e non le fanno a Birmingham.