Ventidue minuti di agonia dopo l’iniezione letale, il respiro sempre più lento, poi, alle 00:35 ora locale (le 9:35 in Italia) è arrivato il momento della morte per Stanley ‘Tookie’ Williams, l’uomo accusato di aver ucciso quattro persone nel 1979, e giustiziato oggi nel carcere di San Quentin, 30 chilometri a nord di San Francisco.
A nulla sono valse le domande di clemenza, la mobilitazione degli attivisti per i diritti umani in patria e all’estero. Le ultime speranze di salvezza per quest’uomo di colore di 51 anni, ex capo di una gang di strada, divenuto poi simbolo della battaglia contro le violenze giovanili, erano svanite ieri quando il governatore della California Arnold Schwarzenegger gli aveva negato la grazia e quando la Corte Suprema ha respinto il suo ultimo appello.
In prigione, l’ex leader della temibile banda dei Crips ha rinnegato il suo passato violento, ha scritto libri per bambini ed è anche stato proposto per il Nobel per la pace.
(Fonte: Repubblica.it)
“Tookie” Williams è, forse, l’ennesima vittima di quella cultura “teocon” che ha donato alla politica estera statunitense il concetto di Impero del Bene contrapposto al Male assoluto dei regimi considerati conniventi con il terrorismo. E se il male è assoluto, e non storico, umano, carnale, non c’è spazio per alcun travagliato percorso di ravvedimento, per alcuna sofferta riconquista dell’umano. C’è spazio solo per una pena ugualmente assoluta, implacabile e cieca. E oggi forse migliaia di ragazzi afroamericani, che avevano abbandonato le gangs giovanili ispirati dal suo percorso e dal suo messaggio, si sentiranno purtroppo ancora un po’ meno figli della loro nazione.
Gabriella Stanchina