Il filo delle libertà e della laicità terrà insieme le due manifestazioni nazionali fissate per sabato 14 gennaio. A Milano, quella delle donne autorganizzate per la difesa della legge 194 e per la libertà femminile. A Roma, «Tutti in Pacs», promossa da Arcigay e Arcilesbica. «La sovrapposizione di date non diventi un ostacolo, ma sia un’opportunità», dice il presidente di Arcigay Sergio Lo Giudice che lancia un appello a costruire «un ponte» tra i due appuntamenti «per le libertà civili, la laicità dello Stato, l’autodeterminazione di donne e uomini». Sono i valori che stanno dietro entrambe le iniziative, «oggi messi a rischio dall’aggressività teo-con delle destre, dalle ingerenze vaticane e dalla debolezza del centrosinistra sul piano della laicità delle istituzioni repubblicane». L’appello di Arcigay incrocia l’ordine del giorno approvato domenica sera dalle donne, di nuovo tantissime dopo l’exploit del 29 novembre, alla Camera del lavoro di Milano. L’assemblea ha confermato la data del 14 gennaio con l’impegno di «far dialogare le due piazze».
Il linguaggio un po’ ufficiale dice di una difficoltà che ha pesato sull’assemblea milanese, togliendo spazio all’approfondimento e spontaneità agli interventi. Le diessine, ancora più di Arcilesbica, insistevano per far slittare di una settimana la manifestazione sull’aborto (e molto altro). Analogo suggerimento veniva da Bologna, ma non dalle assemblee svoltesi lo scorso fine settimana in una ventina di città. La data del 14 gennaio è stata tenuta ferma non per puntiglio, ma per autonoma baldanza, per l’urgenza di donne di generazioni diverse d’essere visibili insieme, per rompere la gabbia di una politica che le considera soggetti o da colpevolizzare o da tutelare.
Questi alcuni spunti a favore delle due manifestazioni in contemporanea. Lea Melandri: «Sono contro le specializzazioni. Farle in due date diverse ci farebbe regredire negli specialismi». Nerina Benuzzi (Cgil Milano): «Pensare in piccolo, riproporre vecchi schemi, non ci aiuta». Giovanna Capelli (Forum delle donne di Rifondazione): «E’ successo qualcosa di grande e dobbiamo rispondere a un’attesa. Non cerchiamo alleanze, ma soggetti con cui dialogare. Due piazze sono una ricchezza, non un farsi ombra». Marina Cosi (giornalista): «Il 14 gennaio è già tardi. Chiediamo l’impegno di tutte le redazioni, colleghi compresi, perché risalti il nesso tra le manifestazioni di Roma e Milano». Nicoletta Gandus, magistrato, porta l’adesione di Magistratura democratica e aggiunge: «Il mio cuore dice che le manifestazioni insieme stanno benessimo». «Ma il mio corpo non potrà essere contemporaneamente nello stesso giorno in due posti diversi», obietta Lucia Giansiracusa di Arcilesbica. Assunta Sarlo: «Credo all’intelligenza collettiva, quindi a un dialogo tra le le due piazze».
Il «dibattito» sulla data ha tolto spazio alle valutazioni sulle «molestie vaticane», sui progetti di legge per far presidiare i consultori dai «paladini della vita» (finalità dichiarata della pretestuosa commissione d’indagine sull’applicazione della legge 194), sulla guerra alla pillola RU486 portata avanti da Storace (il ministro, in missione in Lombardia, ha trovato in Formigoni uno scontato alleato).
La Cgil nazionale ieri ha approvato un ordine del giorno a difesa della legge 194, per il rilancio dei consultori, contro «qualsiasi ingerenza esterna, pressione e intrusione del governo nelle scelte che riguardano la sessualità, la procreazione libera e consapevole, la tutela della salute delle donne». Di qui l’adesione e il sostegno alla manifestazione del 14 gennaio a Milano. Per informazioni, ricordiamo il sito www.usciamodalsilenzio.org.
(Fonte: il Manifesto, 20 dicembre 2005)