Nel suo lungo percorso verso TORINO 2006 la fiaccola olimpica ha avuto ad Oristano come tedoforo Mario Brandas, un non vedente già Presidente della locale Sezione Provinciale UIC, che, fra due ali di folla entusiasta, dopo aver atleticamente percorso la sua frazione ha passato il “testimone” ad un atleta normodotato quale tangibile testimonianza della indissolubilità dello spirito olimpico e paraolimpico.
(Fonte: Il Corriere dei ciechi, 22 dicembre 2005)
Mi sia concesso un ricordo personale. Quando ero bambina mi arrampicavo sulle ginocchia di mio padre e passavo ore ad ammirare estasiata le sue mani che si muovevano rapide sui caratteri in rilievo del libro che stava leggendo. E’ forse al mistero di quei caratteri braille per me indecifrabili che devo la mia fascinazione per la scrittura, e al costante lavoro di traduzione delle immagini del mondo in parole che mia madre e io compivamo per lui durante le nostre passeggiate in montagna (dove io e mia madre talvolta ci smarrivamo incantate dal paesaggio e lui, con il suo infallibile orientamento mnemonico, ci riportava sul giusto sentiero). Non ho mai pensato a mio padre come a un cieco. Lo era per le persone esterne, ma come poteva esserlo per me, che lo vedevo compiere ogni lavoro con orgogliosa autonomia e dedizione? Ma so che molte persone, ancora, sono in imbarazzo di fronte a un non vedente. Non conoscono l’estensione della sua libertà e delle sue possibilità. Temono l’ombra che sembra avvolgerlo, rievocano il terrore ancestrale del buio (i non vedenti in realtà non “vedono” buio. Semplicemente, ma le cose semplici sono le più ardue da spiegare, non vedono). Allora permettetemi di aprire uno squarcio su questo mondo, per chi volesse comprendere e approfondire.
I non vedenti italiani sono rappresentati dall’UIC,l’Unione Italiana Ciechi, che ha conquistato con numerose battaglie parlamentari, importanti diritti per i non vedenti, dall’assegno di accompagnamento all’accesso facilitato al mondo del lavoro, ai contributi finanziari per l’acquisto delle tecnologie necessarie a rendere un cieco pienamente autonomo e inserito nella vita sociale. L’UIC gestisce alcune importanti istituzioni, come la Biblioteca per ciechi di Monza e il Centro nazionale del Libro Parlato (che ha un catalogo di 11.000 titoli su musicassette e CD). Esiste anche, con 7.000 titoli, l’Associazione del Libro Parlato Lions per i Ciechi. Molte riviste sono ormai disponibili su cassetta. Ricordo ancora quando gli audiolibri arrivavano a casa in prestito gratuito: avrebbero allietato molti pomeriggi per mio padre, che era un appassionato lettore.
Oggi il computer offre straordinarie potenzialità per i non vedenti: è possibile leggere quotidiani online, e-books, libri appena acquistati e passati allo scanner, viaggiare su Internet e visitare i siti, purché non siano carichi di immagini o graficamente troppo elaborati. E’ sufficiente un software in grado di decifrare i testi e leggerli o traslitterarli su un’apposita barra elettronica braille.
Un amico e fedele compagno per molti non vedenti, e fonte di preziosa autonomia negli spostamenti, specialmente per coloro che vivono da soli, è il cane guida. Mio padre da giovane ne ebbe due, e ancora ricordava con gratitudine un episodio in cui la fedele Mila gli salvò la vita. I cani guida sono generalmente femmine, di razza Pastore tedesco, Labrador o Golden Retriever e vengono allevati e addestrati presso alcune scuole. Le maggiori sono la Scuola Nazionale cani guida di Scandicci e il Centro addestramento cani guida di Limbiate. Un buon cane guida deve sapersi muovere nel traffico cittadino, comprendere il funzionamento dei semafori, trovare le fermate dei mezzi pubblici, memorizzare i principali percorsi di vita e di lavoro del suo amico non vedente.
Il miglior libro che ho mai letto sulla cecità, e che consiglio a tutti, trattandosi di una storia vera e di una testimonianza in prima persona è “La mia strada porta in Tibet” di Sabriye Tenberken (ed. Tea). E’ l’autobiografia di una giovane tedesca non vedente laureata in tibetologia, che parte da sola per il Tibet con il proposito di aprire la prima scuola per bambini ciechi a Lhasa. Utile per liberarsi di molti pietismi. Tutti i non vedenti che ho conosciuto erano persone determinate e orgogliose della loro autonomia conquistata. Forse è destino dell’uomo poter godere solo di ciò che ci siamo guadagnati lottando. Ma a volte bastano piccole insensibilità ed egoismi quotidiani, come parcheggiare un’automobile occupando l’intero marciapiede, per mettere in discussione le libertà elementari di chi è diverso da noi, cominciando dalla libertà di muoversi con agio nel mondo. Come diceva un geniale slogan di una campagna pubblicitaria dell’UIC, “I non vedenti vivrebbero molto meglio, se non vivessero in un mondo di ciechi.”
Gabriella Stanchina