“La sfiducia, quando stagna così densa, può indurre a votare chiudendo gli occhi. E turandosi il naso”. Questo non lo abbiamo scritto noi durante la campagna elettorale per le primarie, lo ha scritto Ilvo Diamanti. Ieri. “La politica non ha più progetti, si fa divorare dagli affari. La sinistra deve costruire un’identità più netta. L’idea del partito democratico. Ma che spaventoso ritardo”. Questo invece lo scrive Massimo Cacciari. Ieri. Io li condivido, parola per parola. Ma se non vogliamo che questi rimangano esercizi accademici, pensieri a margine di eventi traumatici. Se non ci accontentiamo che la ragione prevalga solo tra le righe, dobbiamo agire. Bisogna colmare quel ritardo, bisogna cominciare a fare.
E’ per questo che oggi (da ieri è trascorso già un giorno) voglio lanciare un appello che richiami al fare le tante forze che, in questi mesi, hanno auspicato la nascita di un partito di tutti, in cui fondere le identità di ognuno. In cui valorizzare le ricchezze, le diversità, l’esperienza, e dare spazio, molto spazio, alle novità, ai giovani, alle donne. La chimera dell’unità – mai parola fu più inflazionata, vilipesa e sperperata a sinistra – oggi ha la possibilità concreta di realizzarsi. Facciamo il Partito Democratico. Ce lo chiede il popolo delle primarie. Ce lo chiedono le persone che non sanno più dove guardare per trovare un riferimento. Ce lo chiede il buonsenso. E, probabilmente, la Storia.