23 Gennaio 2006

Generazione di fenomeni

Diario

Sento fare i nomi dei possibili candidati alle elezioni politiche. Nomi di giovani di belle speranze quali Ciriaco De Mita, Gerardo Bianco, Nicola Mancino pare saranno certamente candidati (ed eletti, grazie alle liste bloccate) dalla Margherita. Mentre l’Italia rosicchia la poca ciccia che è rimasta attaccata sull’osso i settantenni monopolizzano la partita.
Scusate se sbotto, ma non c’è nulla da fare: la mia generazione non ha veramente le palle. Ma è mai possibile che non ci sia uno, dico uno, dei miei coetanei, uno qualsiasi dei pochissimi che sono riusciti a farsi largo nella foresta pietrificata, che abbia il coraggio e – diciamolo – la dignità di rinunciare al suo seggio sicuro per mettersi alla testa di una lista di giovani, tra i trenta e quarantacinque anni, con un programma semplice semplice, di pochi punti? Partito democratico, sostegno a Prodi, modernizzazione del paese. Se andasse bene avremmo fatto qualcosa di di significativo per salvare l’Italia dal baratro, se andasse male questa brillante persona potrebbe comunque passare il suo tempo guadagnandosi da vivere in modo dignitoso.
Sempre meglio che dover dire grazie a chi concederà loro un seggio in cambio della loro acquiescenza, del loro silenzio e della loro coscienza.

20 risposte a “Generazione di fenomeni”

  1. roberto ha detto:

    Di sicuro i servizi sono importantissimi per una vera vacanza: sono 3 anni che vado al mare in Abruzzo, un posto abbastanza brutto, ma ho trovato un albergo con un servizio eccezionale e ci tornerò sempre fino a quando avrò i bambini piccoli e fino a quando non riuscirò a fare a meno di quei servizi.
    Sembra che in Italia ci si adagi sul prodotto, quello che abbiamo da offrire unico al mondo (mare, città, paesaggi) e ci si dimentica che un turista ci deve arrivare e starci comodamente in questi paradisi, altrimenti che vacanza è?

  2. carcamanno ha detto:

    Aggiungerei un capitolo a parte per la comunicazione.
    Non dimentichiamoci dello scandalo del web site del ministero con il logo che sembrava un cetriolo e costato milioni di euro.
    E nemmeno che in molti casi il nostro paese e’ ancora vittima di luoghi comuni, a volte pure veri, di paese di furbi e truffatori. Spesso la nostra offerta non e’ poi cosi’ carente ma soffre di complesso di inferiorita’.

  3. lucio ha detto:

    @ carcamanno
    il paragrafino sul coordinamento intendeva proprio quello. l’ho chiamata promozione invece che comunicazione ma l’obiettivo deve essere di sicuro di tipo comunicativo. non intendevo certo di far del dirigismo sulle tariffe, anche se servirebbe pure quello…
    il web site del ministero è proprio http://www.italia.it

  4. Filippo ha detto:

    aggiungo qualche dettaglio:

    molti alberghi o campeggi non accettano carte di credito (basta attraversare la frontiera francese e veDere come miracolosamente quasi tutti la accettano. Che succede invece in italia?);

    dal punto di vista dell’alloggio c’e´meno offerta, non tanta quanto in Francia, dove vi e’ offerta che varia nei prezzi (in italia pochi e cari), in Italia assicuro che la scelta da questo punto di vista e`inferiore alla Francia ed alla Spagna

    sono alti prezzi. dormire a Madrid, Lisbona, Bruxelles, Parigi costa meno che dormire a Roma od a Milano (molto caro)

    ci sono pochi ostelli. A Roma esiste solo un ostello ufficciale. Solo uno! Di nuovo a Bruxelles, Madrid, Parigi, Londra, ecc. ce ne sono di piu’.
    e’ piu’ ufficiale trovare alloggio a buon mercato di buona qualita’ nelle altre capitali. chi si e’ occupato degli ostelli. perche’ scarseggiano nelle grandi citta’?

    l’italia nonostante la scarsa offerta fino al 2001 aveva un vantaggio era poco cara. il cambio, la svalutattissima lira, la rendevano economica per il turista straniero. col passaggio all’euro, o meglio, vcon la `pessima gestione del passaggio all’euro del precedente governo scaricabarili (tutta colpa degli altri! = anche se va dettol’attitudine “scaricabarili” e’ un tratto comune dei governi italiani).

    francesi, tedeschi, belgi si trovano un paese piu’ caro della francia, con meno servizi: chi glielo fa fare? meglio andare a Parigi…..

    e’ triste, e’ duro da ammettere. ma e’ cosi’. basta chiedere agli stranieri.

  5. corrado ha detto:

    La catena Accor Hotel ha in Francia, Spagna ecc. varie tipologie di alberghi, da quelli lussuosi fino ai motel Formule1, che costano meno di un posto tenda in un campeggio italiano e sono pulitissimi. In Italia ha solo le tipologie di alberghi di lusso.

    Questo per dire che, davvero, qui c’è qualcosa che non va…

  6. Paolo ha detto:

    Sono completamente d’accordo con l’analisi di Lucio Scarpa, ma credo che il fattore economico non sia cosi’ rilevante. Lavoro nel turismo in Inghilterra e non e’ vero che Londra o Parigi sono meno care di Milano o Roma. La differenza e’ nella qualita’ e nella varieta’ dell’offerta, gli alberghi famigliari con tanta tradizione e pochi servizi, i ristoranti carucci, i bar vagamente ostili per chi non parla la lingua, i locali per turisti cari e mediocri, i centri congressi vecchiotti e le mille fiere che servono piu’ per dare lavoro ai dipendenti che a offire servizi, tanti musei vecchi e spesso chiusi, troppe piccole manifestazioni promosse male e gestite peggio, l’inquinamento e gli ecomostri, le ferrovie sporche e lente e gli areoporti vecchi e disorganizzati (Heathrow e’ terribile ma Malpensa o Bergamo mi lasciano sempre senza parole)
    Ma credo che in assoluto l’aspetto peggiore sia la qualita’ e la quantita’ dei servizi offerti – mi sembra che in Italia molto sia ancora fermo a 20 anni fa e ‘gli stranieri’ siano spesso visti solo come polli da spennare, che tanto non capiscono e chi li rivede piu….
    E davvero non credo che il logo del ministero faccia tanta differenza in una situazione come questa

  7. BlackSail ha detto:

    In Italia, e in special modo in Liguria, si è risposto alla crisi nelle presenze con l’aumento dei prezzi per mantenere invariato il margine degli albergatori. Politica suicida che ha portato alla chiusura di molti alberghi, alla loro trasformazione in minialloggi in mano alla speculazione immobiliare. Senza offerta alberghiera diventa difficile fare turismo.
    E se non bastasse la peculiarità del nostro paesaggio è messa a dura prova con la costruzione di un numero spropositato di piccoli porti turistici, con annessi residence, parcheggi e cemento ovunque sulla costa.
    La conseguenza la si può osservare nelle città del ponente ligure: migliaia di doppie case, chiuse per 11 mesi l’anno, immensi dormitori che espellono i residenti per l’alto costo delle case, ma che rimpinguano le casse delle amministrazioni, che si finanziano con l’ici sulle seconde case e gli oneri di urbanizzazione.
    Il paradosso lo si potrà osservare a Bordighera, dove tra un anno sarà finalmente esposta una tra le più importanti collezioni private italiane, la collezione Terruzzi, ma il casello autostradale non è transitabile dai turisti in pullman e l’aeroporto più vicino è in Francia, a Nizza, in costa azzurra; nostri diretti concorrenti.

    Un altro appunto non secondario è la quasi totale mancanza di collegamenti wifi negli alberghi e nelle città turistiche. Se poi vogliamo restare in rete, le informazioni obsolete dei nostri maggiori portali turistici che offrono alberghi ormai demoliti e imprecisioni nella descrizione delle località turistiche.

    Un disastro se non si cambia registro.

  8. Piergiorgio ha detto:

    Intanto basta con la fraseologia stereotipata tipo “…che il mondo ci invidia”.
    Arte? Francia o Spagna o Gran Bretagna o Germania, tanto per esemplificare, non hanno certo meno castelli, chiese, palazzi, monumenti e quant’altro dell’Italia. Anzi! E mentre al Prado si può ammirare la maggiore collezione al mondo (per quantità e qualità) di Tiziano, al Louvre di Leonardo, e alla National di Londra la maggiore di pittura ferrarese del ‘400 o di Crivelli e via dicendo, in Italia a stento puoi trovare un Van Eyck o un Velasquez o un Poussin o un Bosh. Non parliamo poi dell’arte moderna e di quella contemporanea!!
    Insomma in Italia si può vedere quasi solo arte italiana e nemmeno in questa, spesso, ad un livello superiore a quello offerto dalle più importanti collezioni straniere.
    Intanto tutti i giorni un giornalismo superficiale e ignorante, pigramente adagiato sui luoghi comuni, ripete i soliti logori leit motiv sulle ricchezze artistiche dell’Italia.
    Natura? Abito a Brescia e percorrendo le strade della Lombardia mi sorprendo sempre di quanto sia brutta la vista ovunque: capannoni, centri commerciali, capannoni…per centinaia di kilometri.
    Vogliamo parlare del degrado delle coste?
    Della vista dalla Valle dei Templi? Dei dintorni di Napoli?
    Certo poi, per fortuna, ci sono anche posti ancora belli, ma anche qua sarebbe meglio meno enfasi: il mare della Sardegna o della Puglia può essere talvolta meraviglioso, ma non lo è meno quello di Formentera o Minorca o di alcune isole Greche.
    Non lo dico per esterofilia o per cinismo, ma solo perchè penso che uno dei mali più inveterati degli italiani sia la retorica. E in questo campo, da anni si spreca a piene mani. Invece occorre intanto partire un pò di sana umiltà e di sereno realismo. Solo così si capisce che non possiamo dormire su presunti allori (che magari gli altri, ci concedono volentieri, a parole, ben sapendo come stanno le cose in realtà) e che invece bisogna darsi da fare.

  9. Philippe ha detto:

    Bravo a Lucio che ha sollevato un tema importantissimo.
    Anche io, come Paolo, credo che il problema maggiore sia la qualita’, non il prezzo.
    Non mettiamoci come obiettivo quello di competere nel mondo low cost. Se vogliamo albergoni, discoteche, masse di giovani urlanti (cioe’ se vogliamo essere come la Spagna) facciamo un torto alla bellezza del nostro territorio.
    Punterei piuttosto al turismo elitario. Il mondo si va sempre piu’ riempiendo di nuovi ricchi (americani, russi, cinesi…). Inoltre, il mondo si va sempre piu’ riempiendo di vecchi (propensi a spendere i loro ultimi anni in un bel posto di mare).
    Conclusione pragmatica: puntiamo su queste due categorie, che spendono molto e sporcano poco.

  10. Sergio ha detto:

    Esatto: il Turismo orientato a cultura,paesaggio,tradizioni locali,Arte,storia ecc. è l’unica nostra “industria” non “delocalizzabile”, il nostro “petrolio” (con scorte inesauribili).Purtroppo l’approccio è inadeguato, se non autolesionista: vedi questa estate in Campania tra spazzatura,incendi,scippi, ecc.!

  11. lucio ha detto:

    @piergiorgio
    Se ti è sembrato che le mie considerazioni fossero del tipo “… tutto il mondo ci invidia”, se ho fatto capire questo vuol dire che non so scrivere…
    Non so d’accordo con te, l’Italia ha molti punti di forza rispetto al resto del mondo, ma se li sta giocando con il suo immobilismo e lo sfruttamento mordi e fuggi. Chiaro che se andiamo a cercare il meglio della Francia o della Spagna può competere tranquillamente con il meglio dell’Italia, ma come insieme di paese le potenzialità nostre sono superiori.
    In ogni caso non è importante decidere se siamo il paese più bello del mondo o il settimo più bello, il mio ragionamento è incentrato sul fatto che eravamo il terzo e ora siamo il quinto come numero di visitatori, e il nostro tasso di crescita è peggiore di quello di molti altri paesi.

    @ philippe
    Sono d’accordo sulla ricerca della qualità e sul turismo elitario, ma non come unica scelta.
    Io vivo a Venezia, una delle città più famose e desiderate del mondo. Quante persone la conoscono e vorrebbero visitarla? Un miliardo? Due miliardi? Non tutti ne hanno la possibilità ovviamente, ma ogni anno qui passano venti milioni di visitatori. Non si può impedire l’ingresso a chi si porta il panino da casa, è giusto che anche lui abbia l’opportunità di esaudire il suo sogno. Bisogna solo riuscire a farlo convivere con quell’altro turista che paga tremila euro per la sua suite in albergo…

  12. Augusto ha detto:

    mi scuso anticipatamente per la critica ma “l’idea” é di una genericità tale da risultare ingiudicabile. tutti sappiamo che le strutture sono inadeguate, i trasporti e le vie di comunicazione fatiscenti, i gestori esosi e impreparati, ecc..

    cosa fare ?
    scuole che formino e rendano “appetibile” ai giovani il settore, tassazione che inviti ad investire, a ristrutturare e migliorare i servizi, sistema museale fruibile ed integrato, demanio che si occupi delle spiagge e piani regolatori che rispettino l’ambiente senza eccessi ideologici “castranti”, ecc..

    in Italia gli Istituti Superiori per il Turismo sono, nella stragrande maggioranza, inutili e disastrati, pieni di ragazzi che non sono abbastanza bravi o “perbene” per fare classico e scientifico ma bisognosi di diploma per qualsiasi attività futura

    mettere attorno ad un tavolo imprenditori, politici ed esperti del settore per un piano decennale di sviluppo del settore che preveda investimenti e regole ma soprattutto scadenze e controlli rigidi.

    questo potrebbe essere l’inizio.

  13. lucio ha detto:

    @ augusto
    capisco le tue ragioni, io qualche indicazione più pratica sulla direzione in cui puntare ho provato a metterla, ma concordo che bisogna approfondire punto per punto.
    è un lavoro che va al di la del mio proposito che era solo di dare un spunto di riflessione.
    prendiamo l’esempio delle infrastrutture. io ho parlato di apertura degli aeroporti alle compagnie low cost, e avevo scritto ben prima della notizia di ryan e malpensa, come ho scritto della necessità di aumentare le metropolitane.
    sono indicazioni di rotta. per i piani dettagliati ci vogliono di sicuro altre forze.
    rielaborerò lo scritto anche in base ai commenti ricevuti o forse potrebbe diventare una nuova pagina del wiki se l’argomento turismo fosse considerato così rilevante.

  14. MAtteo Pistoletti ha detto:

    La vera domanda da porsi è come mai un paese dove una tra le prime cinque città annega da anni nei rifiuti (thanks a lot mr Bassolino!), dove ogni bizza del sindacato si trasforma in sciopero a sorpresa (magari in prossimità del week end), dove il turista è una preziosa qualità di pollo da spennare sia ancora meta di turismo.

  15. Augusto ha detto:

    mi scuso di nuovo ma “…apertura degli aeroporti alle compagnie low cost, e avevo scritto ben prima della notizia di ryan e malpensa, come ho scritto della necessità di aumentare le metropolitane…” sono delle non-soluzioni. che paghino poco per arrivare in Italia é un falso problema e soprattutto un business di altri (vedi Ryanair) bravissimi a farlo. noi preoccupiamoci che una volta in Italia i turisti ricevano servizi buoni a prezzi giusti. per fare le metropolitane ci vogliono decenni e miliardi di euro mentre per migliorare l’accoglienza bastano scuole migliori e personale preparato. una nuova normativa finanziaria è fondamentale ma Padoa Schioppa si preoccupa dei parametri europei e non dello sviluppo, mentre Francia e Germania sono “ripartite” ignorandoli. siamo nel medioevo economico e non possiamo aspettarci che siano questi “amministratori” a cambiarlo.

    saluti

  16. lucio ha detto:

    master e scuole specializzate per il turismo iniziano a nascere, saranno importanti ma non sufficienti.
    più che per gli addetti servirebbero scuole per gli imprenditori, io sono convinto che di fondo ci sia un problema di mentalità nel settore turistico, e il cambiamento richiederà moltissimo tempo.
    quello della formazione è un aspetto da aggiungere alle mie considerazioni, e non alternativo, e secondo me si lega molto con gli interventi sul costo del lavoro, bisogna rendere conveniente puntare su personale specializzato invece che su studenti che arrotondano, come capita oggi molto spesso

  17. lucio ha detto:

    un’altra considerazione che mi è nata da molti commenti. siamo tutti d’accordo che vada innanzitutto migliorata la qualità dei servizi, o il rapporto qualità/prezzo, ma non è una cosa che si può imporre per legge.
    servono una serie di interventi mirati che incentivino la ricerca della qualità più un lungo lavoro su infrastrutture e strategie di lungo periodo

  18. Piergiorgio ha detto:

    @lucio NO, no lucio scusami, il mio discorso non era rivolto alle tue considerazioni, naturalmente. La solita frase del “mondo che ci invidia” però la puoi trovare nella presentazione del tuo intervento sulla home page de iMille. E una certa enfasi, si intuiva qua e là, fra i commenti.
    In ogni modo semplicemente prendevo spunto dall’argomento per fare una polemica contro l’informazione (informazione?) di massa e la mentalità corrente.

    Se si riconosce, col dovuto realismo, che una buona parte del patrimonio ambientale e dello specifico fascino dell’Italia già l’abbiamo distrutto o consumato, allora finalmente impareremo a tenerci ben caro quello che è ancora rimasto e forse, ove possibile, a recuperare un poco di quello perduto.

    E se si affianca al giusto orgoglio per il nostro patrimonio culturale, la consapevolezza che quello di altri grandi paesi non ha proprio nulla da invidiarci (giusto per capovolgere la solita retorica), allora forse impareremo che non abbiamo rendite di posizione su cui campare, ma dobbiamo darci da fare. E magari tuteleremo e valorizzeremo meglio quello che ancora abbiamo.

    Del resto l’amore (e quindi la cura), in fatto di arte e cultura, nascono dalla conoscenza e dalla riflessione. L’enfasi e la retorica invece tanto gonfiano il petto momentaneamente, quanto sgonfiano l’attenzione e la reale, costante passione nel tempo.

  19. Fabio D'Andrea ha detto:

    Trovo anch’io che il post di Lucio sia un’ottima idea, perché solleva un problema annoso, del quale vorrei sottolineare le radici culturali profonde. Il discorso qualità vs quantità, servizi più o meno materiali (trasporti, informazione, correttezza, eventi, etc.), capacità di progettazione afferisce interamente, in ultima analisi, a un problema di mentalità. Più in particolare, a un’ottica vetero-industriale che non è mai stata in grado di apprezzare le peculiarità del paese – senza enfasi, ma uno dei più “dotati” al mondo da questo punto di vista :o) – perché incapace di inserirle in una rappresentazione dinamica e non ancorata a stereotipi. Uno dei punti prioritari, a mio avviso, accanto a misure pratiche, è la costruzione di una coscienza in senso lato ambientale che presenti il rapporto col turista non come il classico “mordi e fuggi” o come un’attività di scarso prestigio perché stagionale e non connessa alle ben più serie attività industriali, ma come una diversa professionalità anch’essa redditizia e funzionale al benessere del paese.

  20. l'altro filippo ha detto:

    @philippe: bacchetto philipphe e la sua uscita sul turismo low cost spagnolo. non so dove sia stato ma ricordo che gli ecomostri non sono una esclusiva spagnola: ti sei fattouna passeggiata sulle coste italiane? hai chiesto a nonni e genitori cos’era la riviera adriatica 40 anni fa?

    prima di cadere sui luoghi comuni é meglio pensarci sopra(peraltro i casermoni low coast oltre che nello stivale sono presenti in Francia, Belgio, Olanda, ecc)

    obiettivamente, per quanto uno si voglia ciecare, il problema del costo esiste. davvero! problema qualità prezzo. e non parlo dei casermoni di cemento di cui dice philippe: una pensione a madrid, un hotel a parigi costa di meno che a roma! come mai?

    ‘sta storia del prezzo mica me l’invento chiedetelo agli amici stranieri, ve lo diranno paro paro

    detto questo c’é un vero problema dell’offerta (la scandalosa scarsità di ostelli a Roma, caso unico per una capitale europea, su cui nessuno continua a dire nulla)

    ecco ditemi qualcosa sugli ostelli di roma….un mistero….