25 Gennaio 2006

Un'iniziativa liberale. Cosa ne dice il Cardinal Ruini?

Diario

Dunque. Un uomo certamente disperato. Per droga, perché non può lavorare, perché la miseria lo annichilisce o per altre ragioni che hanno a che fare con la normalità della nostra vita. Un giorno dà fuori di testa e decide di entrare in una gioielleria per rapinare. Mostra un’arma, urla minaccia e trema. Trema come la sua sventurata vittima. Recita un copione che ha visto in un film. Con ogni probabilità è davvero un poveretto, altrimenti non sarebbe lì. Per una volta ha deciso di passare dalla parte del potere affidandolo a un coltello, a una pistola, anche giocattolo. Ha deciso di essere prepotente. Ha deciso di violare la vita e la proprietà di un altro. Ecco, da oggi per legge, in Italia, ogni cittadino sotto minaccia, spaventato e legittimamente provvisto di porto d’armi può comminare la pena di morte a un suo simile che, come è facile immaginare, ha soprattutto il torto di essere stato meno fortunato di lui e di aver perso rabbiosamente la testa. Un cittadino perbene può diventare, in pochi secondi, giudice e boia con la certezza che, qualunque cosa accada, ne rimarrà impunito.
Secondo me c’è qualcosa che va oltre in questa nuova legge. Qualcosa che rompe uno steccato, un confine, un ambito nella legge e nel rapporto stesso tra gli esseri umani. Che sancisce che chi ha già più potere possa esercitarlo fino alle estreme conseguenze su un suo simile. Un orrore. Superato forse solo dai commenti che oggi l’accompagnano. Una legge civile, ha chiosato il ministro Castelli. Un’iniziativa liberale scrivono sul Foglio. Aspettiamo solo una parola definitiva e illuminante da quel maestro di vita che è il Cardinal Ruini.