27 Gennaio 2006

Povero lavoro

Attualità

Se i dati di Bankitalia su «I bilanci delle famiglie italiane nell’anno 2004» fossero stati diffusi ieri con alcune ore di anticipo sicuramente i binari della stazione di Bologna sarebbero ancora occupati dai metalmelmeccanici. E non solo da loro. L’indagine conferma che l’Italia spaccata in due: non solo tra Nord e Sud, ma soprattutto tra lavoratori autonomi e lavoratori dipendenti.
Premesso, scrive Bankitalia, che tra il 2002 e il 2004 i redditi familiari sono aumentati del 6,8 per cento in termini monetari e del 2,0 per cento in termini reali, «le famiglie con capofamiglia lavoratore indipendente hanno registrato incrementi dell’11,7 per cento in termini reali (…) mentre per quelle con capofamiglia lavoratore dipendente il reddito familiare segna una diminuzione del 2,1 per cento».
I lavoratori dipendenti (solo loro) sono diventati più poveri: i loro redditti non sono riusciti neppure a stare al passo dell’inflazione e l’incidenza della povertà è salita negli ultimi quattro anni per «gli individui con capofamiglia operaio o impiegato a basso reddito dal 5,9 al 7 per cento». Afferma ancora via Nazionale: «il periodo sembra essere stato caratterizzato da una dinamica redistributiva che ha modificato le posizioni relative dai vari gruppi sociodemografici».
Ma non è solo il reddito a fare la differenza. Dall’indagine emerge che «la ricchezza netta presenta una concentrazione maggiore di quella del reddito: il 10 per cento delle famiglie più ricche possiede il 43 per cento dell’intera ricchezza delle famiglie italiane». Di più: «si osserva una diminuzione della ricchezza relativa delle famiglie con capofamiglia operaio: dal 65 per cento della mediana nazionale nel 1995, la loro ricchezza scende a un livello del 33 per cento».
(Fonte: il Manifesto, 18 gennaio 2006)