1.Lo scandalo dei diplomi illegali: undici in manette a Palermo
Rilasciavano diplomi falsi: 11 arresti a Palermo. Quasi tutti presidi titolari e gestori di scuole private di Palermo e Caltanissetta. Le manette sono scattate per tutti all’alba di stamattina. Ora gli 11 destinatari dei provvedimenti di custodia cautelare sono agli arresti domiciliari, disposte dal giudice per le indagini preliminari, Pasqua Seminara. Nel giro dei diplomifici era coinvolto anche un “personaggio assai vicino ad ambienti mafiosi”, Nicolò Malfattore, “che rivestiva il primario ruolo di fornitore di documenti (diplomi, ndr) falsi ed, al contempo, di gestore di istituti da trasformare in bacini d’utenza per le esigenze del gruppo, nonché procacciatore di studenti da avviare al conseguimento dei titoli di studio falsi”, spiegano dal Comando provinciale dei carabinieri di Palermo.
Le indagini. Nel corso di tre anni di indagini, in collaborazione col Centro servizi amministrativi (l’ex provveditorato agli studi) di Palermo sarebbero stati sequestrati circa 150 titoli di studio contraffatti. “La particolarità di questa associazione a delinquere è che nella maggioranza dei casi gli studenti erano all’oscuro dei sistemi illegali adoperati per fargli ottenere il titolo di studio, tanto che pochi di costoro risultano indagati”. I docenti delle stesse scuole e delle commissioni esaminatrici sono risultati estranei ai fatti, solo in un caso è stata accertata la corruzione del presidente della commissione.
In generale ai ragazzi che erano stati bocciati agli esami di stato nel corso degli anni 2000/2001, 2001/2002 e 2002/2003 non veniva comunicato il risultato ufficiale dell’esame, bensì che erano stati promossi. Sono cadute nella trappola delle forze dell’ordine 7 istituti superiori privati – 6 a Palermo e uno di Caltanissetta – alcuni dei quali chiusi nel frattempo dal provveditorato di Palermo. Altri invece nel frattempo hanno ottenuto dalla Regione siciliana la parità scolastica.
Il caso più eclatante è quello dell’istituto No. Ve. Studi di Palermo chiuso nel mese di agosto 2004 per carenze relative all’edificio scolastico che ospitava la scuola: pochi mesi dopo negli stessi locali la Regione ha concesso la parità scolastica a un altro istituto della stessa tipologia.
Titoli in vendita. Dopo quello scoperto dalla Procura di Verona a giugno del 2004, si tratta dell’ennesimo caso che vede coinvolte scuole private disposte a vendere titoli di studio anche a chi non aveva la benché minima preparazione. Quelle che lo stesso ministro dell’Istruzione, Letizia Moratti, in occasione della relazione al Parlamento sullo stato di applicazione della legge sulla parità scolastica non ha esitato a definire “diplomifici”. Il tutto avviene, mentre una proposta del governo Berlusconi – che potrebbe introdurre un’altra tipologia di scuola privata (quella non paritaria) – ha scatenato la protesta della Flc Cgil, secondo la quale una volta approvata la norma si renderebbe responsabile della creazione di “vero e proprio ipermercato dell’istruzione, per di più finanziato dalla Stato!”.
Le storie dei diplomi falsi. A Palermo la storia dei diplomi falsi si scopre per caso. “Mi scusi, questo diploma è valido?”, chiede una ragazza. “E perché non dovrebbe esserlo?”, risponde l’impiegato del Csa dall’altra parte della scrivania. “Perché l’anno scorso ho sostenuto – replica la ex studentessa – gli esami di maturità e sono stata bocciata. Dopo qualche mese, la scuola mi ha invitata a presentarmi in segreteria e mi ha consegnato, appunto, questo diploma”. Questo colloquio dà il via alle indagini, ormai giunta alle fasi finali, sui diplomi falsi a Palermo. Dopo le dichiarazioni della ragazza l’impiegato controlla i documenti in possesso dell’ufficio e poi informa l’autorità giudiziaria. Il riscontro effettuato consultando i registri relativi agli esami di Stato dell’anno precedente e di due anni prima, presenti in provveditorato, conferma i sospetti: la studentessa era stata effettivamente bocciata.
Nei mesi successivi, e fino a pochi giorni fa, sono saltati fuori decine di casi analoghi. Un vero e proprio diplomificio organizzato con parecchie scuole private non solo di Palermo ma, sembra, disseminate in diverse città italiane. Quattrocento, ma forse anche mille, titoli di studio “venduti” da gestori senza scrupoli. In alcuni casi, si sono presentati in provveditorato “parenti degli interessati” che dopo avere chiesto informazioni e avere assicurato che sarebbero ritornati col titolo di studio, non si sono fatti più vedere. In altri casi i protagonisti di quello che si preannuncia come un enorme raggiro con annesso vorticoso giro di migliaia di euro hanno dichiarato per iscritto i fatti e hanno consegnato la fotocopia del diploma di maturità con tanto di timbro della scuola e firma del presidente di commissione. Per i più “fortunati”, si tratta di titoli regolarmente stampati dalla Zecca dello Stato, per coloro che probabilmente non potevano permettersi di pagare un “diploma vero”, pezzi di carta contraffatti.
Le scuole di Palermo coinvolte sarebbero due: una legalmente riconosciuta e una paritaria, che nel frattempo il Csa ha chiuso per irregolarità riguardanti la tenuta dei registri contabili e la situazione edilizia. Ma l’inchiesta non ha scoperto soltanto diplomi falsi, in alcuni casi sono stati “semplicemente” gonfiati i voti che la commissione aveva assegnato ai candidati. Le indagini, durate un paio d’anni, non sono state semplici perché alcuni dei “diplomati” risiedono in altre province italiane e, nel frattempo, hanno trovato lavoro presso amministrazioni pubbliche o privati.
Alcuni mesi fa, i Carabinieri si sono presentati a casa di una studentessa della provincia di Agrigento e si sono fatti consegnare il titolo di studio, ovviamente falso. “Qualche giorno dopo la conclusione degli esami di stato, – racconta un presidente di commissione – incontrai uno studente che visibilmente soddisfatto mi ringraziava per come era stato trattato dalla commissione esaminatrice. Io rimasi perplessa, perché ricordavo che lo studente non era stato affatto promosso”. Infatti, è bastato dare una sbirciata ai registri custoditi nell’archivio degli uffici di via Praga per avere la conferma dei dubbi sollevati dal capo della commissione: il ragazzo non era stato promosso, il diploma era stato confezionato su misura. Spesso, si parla solo impropriamente di diplomi falsi, perché in realtà si tratta di diplomi originali stampati dal Poligrafico dello Stato, che vengono compilati ad hoc da mani esperte a favore di chi probabilmente ha scucito parecchi denari. La consegna alle scuole dei titoli in bianco viene curata dal provveditorato agli studi, poi la commissione li compila, ovviamente, solo per coloro che hanno superato l’esame. I diplomi che non vengono utilizzati restano in giacenza (in cassaforte) a scuola e vengono utilizzati per gli anni successivi. Il tutto, viene rigorosamente registrato in un apposito registro (detto di “Carico e scarico” dei diplomi). Durante una delle tante ispezioni in una delle due scuole di Palermo coinvolte, alla richiesta da parte dell’ispettore di visionare il prezioso Registro gli impiegati della segreteria sono caduti tutti dalle nuvole. “Non riusciamo a trovarlo”, è stata la risposta.
L’emendamento del Governo. Nell’ultimo decreto omnibus (conversione in legge del decreto legge 205 del 2005), il governo ha introdotto un emendamento (il numero 1.0.8) dal titolo “Norme in materia di scuole non statali”. Nei 7 complessi commi dove – fra rinvii ad altre norme e circonvoluzioni linguistiche – capire qualcosa è davvero difficile, vengono introdotte nel panorama delle private italiane le scuole non statali non paritarie. Secondo la Flc Cgil si tratta di un modo saremmo di fronte a “regalie alla scuola privata nascoste” con una elevata posta in gioco. “Continuano a valere per tutte le scuole non paritarie e per le scuole primarie parificate le disposizioni di legge che risalgono agli anni trenta con relativi contributi economici, che vengono incrementati. Si introduce una nuova tipologia di privato, la scuola non statale non paritaria. Non si vogliono far applicare i contratti di lavoro a chi opera in queste scuole, considerato che non sono mai citati. Si riducono i poteri di controllo e verifica del Parlamento. Si aggira l’articolo 33 della Costituzione. Si apre la strada al rilascio dei titoli di studio da parte delle scuole non statali non paritarie”, dichiara il sindacato che ha lanciato una iniziativa invitando i cittadini a inviare fax ai presidenti di Camera e Senato affinché si adoperino per non fare passare l’emendamento che “vuole aggirare la Costituzione”.
(Fonte: la Repubblica, 2 febbraio 2006)
2.”Tutte le private senza controlli”
Ancora un regalo alle scuole private. Da quest’anno, i piccoli iscritti nelle scuole “non statali non paritarie” per passare da una classe all’altra non saranno più soggetti al consueto esame annuale. Lo ha stabilito un recente provvedimento firmato dal direttore generale per gli Ordinamenti scolastici del ministero dell’Istruzione, Silvio Criscuoli, che fa andare su tutte le furie la Cgil. Per il sindacato, “di queste continue regalie al privato non se ne può proprio più, e da tempo”.
“Il ministero – dichiara Enrico Panini, segretario generale della Flc Cgil – ha raccolto il grido di dolore di alcuni gestori di scuole private ed in nome del primato del mercato è corso fulmineamente in loro soccorso abolendo gli esami annuali di idoneità. Abbiamo dato mandato al nostro ufficio legale di impugnare la nota ministeriale e sappiamo di dirigenti scolastici di scuole pubbliche che stanno valutando a loro volta la possibilità di impugnare la norma per gli evidenti effetti distorsivi sul sistema pubblico. Stiamo, inoltre, valutando l’organizzazione di iniziative di protesta”.
Ma di cosa si tratta? Prima della legge sulla parità scolastica (aprile 2000) i piccoli delle scuole elementari private autorizzate, per essere promossi alla classe successiva dovevano sostenere un esame al cospetto di una commissione giudicatrice esterna, con maestre provenienti dalla scuola statale. Poi, per le scuole private che ne fecero richiesta – ed erano in possesso dei requisiti – arrivò la parità scolastica, che le equiparava in tutto alle scuole statali. E per gli alunni iscritti nelle paritarie finì l’angoscia dell’esame a giugno. Per tutti coloro che, invece, rimasero iscritti nelle scuole private autorizzate (era questa la dicitura delle elementari private prima che fosse approvata la legge sulla parità) rimaneva l’obbligo di sostenere gli esami per il passaggio alla classe successiva.
Ma da una settimana è cambiato tutto. La nota numero 777 del 31 gennaio scorso “ritiene utile precisare che, sulla base di una interpretazione logico-sistematica della normativa di riferimento, gli alunni soggetti all’obbligo scolastico, che si avvalgono dell’istruzione privata, assicurata presso strutture scolastiche organizzate (scuole private non paritarie), non sono tenuti a sostenere, al termine di ciascun anno scolastico, esami di idoneità alla classe successiva”.
Niente più esami, quindi, per nessuno: alunni delle statali, delle paritarie e delle non paritarie. Compresi coloro che passano dalla scuola elementare alla media che fino al due anni fa sostenevano gli esami di quinta elementare. “L’obbligo di sostenere esami di idoneità al termine di ciascun anno scolastico permane, invece, nei confronti degli alunni in età di scolarizzazione obbligatoria che si avvalgono dell’istruzione paterna”, quelli che vengono preparati privatamente dalle famiglie.
Secondo la Flc Cgil, si tratta “di una interpretazione che non sta né in cielo né in terra”. “Tutte le volte – commenta Panini – che in una circolare si trovano frasi del tipo ‘..sulla base di una interpretazione logico-sistematica della normativa di riferimento…’ c’è da aver paura per il rispetto del diritto e delle regole: si tratta di un esempio ‘superbo’ per capire che ormai non esistono più limiti per il Ministro in questa opera di abuso sulle norme esistenti”. Secondo il sindacato di via Leopoldo serra “per le private basta chiedere che la risposta arriva subito”.
La curiosità. La cosiddetta nota Criscuoli anticipa e, per certi versi, sorpassa anche quello che il 2 febbraio scorso ha approvato il Parlamento a proposito di Norme in materia di scuole non statali (articolo 1 bis della legge di conversione). Secondo Panini questa “novità non sarebbe contemplata da nessuna norma: passata, presente e futura”. Appunto, neppure dalla recente norma contenuta nella legge di conversione del decreto-legge 250. Ma la nota, con ben due giorni di anticipo, parla già di scuole private “non paritarie”, denominazione prima di allora mai entrata nella legislazione scolastica italiana e introdotta appunto dal decreto-legge in questione. “Non solo le scuole di cui si parla nella nota appartengono ad un ‘non sistema’ – commenta il segretario della Flc Cgil – ma le stesse norme sulla scuola privata non paritaria, previste dall’emendamento governativo al decreto legge 250, che non sono ancora entrate in vigore, non prevedono nulla di tutto ciò”.
Le scuole “non statali non paritarie”. Da pochi giorni, in Italia, sono autorizzati ad erogare il servizio scolastico anche “le scuole non statali non paritarie”. Ma quali sono i requisiti che devono possedere queste scuole? Secondo la recente legge omnibus approvata dal Parlamento, per mettere su una scuola non paritaria basterà: svolgere un’attività organizzata di insegnamento; avere un progetto educativo e relativa offerta formativa, conformi ai principi della Costituzione e all’ordinamento scolastico italiano; disporre di locali, arredi e attrezzature conformi alle norme vigenti in materia di igiene e sicurezza dei locali scolastici in relazione al numero degli studenti; impiegare personale docente e avvalersi di un coordinatore delle attività educative e didattiche forniti di titoli professionali coerenti con gli insegnamenti impartiti e con l’offerta formativa della scuola, nonché di idoneo personale tecnico e amministrativo; che nella scuola ci siano gli alunni, in età non inferiore a quella prevista dai vigenti ordinamenti scolastici. Nulla per quanto riguarda la paga degli insegnanti, punto cruciale per le organizzazioni sindacali.
Le ultime “regalie”. A detta dei sindacati della scuola, a fronte di tagli continui sulle scuole pubbliche, l’ultimo scorcio della legislatura è stata prodiga di regali a favore delle private. Proviamo a ricordarli. I primi due arrivano prima di Natale. Ancora protagonista Criscuoli con una circolare che consentirebbe ai gestori delle private di assumere docenti, anziché con contratti a tempo indeterminato – come stabiliscono i relativi contratti di categoria – con contratti a progetto. “La circolare del 6 dicembre è un regalo ai gestori spregiudicati che non applicano il contratto”, tuona la Flc Cgil. Mentre in Finanziaria si profila un consistente (andato poi a buon fine) aumento dei finanziamenti aggiuntivi per gli alunni iscritti nelle scuole paritarie. “Semplicemente un regalino di 157 milioni di euro, cioè più del triplo di quanto stanziato (per la precisione: 49.820.216 euro) con la Finanziaria del 2005, per un buono scuola a favore di chi iscrive i figli alle scuole private”, ribadisce la Cgil. Ma non solo. A gennaio, facendo pochi conteggi sul bilancio dello Stato, si scopre che i finanziamenti – che arrivano attraverso le casse delle direzioni scolastiche regionali – previsti per il 2006 a favore delle scuole non statali aumenteranno del 2 per cento. Infine, la nascita delle scuole non statali non paritarie e l’abolizione degli esami di idoneità per i bambini della scuola elementare che la frequentano.
(Fonte: la Repubblica, 6 febbraio 2006)