Questo post è in realtà una mail di Francesca Pollastrini, l’eroico capo degli scalfarottiani di Parigi durante le primarie. Francesca è una straordinaria italiana che insegna ai ragazzini della banlieu parigina: non fa parte del terzo degli italiani che si vuole trasferire all’estero secondo l’Eurispes, ma di quel drappello (battutaccia: i restanti due terzi?) che se ne è già andato. A chiederle quante possibilità ci sono che ritorni, Francesca – che giovanissima ha avuto a Parigi una cattedra che le avrebbero fatto penare con anni di precariato a casa sua – ti guarda con un’aria… quell’aria che hanno i toscani quando ti chiedono se per caso li stai prendendo per il culo. La mail è bellissima e io me ne approprio. Francesca, che mi vuole molto bene, sono certo mi perdonerà.
Ieri, non ci vedevamo da 15 giorni, i più piccoli e scalmanati sono entrati chiedendomi dov’è Torino. Ho risposto che sono mesi che spiego la geografia… si sono avvicinati alla carta che ho appeso al muro e han cominciato a cercare Torino, Sestrière… le olimpiadi come metodo didattico. Allora, ho detto che Torino è stata anche capitale. Hanno voluto conoscere la storia, e io mi sono ritrovata a raccontare di Cavour, Garibaldi, la spedizione dei Mille, il Gattopardo, il film di Luchino Visconti, come se fosse una favola, seduta con loro, calma, tipo maestra d’asilo. E loro, calmi!, alla fine mi hanno fatto domande anche intelligenti sulla storia italiana. E dicono che sarebbe più giusto riportare la capitale a Torino, oppure a Firenze perché ci stanno quelli che scrivono meglio (l’han detto loro, perché a storia hanno studiato il Rinascimento). Uno ha anche detto: a parte tutti i monumenti e l’impero decaduto, a Roma che c’è? Io temevo la risposta di sempre “la torre di Pisa”, invece un tipo ha risposto “2 squadre di calcio”, poi ci ha riflettuto e ha notato che anche a Torino ce ne sono due. Al che mi sono imposta e ho cominciato a correggere il compito per casa, fatto dalla metà della classe. D’altronde, con le Olimpiadi come si fa a studiare.
Tanti baci da chi, dopo solo un’ora di lezione, si sente come se non avesse mai avuto le ferie. Riposata lo sono, devo soltanto riformattare il cervello per sopravvivere e non scoppiare a ridere o piangere davanti a loro.
Francesca
P.S. Hanno notato anche che molti atleti italiani hanno nomi poco italiani e una erre un po’ strana quando parlano…