21 Febbraio 2006

Vaticano: "L'omosessualità è una finzione di intimità"

Diritti

La Chiesa prende di petto la cultura gay. Alla Lateranense – l´ateneo del Papa – l´Istituto «Giovanni Paolo II per la Famiglia» parte stamane con un seminario internazionale sull´omosessualità e la questione sessuale. E´ l´iniziativa più grossa sull´argomento che l´Istituto Giovanni Paolo II (fondato a suo tempo per espresso desiderio di papa Wojtyla) abbia messo in campo in vent´anni di attività. L´urgenza è motivata dall´esigenza di aprire un´offensiva contro il movimento gay, dato l´estendersi in varie parti del mondo occidentale di proposte legislative per i matrimoni omosessuali o i patti civili di solidarietà (Pacs).
«Il seminario – è scritto nel programma – offre un approfondimento dei rischi che comporta la negazione della differenza sessuale». L´obiettivo da scongiurare è il riconoscimento legale delle unioni omosessuali. Appare particolarmente inquietante, si afferma, che nei paesi dove già hanno concesso o si sta per concedere tale riconoscimento venga inclusa la possibilità dell´adozione di figli. «L´omosessualità è una finzione di intimità», scrive il teologo moralista Josè Noriega nel numero speciale apparso sull´argomento nella rivista Anthropotes, edita dall´Istituto. Nel rapporto omoerotico, continua Noriega, il corpo è usato come «uno strumento carente di significato». L´unica soluzione per gli omosessuali è di vivere la propria dimensione affettiva «in castità».
Monsignor Tony Anatrella, autore di un duro commento sul clero omosessuale apparso sull´Osservatore Romano dopo la pubblicazione del documento vaticano che vieta il sacerdozio a candidati gay, sostiene che «l´omosessualità è un´alterazione dell´identità sessuale». Non è una malattia in senso stretto, concede, però «attiene alla categoria delle perturbazioni della personalità, che dipende da conflitti intrapsichici non risolti». Anatrella, psicanalista, è uno dei relatori del convegno insieme al giurista David Crawford di Washington e al teologo Juan José Perez-Soba di Madrid.
Preoccupa la Chiesa cattolica la tendenza generale dei parlamenti di riconoscere le coppie gay in quanto tali e in questo senso la recente risoluzione anti-discriminazione dei diritti omosessuali votata dal parlamento europeo (con un massiccio suffragio a favore da parte dei cattolici del Partito popolare europeo, tranne gli italiani) ha rappresentato un campanello d´allarme assai forte.
Per la gerarchia ecclesiastica l´ipotesi dell´«equiparazione» tra matrimonio e coppia gay è assolutamente da respingere. Negli Stati Uniti, come spiegherà Crawford, tende a farsi strada – almeno in certi processi dinanzi alle corti supreme di uno stato – l´idea che «poiché gli omosessuali sono membri a pieno titolo della comunità, pagano le tasse e sottostanno ai doveri civici della cittadinanza, ne deriva che dovrebbero ricevere gli stessi benefici della cittadinanza». Ad esempio il diritto di sposarsi o di ottenere gli stessi privilegi del matrimonio.
Il convegno, tuttavia, vuole anche approfondire la tematica complessiva dell´identità sessuale, dei rapporti uomo-donna, della differenza tra identità di genere e inclinazioni sessuali, della relazione con l´Altro, dell´importanza fondamentale per il bambino di una polarità maschio-femmina nei genitori. Lo psicanalista Mario Binasco, docente presso l´università Lateranense, sostiene l´esigenza di dibattere con calma tutta la problematica sessuale.
«Questi temi – ha scritto – stanno subendo nella nostra civiltà una sovversione senza precedenti, che rimette in causa tutta la questione della realtà sessuale, del suo valore, del suo statuto, del suo significato nell´esperienza e nella realtà umana associata». Perciò Binasco è convinto che per la Chiesa la partita – sessualità abbia una rilevanza analoga a ciò che «fu in gioco nel caso di Galileo»: il rapporto tra le parole della Rivelazione, la scienza, la realtà e la verità. E´ necessario, sottolinea, oltrepassare l´«ideologia gay» per analizzare le autentiche dinamiche interiori del singolo, come si struttura il suo desiderio d´amore e il suo rapporto con l´Altro.
«La differenza sessuale è costitutiva dell´identità sessuale. Vogliamo approfondire la questione soprattutto dal punto di vista umano. Attualmente, quando si parla di omosessualità, siamo in presenza di polemiche che rivelano un´agitazione di tipo ideologico». Mons. Livio Melina, preside dell´ «Istituto Giovanni Paolo II», fa una distinzione tra la realtà delle persone omosessuali e la cosiddetta cultura gay.
Perché la Chiesa sostiene che la questione venga praticamente imposta da un´ideologia politica?
«Per dirla con Marx: l´ideologia è la giustificazione di interessi nascosti che non si vogliono rivelare».
E quale sarebbe l´interesse del movimento gay?
«Distruggere una certa concezione della famiglia e dell´amore umano».
Si può continuare a definire il rapporto omosessuale come qualcosa di «disordinato»?
«La Chiesa parla di inclinazione oggettivamente disordinata nel senso che non segue l´ordine originario del progetto di Dio sull´amore umano. Diverso è il giudizio che si dà poi della persona umana. Il singolo può non essere colpevole in una certa situazione, ma non possiamo mai dimenticare che l´amore umano è ordinato ad un preciso fine: la comunione di due persone di sesso diverso, aperta alla fecondità».
Riemerge ogni tanto in ambienti cattolici la tesi che l´omosessualità si possa curare.
«Molti psicologi dicono che, almeno in parte, una cura è possibile. O per dire meglio, ci sono esperienze concrete di un riorientamento dell´inclinazione sessuale di determinate persone. Penso all´esperienza di Morrison, un attivista omosessuale che ha scritto il libro “Beyond Gay” raccontando di come è riuscito a uscire da una situazione di omosessualità e a vivere in modo conforme alla morale cattolica. Ci sono molte altre testimonianze in questo senso».
La vostra impostazione è di attenzione al singolo, ma di polemica con il movimento gay. Come mai?
«Il movimento gay è una formazione culturale potente e pervasiva, maggiormente rappresentata tra i ceti intellettuali e dirigenti. Si ha l´impressione che vi sia la tendenza a trovare forme di compensazione ai sensi di colpa nella rivendicazione della legittimazione giuridica e culturale delle coppie gay».
(Fonte: Gaynews.it, 20 febbraio 2006)