24 Febbraio 2006

Internet in gabbia

Massmedia

C’è davvero da essere preoccupati per il futuro della libertà della Rete in Italia. E’ imminente l’approvazione del decreto legislativo che recepisce la direttiva per la protezione della proprietà intellettuale 2004/48/CE. “E allora?” direte voi. Allora, dico io, la direttiva in questione offre ai titolari dei diritti di proprietà intellettuale ampie possibilità di agire contro pretesi abusi di tali diritti.
Secondo quanto denunciato dal senatore verde Fiorello Cortiana e dalla Alcei (Associazione per la libertà nella comunicazione elettronica interattiva), le “leve giudiziarie” garantite sono ancor più aggressive (non era semplice) di quelle già previste dalla legge italiana perché aggravano le responsabilità dei provider, mettendo seriamente a rischio gli esigui spazi di libertà degli utenti italiani.
Ma non finisce qui: come se non bastasse, il recepimento italiano, attuato tramite decreto legislativo a Camere sciolte, distorce e mal interpreta molti punti, già ambigui, della direttiva. Secondo l’Alcei, omissioni e traduzioni manipolate stravolgono “ulteriormente un testo già di per sé estremamente sbilanciato in favore degli interessi dei ‘soliti noti’”, le major dell’audiovisivo, che potranno intervenire in maniera ancor più diffusa per la tutela dei propri diritti.
Innanzitutto, si sta cercando di applicare ad Internet regole non esplicitamente rivolte a tale strumento. La direttiva, infatti, dichiara espressamente che le questioni sul software e sulla comunicazione elettronica non rientrano nel suo campo di applicazione. Secondariamente, le nuove regole colpiranno direttamente gli ISP (Internet service provider, cioè i gestori delle connessioni), obbligati ad agire contro gli utenti per sfuggire a pesanti sanzioni. Il decreto italiano, evitando di esplicitare la figura dell’intermediario, espone i provider al pericolo di essere incolpati solamente perché alcuni utenti utilizzano il servizio da loro erogato per commettere illeciti. Difficile fugare l’impressione che “l’obiettivo del decreto legislativo è quello di colpire gli ISP mettendoli nelle condizioni di dover “immolare” i propri utenti per non subire pesanti richieste di risarcimento”. Tale vaghezza, che si riscontra anche nell’equiparazione dei concetti di brevetto e marchio, sfocia nella solita incertezza del diritto, quasi una costante della legislazione italiana.
L’opinione di molti è che lo sviluppo di internet in Italia sia sempre più ostacolato da provvedimenti inadeguati, che si dimostrano ciechi all’effettivo funzionamento della Rete.
Basta andare oltr’alpe per rendersi conto della gravità della situazione: è proprio di questi giorni, infatti, la notizia di una sentenza francese che afferma la liceità dell’uso del peer-to-peer a fini personali. La sensazionale decisione del Tribunal de Grande Instance nasce dal caso di un utente sotto accusa dal 2004 per aver scaricato e posto in condivisione più di mille brani musicali i cui diritti sono sotto la protezione della Société Civile des Producteurs Phonographiques. Il tribunale ha stabilito che “l’imputato faceva uso di questi file a titolo personale, e quindi un uso legale”. Per la legge francese, infatti, l’uso di materiali protetti dal diritto d’autore è corretto purché non sia collettivo o a finalità di lucro. E’ grande l’entusiasmo degli utenti della Rete, che vedono in questa clamorosa sentenza un importante precedente giudiziario che potrebbe essere il preludio di una soluzione normativa a favore dello scambio e della condivisione di file protetti dal diritto d’autore. Fino ad ora era considerato lecito il solo scaricamento, ma non la condivisione. Anche in Canada è acceso il dibattito in questione.
Proprio come in Italia…
(Fonte: Massimo Eleuteri, Aprileonline, 21 febbraio 2006)