Il quaderno delle comunicazioni scuola-famiglia, che ogni cucciolo che va alle elementari porta nel suo zaino, è molte cose insieme. È un piccolo trattatello di sociologia: noi qui, la scuola lì, e il quadernone come telefono senza fili. È un divertente mix di linguaggi burocratici. È un megafono di accorati appelli: portare sapone! Portare carta igienica! Portare qualche soldo! Mentre ci immaginiamo – ovviamente inteneriti – i nostri nani con la lingua fuori nell’immenso sforzo di scrivere ba-na-na o di dividere in due insiemi animali con coda e animali senza coda nei primi rudimenti della matematica, il quadernone dei rapporti scuola-famiglia racconta un’altra storia: la storia triste della scuola pubblica, regnanti Silvio e Tremonti, sotto l’egida liberista della signora Moratti Letizia. Con qualche stupore, dunque, vedo affacciarsi dal quadernone che fa da ambasciatore tra me e la scuola, un foglio ben scritto e dettagliato, firmato dal dirigente scolastico, cioè quel funzionario dello Stato che gestisce un complesso di tre scuole, più di mille infanti, circa duemila genitori. Ogni giorno, in questa eterna campagna elettorale, risuona alto il richiamo a parlare di cose reali, a occuparsi dei problemi della gente. Bene. Ecco qui i problemi della gente seienne, ottenne, decenne: italiani in miniatura. Per il funzionamento amministrativo e didattico dell’istituto, cioè delle tre scuole, nell’anno 2006, il programma finanziario annuale elaborato in base agli stanziamenti di legge (legge finanziaria del 23.12.2005) destina 3,60 euro per ogni alunno iscritto. All’anno. Nel 2005 lo stanziamento era di 6 euro per ogni alunno. Il taglio è del 40 per cento. Per ogni classe funzionante lo stanziamento è di 73,20 euro, contro i 122 dell’anno passato, e fa un altro meno 40 per cento. È un tracollo, se tenete presente che già nel 2005 rispetto al 2004 c’era stato un taglio del 15 per cento. Ne deduco, con parecchia sorpresa, che ad ogni piccolo studente la scuola pubblica, cioè alla fin fine lo Stato italiano, passa per i suoi bisogni minimi (lavarsi le mani col sapone, pulirsi il culo con la carta igienica, pulizia di banchi, aule, corridoi, fotocopie, computer, eccetera eccetera) la bellezza di tre euro e mezzo in un anno. Altri calcoli sono possibili su altre cifre, quelle dell’offerta formativa, cioè la didattica. Per ogni alunno sono disponibili 4,10 euro l’anno (erano 4,81 nel 2005, meno 14,76 per cento). Per ogni docente in organico, la cifra è di 40,40 euro l’anno (meno 15,75 per cento). Cifre a cui bisogna aggiungere un taglio del 35 per cento sul finanziamento delle supplenze brevi: in certi casi le classi vengono accorpate e più che di insegnare a leggere e scrivere la facenda diventa una questione di ordine pubblico: mettete trenta nani in una stanzetta e vedrete da soli. Poi bisogna aggiungere che quest’anno (sorpresa!) le scuole dovranno pagare la tassa sullo smaltimento dei rifiuti, cioè 2-3.000 euro che se ne vanno da un così grottesco bilancio. Il comune (Milano, in questo caso) stoppa i fondi erogati per singoli progetti didattici, causa tagli agli enti locali. Il conto è presto fatto: per questi lumpen-lumpen-italiani e il loro spensierato mondo di pokemon. figurine e ambizioni (i più grandi) di playstation, sono disponibili 7,70 euro all’anno. I dirigenti scolastici che fanno funzionare tutto questo paiono dunque degli piccoli eroi, barchette pubbliche nel grande mare del liberismo.
Le famose Tre I della truffa berlusconiana datata 2001, vanno bellamente a farsi fottere. Internet non se ne parla, è un vero lusso quando sei gentilmente richiesto di portare sapone e carta igienica da casa. Inglese peggio ancora: le ore totali di inglese negli otto anni della scuola dell’obbligo erano 825 prima della legge Moratti e ora sono 459. L’Impresa, quella sì funziona: soltanto di dividendi delle sue aziende il capo del governo Silvio Berlusconi si è messo in tasca in questi giorni 141 milioni di euro: 39.000 euro al giorno, mentre per la formazione e l’istruzione dei nostri figli (finzionamento amministrativo più offerta formativa offerti dalla scuola) si spende ogni giorno 0,021 euro. Quanto a Letizia Moratti, si appresta a correre per governare Milano, e si lancia in roboanti promesse come: parcheggio gratis per chi fa shopping. Tutto qui, non serve la morale della favola, né il pistolotto finale. È una delle famose cose concrete che interessano la gente: piccoli indaffaratissimi nani alle prese con la scuola elementare pubblica. Ai tempi del colera.
(Fonte: il Manifesto, 26 febbraio 2006)