Avete presente i cartoni utilizzate per le pizze d’asporto ? (termine orrendo + appropriato alla rimozione della cistifellea, debbo dire).
Questa volta però non c’è niente da ridere.
Su foodchem.it ho trovato una ricerca dell’Università Statale di Milano circa le sostanze rilasciate da questi contenitori. Le analisi su otto tipi di contenitori differenti hanno evidenziato alla temperatura di 60° C. (la temperatura media di stoccaggio della pizza) una presenza assai rilevante di ftalati .
Che cosa sono gli ftalati?
Riporto l’inizio della descrizione di Wikipedia degli Inquinanti Organici Persistenti (o POP, acronimo dell’inglese Persistent Organic Pollutant) di cui gli ftalati fanno parte.
“Sono composti organici di sintesi molto pericolosi per l’ambiente e per la salute pubblica, sono altamente tossici e sono caratterizzati da persistenza e bioaccumulabilità…
L’immissione nell’ambiente comporta la contaminazione di suolo, acqua e aria, e di tutti gli organismi che vi vivono, uomini compresi. La Convenzione di Stoccolma del maggio 2001 ne vieta la produzione, l’uso e il rilascio nell’ambiente.”
Forse non erano state compiute analisi simili su tutti e otto i contenitori prima della messa in commercio?
Forse le hanno effettuate sui contenitori a freddo?
E perché le autorità sanitarie competenti (l’Assessorato alla Sanità della Lombardia, il Ministero della Sanità) non sono intervenuti?
In Italia se ne utilizzano circa 1.500.000 pezzi al giorno.
Tutti noi, bambini inclusi, ci portiamo a casa le pizze nel cartone e a volte manco le mettiamo nel piatto, le mangiamo direttamente lì.
Quanti ftalati ci siamo “sparati” finora?
Perché quelli non scappano, si accumulano…
Vediamo se qualcuno lancerà la notizia, questa sì che potrebbe “degnamente” sostituire l’allarme aviaria…
Emanuela Marchiafava
4 risposte a “1.500.000 pizze avvelenate al giorno”
Vi prego, cerchiamo di non creare inutili allarmismi: il problema degli ftalati è stato discusso a lungo per quanto riguarda i coloranti dei giocattoli e, come è ovvio, non esiste ancora una “verità” scientifica. I fattori in gioco sono tanti: quali ftalati, quali quantità rilasciate, quali posssono migrare dal contenitore al contenuto, ecc.
D’accordo, registriamo la notizia, ma.. cerchiamo appunto di capire l’entità del fenomeno.
E.. per favore.. l’aviaria è un’altra cosa.
george
Lungi da me creare inutili allarmismi, george. Ho segnalato la notizia perchè mi pare significativa di quanta poca tutela riceva la salute del consumatore da parte dei produttori e delle autorità sanitarie.
Cito testualmente la ricerca dell’università di milano che ho linkato nel testo :
>
in ogni caso, mi pare di capire, vengono rilasciate sostanze che lì non ci dovrebbero essere…
il sistema mi ha tagliato la citazione,scusate !
la ripeto :
I nostri laboratori sono attualmente interessati allo studio analitico sull’identificazione della presenza di ftalati in molti materiali destinati al contatto con alimenti. In otto contenitori di materiale cellulosico destinati al trasporto di pizza, comunemente utilizzati su tutto il territorio nazionale, è stata identificata la presenza proprio di di-isobutilftalato, in quantità altamente preponderante rispetto a tutti gli altri componenti della frazione volatile evidenziabile per GC/MS (tecnica dell’adsorbimento su fase solida) già alla temperatura di 60°C….
Poniamo la presente notizia all’attenzione del consumatore, e perché no?…..di tutti quanti gli interessati alla salute pubblica.
L’SCF (Scientific Committee on Food dell’European Commission) aveva già classificato nel 1999 il di-isobutilftalato in Lista 6B ( Substances suspected to have toxic properties other than carcinogenic – Restrictions may be indicated).
sono un pizzaiolo che opera in sardegna , sarei interessato ad avere notizie in merito per poter determinare quali sono i contenitori che si possono utilizzare , senza correre il rischio di avelenare i clienti .