…Il 10% più ricco delle famiglie possiede il 40% di tutte le attività finanziarie; il 10% più povero l’1,2%. Quando lo Stato tassa i cittadini più poveri per pagare gli interessi sul debito pubblico preleva il 23% (l’aliquota minima sui redditi da lavoro) e lo trasferisce per lo più ai ricchi, i quali, sugli interessi che percepiscono, pagano solo il 12,5%.
Quest’aliquota favorisce i titoli di Stato anche rispetto al reddito d’impresa che paga il 36% senza contare l’Irap. L’aliquota del 12,5% si applica anche alle stock options che in molte società costituiscono una quota sempre più rilevante del compenso dei dirigenti. Una banca che ha troppi dipendenti, ad esempio, fa benissimo a retribuire il suo capo del personale con stock options milionarie: se costui riesce a ridurre il numero dei dipendenti, le azioni della banca saliranno, e nulla funziona meglio di questi incentivi. Ciò che è iniquo è che il dipendente prepensionato paghi, sulla sua pensione, il 23%, mentre il dirigente che lo ha mandato a casa solo il 12,5%. La modifica del regime fiscale dovrebbe riguardare tutti i titoli, non solo quelli di nuova emissione. …
tratto da : Francesco Giavazzi – Bot dei poveri e bot dei ricchi– Corriere della Sera del 27.03.06
Un articolo da appendere dietro la scrivania e sulla porta del frigo.
Da non dimenticare quando si fa la spesa, specie a fine mese, e quando si scorre la busta paga.
E il 9 aprile.
E tutti i giorni a seguire.
Buona lettura.
Emanuela Marchiafava
Una risposta a “Dimmi quando quando quando…”
L’agenda Giavazzi: the ultimate experience