Lo sciopero che oggi ferma la Francia è una moderna espressione della lotta di classe. E’ la centralità del lavoro, nell’era della globalizzazione liberista, che diventa soggetto di conflitto sociale.
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Quella che nel passato è stata la frantumazione tayloristica dell’organizzazione del lavoro all’interno della fabbrica, oggi pare estendersi a tutta la società. Una volta si spezzettava la mansione del lavoratore all’interno del luogo del lavoro. Oggi le lavoratrici e i lavoratori precari si vedono frantumata la vita in tanti episodi di sfruttamento. Prima c’era almeno una distinzione formale tra tempo di lavoro e tempo di vita. Ora si passa il tempo a cercare o ad attendere lavoro precario, e tutta la vita diventa tempo di lavoro a basso prezzo.
In un paese ove sono ancora forti i principi dell’uguaglianza, della libertà e della fraternità, la rivolta contro il sistema del precariato parte dagli studenti e dai giovani, cioè da coloro che non vogliono essere le nuove vittime di quel modello di sfruttamento. La lotta assume così subito una forma radicale, che scompagina assieme le fila del riformismo e del liberismo. La richiesta del ritiro senza condizioni della legge sul contratto di primo impiego, travolge le classiche mediazioni fondate sulla sperimentazione e sui piccoli aggiustamenti. Certo, anche gli studenti sanno che la soppressione di quella legge non cancellerebbe tutta la precarietà che già c’è, ma quell’atto comporterebbe una rottura con il passato. Una rottura con il modello liberista del lavoro, una rottura che aprirebbe la via a un nuovo modello di sviluppo sociale. E’ proprio su questo punto che le lotte francesi parlano a noi.
tratto da : Giorgio Cremaschi – Francia, gli studenti protagonisti del conflitto – Liberazione del 28.03.06
Si deve ripartire da qui.
Passando dai milleueristi.
Senza ripassare dal via.
Non c’è più tempo. Nè voglia.
Emanuela Marchiafava