Sono preoccupato. La recente lettera dei nostri (ehm…) candidati Binetti e Bobba (rispettivamente Opus Dei e Acli), scritta per rassicurare i cattolici che nessuna riforma che possa produrre un levarsi del ciglio del Cardinal Ruini si avrà anche con l’Unione al governo, ha confermato le mie peggiori preoccupazioni. La successiva benedizione di Rutelli ha poi fatto il resto.
Siamo una coalizione con una fortissima componente conservatrice che ha posizioni ben più a destra di molti governi di destra europei. Il prossimo parlamento, a maggioranza di centro-sinistra, sarà un parlamento con un’età media altissima, con poche donne, e sarà composto da una serie di persone selezionate da pochissimi individui senza nessun filtro democratico, né preferenze né (figuriamoci!) primarie. Con questa legge elettorale che non mi pare i potenti del centro-sinistra abbiano poi avversato così incisivamente – e aspetto di vedere quanto tempo ci vorrà per abrogarla, se mai accadrà – avviene il definitivo trionfo della logica dell’appartenenza sulla logica del merito. Come possiamo pensare che questo parlamento farà dell’Italia un paese aperto al talento e al merito, quando i suoi rappresentanti sono stati scelti sulla base dell’anzianità di servizio e della fedeltà a questo o a quel leader, nessuno lo sa.
Che si fa dunque? Bella domanda. Per prima cosa ho deciso di non candidarmi ma, come tutti sanno, ho firmato nero su bianco che voterò per il centro-sinistra. Si badi bene, lo farò con convinzione: con tutti i difetti dei nostri, pur di evitare altri 5 anni di Berlusconi – con la sua squadra di leghisti e di fascisti – voterei anche per l’amministratore del mio condominio. Alla fine come ho già detto voterò per la Rosa o per i Verdi, e credo in realtà che alla fine proprio per i Verdi voterò – sono nato là, politicamente, tanti anni fa e quando sei in una situazione deprimente come questa è a casa che finisci col tornare – ma, eliminato il problema Berlusconi, dal 10 aprile in poi non mi pare ci sarà molto da stare allegri.