Quando Silvio Berlusconi, nel corso delle sue infuocate declamazioni, afferma che i comunisti mangiano (o magari fanno bollire) i bambini, nessuno ci crede veramente e la cosa finisce lì. Se afferma invece che Bertinotti vuole reintrodurre l’imposta di successione su patrimoni anche medio-piccoli, pari a 350 milioni di vecchie lire, il cittadino medio ne rimane immediatamente turbato, comincia a fare i conti su quanto gli toccherebbe pagare; e una parte del ceto medio, essenziale per il successo elettorale dell’Unione, raffredda di colpo i propri entusiasmi per il cambiamento.
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…il programma economico dell’Unione appare impostato su tre pilastri. Il primo è l’uniformazione della tassazione dei redditi da capitale, il secondo la riduzione di cinque punti percentuali del cuneo fiscale, il terzo la lotta all’evasione. Dei tre, il primo è quello meglio specificato e complessivamente più ragionevole: sembra infatti rispondere contemporaneamente a criteri di efficienza, legata a un’unica aliquota, e di equità in quanto si realizzerebbe una minore imposizione fiscale sui redditi minuti dei conti correnti e una maggiore imposizione sui redditi di capitale. La riduzione del cuneo fiscale appare anch’essa ragionevole e corrisponde a un «mix» efficienza-equità ma non tutto è ancora chiaro sul modo in cui sarà finanziato e su quali voci avverrà la decontribuzione.
Rimane largamente da chiarire il terzo pilastro, quello della lotta all’evasione fiscale, assai facile da enunciare ma più difficile da tradurre in risultati concreti, soprattutto in tempi relativamente brevi. La lotta all’evasione è un obiettivo largamente condiviso ma indicazioni maggiori sono importanti per un cittadino medio che teme di dover subire accertamenti rigorosi per piccole cifre e di dover assistere alla possibilità di «fuga» per contribuenti di maggiore dimensione.
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Questi elettori non hanno bisogno che venga loro «indorata la pillola»: l’italiano medio sa benissimo che le cose non vanno molto bene, che suo figlio ha, oppure avrà, difficoltà a trovare un lavoro soddisfacente e ha dimostrato in passato di saper tenere comportamenti responsabili e di accettare anche sacrifici fiscali per migliorare questa situazione. Vuole però il ritorno alla crescita e al cuoco Prodi non chiede la ricetta della torta, ma la lista degli ingredienti e la garanzia che a cucinare sarà veramente lui.
tratto da : Mario Deaglio “Gli errori dell’Unione” – La Stampa del 30.03.06