10 Aprile 2006

Ma che ci sarà mai da festeggiare?

Diario

Sono andato a dormire ieri sera con le cose ancora tutte per aria, lì dalle vostre parti, e con la probabile vittoria delle destre in arrivo.
Mi sono appena alzato, (qui sono le sei e dieci, le quattro e dieci in Italia) svegliato da un incubo abbastanza agghiacciante. Sono a casa di mia madre in quel di Foggia, è notte, sento urlare dalla strada. Mi affaccio al balcone della stanza da letto di mia mamma e vedo un gruppo di persone che, urlando, picchia un uomo per strada. La cosa anche più grave è che sul balcone dell’appartamento di sotto un altro gruppo di persone tiene un uomo sospeso giù dalla ringhiera, urlandogli che è un bastardo, un comunista. Il tipo è cereo in volto e sembra destinato a cadere e sfracellarsi al suolo. Per strada c’è anche una macchina, nel sogno sembrano le forze dell’ordine. Bene, per fortuna. Poi di colpo mi accorgo che dalla seconda porta-finestra della stanza da letto c’è qualcuno che mi guarda… la stanza si riempie di altri sconosciuti che mi prendono e vogliono portarmi via… mi pare di vederne alcuni addosso a mia madre che dorme…
Mi sono alzato di botto – abbastanza agitato, lo ammetto – e sono corso al computer. il mio scenario onirico di tipo cileno la dice tutta sulla serenità d’animo con la quale ho (abbiamo) affrontato queste elezioni.
Ho davanti una lunga giornata. Me la tengo per meditare e aspettare più prudentemente l’assestamento dei risultati e il voto degli italiani all’estero (ehi, ragazzi, è il nostro momento!). Per il momento mi chiedo solo cosa diamine ci sia da festeggiare.