27 Aprile 2006

Lo Stato siamo noi

Diario

Sarà. Secondo me, alla fine, pretendere di voler dare patenti di democrazia ai propri avversari politici provoca due ordini di problemi nient’affatto trascurabili. Il primo. Se si cominciano a dare valutazioni, in assenza di parametri oggettivi, si finisce tutti in un gran casino dove i fischi e gli insulti li prende la Moratti ma li prende anche la brigata ebraica – e ha ragione l’ambasciatore di Israele a parlare di profanazione: di quello si è trattato visto che il sacrificio del popolo ebraico presenta tutti i caratteri della sacralità.
Il secondo, e principale. In una democrazia che appartiene solo ad una parte del Paese, lo Stato è un’istituzione zoppa, debole. Non una cosa che sta sopra e prima (come la parola di Dio per i credenti, ha ragione Ciampi a parlare della Costituzione come “Bibbia laica”), ma un’associazione eventuale a cui si può far riferimento oppure no. E, per noi per primi, che crediamo nello Stato, nella legalità, nella lotta partigiana e nell’antifascismo, l’obiettivo non può che essere rafforzare in ogni modo la Repubblica e i suoi più autentici valori di democrazia per fare in modo che diventino patrimonio di tutti.
I fischi, gli insulti, quei valori li indeboliscono e indeboliscono la democrazia. Fischiare la Moratti il 25 aprile non solo non indebolisce la Moratti (anzi!), ma riduce una celebrazione che dovrebbe esserci massimamente cara al rango del mercato del pesce: cui prodest? Chi ci guadagna? L’intervento della Moratti al corteo è stato paragonato all’ingresso in Chiesa di un non credente. Ma pensate che i credenti all’arrivo di un ateo ad una messa comincino ad urlare e lo buttino fuori a calci e spintoni? No, non lo fanno. Lo guarderanno magari di sottecchi, penseranno che è un ipocrita, un falso, anche un disgraziato. Ma resteranno silenti, raccolti nella propria preghiera, ignorando la pecora nera. E attenzione, questo non tanto per spirito di tolleranza, ma per il rispetto che portano all’istituzione, alla propria Chiesa.
In una democrazia adulta – i cui simboli, cerimonie, istituzioni e regole sono rispettati da tutti – i tuoi avversari politici sono quelli che hanno idee diverse dalle tue, ma lavorano e si muovono in quadro di riferimento comune, in vista del raggiungimento del medesimo obiettivo, che è il benessere dell’intera collettività. Non ti piacciono per niente, ma in qualche modo, sul piano istituzionale, ti fidi di loro. Sai che gestiranno la cassa in un modo che non condividi, ma sai che non fuggiranno con la cassa. In un paese come il nostro, invece, coloro che noi escludiamo dalla comunione democratica, finiscono col pensare – come un bambino che non può avere il pallone – che se non possono lavorare per la collettività nel suo insieme, beh, poco male, lavoreranno per se stessi. Se vogliamo una destra europea, dobbiamo essere un paese europeo. Si hanno avversari rispettabili solo quando il gioco è rispettabile.
L’alternativa è restare così come siamo, in una contrapposizione di tutti contro tutti che produce anomalie che non si riscontrano in nessun altro paese europeo (o – quando raramente capita – vengono vissute con estremo allarme dalla grandissima maggioranza dei cittadini, mentre per noi sono diventate pura routine) come la Lega Nord, le costituzione modificata a maggioranza, le leggi ad personam, le guerre tra poteri dello stato, il cattolicesimo oscurantista che governa per credenti e non credenti, l’illegalità diffusa, la corruzione dilagante e un paese letteralmente spaccato a metà.
E non stupiamoci se qualcuno finisce col pensare che chi vota pensando al benessere di tutti dev’essere – non so se per caso vi viene in mente qualcosa – nient’altro che un coglione.

4 risposte a “Lo Stato siamo noi”

  1. Moreno Puiatti ha detto:

    Quanto male faccia la demonizzazione dell’avversario, il fomentare l’odio, il trasformare il militante politico in una specie di ultrà da stadio.
    Il radicalismo cieco che va per la maggiore, come se tutto ciò che è estremo sia buono, mentre essere “moderato” significa essere “disonesto”, mentre spesso significa comprendere le ragioni di tutti, anche degli altri.
    Io rimango atterrito quando sento su Radio Radicale i comizi dei Congressi di Rifondazione Comunista. Che differenza c’è coi Comizi di Borghezio in termini di incomprensione delle ragioni dell’altro?
    Nessuna.
    Si tratta comunque sempre e solo di egoismo sociale.
    Con questo il Paese non va da nessuna parte.

  2. Simone ha detto:

    Solo un appunto: attenzione, Ivan, a identificare una tematica sacra o sacrificale nella shoah, può essere un discorso molto molto pericoloso e controproducente. (se interessa questo tema, cfr. l’ultimo capitolo del libro Cristiano Grottanelli, Sacrificio, Laterza, 1999 e un altro articolo dello stesso studioso su un volume edito dalla Fondazione San Carlo di Modena chiamato Martirio, 2006). Per il resto, continua così.

  3. alberto ha detto:

    Ivan, il tuo ragionamento non fa una grinza, ma di grinze ce ne sono ancora troppe nella realtà in cui il tuo schema si dovrebbe attuare. Quindi il meccanismo si inceppa.

    Dici che dobbiamo fidarci, che non bisogna impattare. Ma come fidarci di persone che in cinque anni hanno mostrato un’incultura arraffona palesemente incurabile? Come fidarci di una Moratti che mette in atto quella sceneggiata incivile con la carrozzella per raccattare voti?

    Sogno anche io il mondo che auspichi e – come sai – sarei dalla tua parte se decidessi di fare la follia che tanti si aspettano da te, mollare vodka e blinis e venire in Italia per mettere la tua bella testa a disposizione del Paese.

    Ma sia chiaro che prima di poterti “fidare” di quelle persone (e metto nel mucchio anche molti da questo lato) avremmo tanto lavoro da fare immersi nella contrapposizione fino al collo. L’importante è esserne ben consapevoli prima di (come spero faremo assieme) rimboccarsi le maniche.

  4. scalpha ha detto:

    No Alberto, io non dico di fidarci della Moratti. Dico che solo che un Paese dove la gente si riconosce collettivamente in istituzioni che tutti rispettano non produce i Berlusconi e le Moratti.

    Poiché però si tratta di una chicken-egg situation, come dicono a Londra, se non cominciamo noi a rispettare le istituzioni, continueremo a tenerci gente come B. e M.

    Quindi non fidiamoci di loro, ma cominciamo a costruire un Paese dove possano essere rimpiazzati da gente di centro-destra per bene – oggi costretta a stare con noi, il che dimostra che il problema è pre-politico, non politico – come i Montanelli (quando c’era), i Di Pietro e i Travaglio.

    Ivan