Nel frattempo un nostro concittadino, Marco Canale, si sposa oggi a Londra con il suo compagno Alan Webb. Una delle priorità del nuovo governo dovrebbe essere l’impegno a far sì che nessun italiano debba più ricorrere alla generosità e alla civilità di altri paesi per vedere riconosciuti i propri diritti elementari di persona e di cittadino. E auguri di felicità a Marco e Alan.
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Ivan Scalfarotto
Sottosegretario di Stato al Ministero dell'Interno nel Governo Draghi. Deputato di Italia Viva. Mi occupo di democrazia, di diritti e libertà, di enti locali, impresa e affari internazionali.
Ho fondato Parks - Liberi e Uguali.
11 risposte a “Marco e Alan”
Auguri e felicità a Marco Canale e Alan Webb anche da parte mia.
Diritti civili anche in Italia. I PACS sono una battaglia di tutti.
Luigi Ruggeri.
Pare che il loro contratto ad oggi, non abbia alcun valore in Italia. Pare che Marco ed Alan paradossalmente siano o meno sposati a seconda del luogo in cui si trovano. E ci viene da pensare a dove pensino di trascorrere la loro luna di miele.
Perdonami Ivan, ma non riesco a capire come il matrimonio gay sia un “diritto elementare” di persona e cittadino.
Nessuno vieta in Italia che una coppia omosessuale viva insieme.
Nessuno vieta che possano fare ciò che vogliono, che uno possa lasciare l’eredità ad un altro uomo (tolte le parti per legge spettanti ai famigliari supra ed infra), nessuno vieta che possa fargli visita in ospedale, piangerlo al cimitero, assisterlo nella malattia.
Serve forse altro? Vedi, io sono a favore di tutti, che tutti possano scegliere la propria libertà. Ma che una priorità sia il matrimonio fra omosessuali proprio non lo capisco: a cosa serve? Il matrimonio è fra uomo e donna, perchè è legato ad un progetto comune che prevede anche la procreazione. Allora, a che pro scimmiotare questo da parte di coppie diverse, già dotate di tutti i diritti?
Samuele, seguendo il tuo discorso immagino quindi che le donne e gli uomini sterili, così come i vasectomizzati e le isterectomizzate – e non dimentichiamo le donne in menopausa! – debbano essere al più presto privati della possibilità di sposarsi. Il progetto di due vite in comune a mio avviso va molto al di là della procreazione e non la prevede necessariamente. Se il matrimonio fosse come lo vedi tu, perdonami, sarebbe una cerimonia molto simile a quella celebrata da quei padroni di gatti di razza che portano il persiano a casa della persiana affinché producano dei cuccioli, naturalmente di razza a loro volta. Il matrimonio come lo vedo io è proprio, e uso parole tue, un progetto comune che non vedo perché debba essere negato a una coppia di uomini o una coppia di donne: è fatto di condivisione, di amore, di mutua protezione e sostegno e teoricamente può essere per sempre. Scusami, ma nel tuo ragionamento manca proprio qualcosa (il passaggio tra il progetto comune e la procreazione mi pare veramente un po’ debole: “… che prevede anche la procreazione”. Perché? A detta di chi?) e – francamente – più ascolto discorsi come i tuoi più mi convinco che si tratti di meri miti e pregiudizi, come tali arbitrari e privi di ogni ragionevolezza, sulla base dei quali a nessun cittadino può essere sottratto un diritto. Insomma, in un paese civile a decidere se io mi sposi o no dovrei essere io e non tu, amico mio.
Appunto: nessuno nega che si possa fare un progetto comune anche fra due uomini e fra due donne.
Nego che questo sia il matrimonio, che da sempre indica un’altra cosa. Che prevede un’altra cosa, e che è stato creato per un’altra cosa.
Certamente sei tu a dover decidere se sposarti: ma se vuoi sposarti significa che fai un patto con una persona di sesso opposto al tuo, e che al suo interno può accogliere potenzialmente la vita -vista come positiva per la società- e quindi in quanto sposati vi creo le migliori condizioni economiche e sociali perchè questo possa avvenire, anche se poi non accadrà.
E’ come se io volessi giocare a calcio, ma a tutti i costi difendessi il mio diritto ad usare una racchetta da tennis per colpire il pallone: nessuno ti vieta di usare una racchetta da tennis quando ti va, o di giocare a tennis. Ma gli stadi con l’erba e le porte servono per chi gioca a calcio.
Sono due cose diverse, volerle rendere uguali si rende un pessimo servizio ad entrambi i sistemi.
Francamente vedo che il ginepraio di distinguo in cui ci si caccia su queste questioni è sempre difficile da dipanare.
Esistono diverse forme di convivenza e ciò porta anche a diverse soluzioni.
Il matrimonio è stato concepito come unione di un uomo ed una donna nella nostra civiltà, di un uomo e più donne in quella arabo-islamica.
Quindi quello che chiedono alcuni omosessuali è un matrimonio “nuovo” che va creato in una civiltà differente, la realtà purtroppo è differente.
Sarebbe più facile far accettare il matrimonio poligamo, come importazione di un’altra cultura da cui vengono molti immigrati nel nostro paese.
Per questo, a mio modesto avviso, non è tempo di una equiparazione tra una coppia omosessuale ed una etero a livello di matrimonio, inteso come quello concepito nella civiltà occidentale, che aveva DI FATTO una valenza anche di procreazione, ma non solo quella.
Per esempio il matrimonio occidentale prevede una serie di diritti e doveri specifici dovuti alla differenziazione sessuale tra uomo e donna.
La Costituzione Italiana infatti recita:
Art.29
1.La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.
2.Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare.
Art.30
1.E’ dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori dal matrimonio.
2.Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti.
3.La legge assicura ai figli nati fuori del matrimonio ogni tutela giuridica e sociale, compatibile con i diritti dei membri della famiglia legittima.
Art.31
La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose.
Protegge la maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo.
DIRITTI E DOVERI DEI CONIUGI
Art.143 – Diritti e doveri reciproci dei coniugi.
1- Con il matrimonio il marito e la moglie acquistano gli stessi diritti e assumono i medesimi doveri.
2- Dal matrimonio deriva l’obbligo reciproco alla fedeltà, all’assistenza morale e materiale, alla collaborazione nell’interesse della famiglia e alla coabitazione.
3- Entrambi i coniugi sono tenuti, ciascuno in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale o casalingo, a contribuire ai bisogni della famiglia.
Art. 143 bis – Cognome della moglie
La moglie aggiunge al proprio cognome quello del marito e lo conserva durante lo stato vedovile, fino a che passi a nuove nozze.
Art. 144 -Indirizzo della vita familiare e residenza della famiglia
1- I coniugi concordano tra loro l’indirizzo della vita familiare e fissano la residenza della famiglia secondo le esigenze di entrambi e quelle preminenti della famiglia stessa.
2- A ciascuno dei coniugi spetta il potere di attuare l’indirizzo concordato.
Art. 147 – Doveri verso i figli
Il matrimonio impone ad ambedue i coniugi l’obbligo di mantenere, istruire ed educare la prole tenendo conto delle capacità, dell’inclinazione naturale e delle aspirazioni dei figli.
Finalmente un argomento interessante! E finalmente Ivan che risponde ad un visitatore! Samuele come ci sei riuscito? Dicendo qlc di insensato? In ogni caso complimenti!
Tornando ai PACS. E’ evidente che il matrimonio di cui parla la costituzione è quello cattolico tra uomo e donna.
Non credo che la realtà sia piú questa. Comunque se si vuole differenziare e dare un altro nome ad unioni laiche basate sull’amore e non su figli o discrimanzioni sessuali mi sembra che il problema sia solo il nome…
Finalmente un argomento interessante! E finalmente Ivan che risponde ad un visitatore! Samuele come ci sei riuscito? Dicendo qlc di insensato? In ogni caso complimenti!
Tornando ai PACS. E’ evidente che il matrimonio di cui parla la costituzione è quello cattolico tra uomo e donna.
Non credo che la realtà sia piú questa. Comunque se si vuole differenziare e dare un altro nome ad unioni laiche basate sull’amore e non su figli o discrimanzioni sessuali mi sembra che il problema sia solo il nome…
Fra scrive: E’ evidente che il matrimonio di cui parla la costituzione è quello cattolico tra uomo e donna.
E io, ingenua, pensavo di sposarmi a luglio. Ma ora mi trovo a chiedermi: il matrimonio di una valdese e di un ateo sarà valido? Sarà possibile? Non violerà qualche legge, qualche convenzione?
…GRAZIE PER TUTTO,uno studente
“E’ evidente che il matrimonio di cui parla la costituzione è quello cattolico tra uomo e donna.
Non credo che la realtà sia piú questa”.
Perchè scusa, quello civile (non necessariamente cattolico), o quello di altre religioni che hanno stipulato un’Intesa con lo Stato italiano (tra cui la valdese) che problema pongono alle parole della Costituzione?