17 Maggio 2006

Commenti a caldo

Diario

Prima ancora di ogni altra riflessione pubblico la mail di Gabriella Stanchina, la prima che ho ricevuto dall’Italia sul nuovo governo:
Solo due cifre:
Percentuale di donne tra i ministri: 24%
Percentuale di donne nei ministeri con portafoglio: 5,8%
L’Italia del centro-sinistra è ancora una vecchia famiglia patriarcale, dove la gestione del denaro è saldamente in mano al marito, essendo notoriamente le mogli troppo volubili e sentimentali (e avendo poche lobby alle spalle tra cui spartire denaro e prebende). Una simulazione virtuale impazzita di un Paese inesistente: quale italiano di buon senso avrebbe affidato il proprio portafoglio a Clemente Mastella?

8 risposte a “Commenti a caldo”

  1. Barbara ha detto:

    E il bello è, caro Ivan, che ‘Mortadella Seduta’ (nomignolo inventato da Fiorello, insieme a ‘Grissino Triste’ e ‘Margherita Felice’..:o)..) dopo aver letto la lista, ha fatto uno scambio di battute coi giornalisti, ribadendo che in questi anni aveva sentito questa esigenza di rinnovamento..
    Ora io mi chiedo se Amato agli Interni, D’Alema agli Esteri e Mastella alla Giustizia (questa poi..) siano segnali di questo gran rinnovamento, eh ?? L’unico piccolo accenno sembra essere la nomina di Enrico Letta a sottosegretario alla Presidenza, almeno lì un under-40.. e meno male !
    Ciao, Barbara

  2. renato dall'armi ha detto:

    Ciao Barbara,
    per favore,se puoi, fidati della mia parola sul fatto di non essere un maschilista. Ti chiedo, ma com’è che così poche donne riescono a costruirsi attorno una base di consenso e quindi di forza politica da proporsi e imporsi a cariche di prestigio? Talvolta, paradossalmente, il lamentarsi per le poche cariche attribuite (concesse?) contribuisce a sancire una distinzione dei ruoli tra chi puó (e poi concede) e chi no. Se non si puó vincere a un gioco, talvolta bisogna cambiarne le regole. Io l’ho fatto a mia volta, come altri lavorando all’estero, mutatis mutandis, possono e dovrebbero farlo farlo anche le donne in politica.

  3. renato dall'armi ha detto:

    Ciao Barbara,
    per favore,se puoi, fidati della mia parola sul fatto di non essere un maschilista. Ti chiedo, ma com’è che così poche donne riescono a costruirsi attorno una base di consenso e quindi di forza politica da proporsi e imporsi a cariche di prestigio? Talvolta, paradossalmente, il lamentarsi per le poche cariche attribuite (concesse?) contribuisce a sancire una distinzione dei ruoli tra chi puó (e poi concede) e chi no. Se non si puó vincere a un gioco, talvolta bisogna cambiarne le regole. Io l’ho fatto a mia volta, come altri lavorando all’estero, mutatis mutandis, possono e dovrebbero farlo farlo anche le donne in politica.

  4. renato dall'armi ha detto:

    Ciao Barbara,
    per favore,se puoi, fidati della mia parola sul fatto di non essere un maschilista. Ti chiedo, ma com’è che così poche donne riescono a costruirsi attorno una base di consenso e quindi di forza politica da proporsi e imporsi a cariche di prestigio? Talvolta, paradossalmente, il lamentarsi per le poche cariche attribuite (concesse?) contribuisce a sancire una distinzione dei ruoli tra chi puó (e poi concede) e chi no. Se non si puó vincere a un gioco, talvolta bisogna cambiarne le regole. Io l’ho fatto a mia volta, come altri lavorando all’estero, mutatis mutandis, possono e dovrebbero farlo farlo anche le donne in politica.

  5. renato dall'armi ha detto:

    Ciao Barbara,
    per favore,se puoi, fidati della mia parola sul fatto di non essere un maschilista. Ti chiedo, ma com’è che così poche donne riescono a costruirsi attorno una base di consenso e quindi di forza politica da proporsi e imporsi a cariche di prestigio? Talvolta, paradossalmente, il lamentarsi per le poche cariche attribuite (concesse?) contribuisce a sancire una distinzione dei ruoli tra chi puó (e poi concede) e chi no. Se non si puó vincere a un gioco, talvolta bisogna cambiarne le regole. Io l’ho fatto a mia volta, come altri lavorando all’estero, mutatis mutandis, possono e dovrebbero farlo farlo anche le donne in politica.

  6. renato dall'armi ha detto:

    Ciao Barbara,
    per favore,se puoi, fidati della mia parola sul fatto di non essere un maschilista. Ti chiedo, ma com’è che così poche donne riescono a costruirsi attorno una base di consenso e quindi di forza politica da proporsi e imporsi a cariche di prestigio? Talvolta, paradossalmente, il lamentarsi per le poche cariche attribuite (concesse?) contribuisce a sancire una distinzione dei ruoli tra chi puó (e poi concede) e chi no. Se non si puó vincere a un gioco, talvolta bisogna cambiarne le regole. Io l’ho fatto a mia volta, come altri lavorando all’estero, mutatis mutandis, possono e dovrebbero farlo farlo anche le donne in politica.

  7. renato dall'armi ha detto:

    Ciao Barbara,
    per favore,se puoi, fidati della mia parola sul fatto di non essere un maschilista. Ti chiedo, ma com’è che così poche donne riescono a costruirsi attorno una base di consenso e quindi di forza politica da proporsi e imporsi a cariche di prestigio? Talvolta, paradossalmente, il lamentarsi per le poche cariche attribuite (concesse?) contribuisce a sancire una distinzione dei ruoli tra chi puó (e poi concede) e chi no. Se non si puó vincere a un gioco, talvolta bisogna cambiarne le regole. Io l’ho fatto a mia volta, come altri lavorando all’estero, mutatis mutandis, possono e dovrebbero farlo farlo anche le donne in politica.

  8. renato dall'armi ha detto:

    Ciao Barbara,
    per favore,se puoi, fidati della mia parola sul fatto di non essere un maschilista. Ti chiedo, ma com’è che così poche donne riescono a costruirsi attorno una base di consenso e quindi di forza politica da proporsi e imporsi a cariche di prestigio? Talvolta, paradossalmente, il lamentarsi per le poche cariche attribuite (concesse?) contribuisce a sancire una distinzione dei ruoli tra chi puó (e poi concede) e chi no. Se non si puó vincere a un gioco, talvolta bisogna cambiarne le regole. Io l’ho fatto a mia volta, come altri lavorando all’estero, mutatis mutandis, possono e dovrebbero farlo farlo anche le donne in politica.