Una delle cose che mi sono state rimproverate più spesso durante la mia parentesi pubblica è stata quella di fare il direttore del personale per una banca americana. Per il mio lavoro sono stato fatto oggetto di critiche pesanti, qualche volta ai limiti dell’insulto, qualcuno si è chiesto addirittura come ci si potesse mai fidare di un capo del personale.
In questi giorni mi sono interrogato moltissimo. I vergognosi eventi del Gay Pride qui a Mosca e le tristi parole del Sindaco Luzhkov mi hanno spinto a chiedermi a lungo cosa io possa fare in questa situazione. Chi mi conosce sa che sono uno che non si tira certo indietro. La risposta che mi sono dato è che quello che farò è semplicemente essere me stesso, pacificamente e pubblicamente come ho fatto a Londra prima di venire qui e come faccio quando sono a casa mia a Milano. Ho qui con me la persona che amo e – in barba al sindaco, al presidente e a chicchessia – continueremo a vivere insieme, presentarci insieme alle cene di lavoro e la sua foto continuerà a campeggiare sulla mia scrivania per la gioia mia e l’informazione di tutti i miei colleghi di banca.
Combatterò pacificamente e gandhianamente per i miei diritti di essere umano. E questo sarà possible perché lavoro per un’azienda che me lo permette, che considera me e il mio compagno una famiglia in Gran Bretagna, in Italia e pure in Russia. Sarà pure un paradosso ma il diritto alla mia dignità io l’ho visto riconosciuto nei fatti – concretamente – prima dal mio datore di lavoro, una banca americana, che da qualsiasi partito o sindacato della sinistra nostrana.
6 risposte a “Io vivo a Mosca”
Grande!
Molte volte è sufficiente che il diritto alla dignità personale sia riconosciuto dal datore di lavoro, piuttosto che scritto in una costituzione. Ma, come ben sai, il riconoscimento pubblico e giuridico formale sarebbe un grande passo avanti. Un passo di civiltà per la dignità di tutti.
Continua così.
Nessun paradosso, credo. Stiamo parlando appunto della sinistra nostrana, non di quella spagnola.
eh, hai messo assieme due demoni:
Banca e Americana
manca solo che la banca americana finanzi chessò la nestlà o la hallyburpon e ti ritrovi con disegnati addosso i cerchi concentrici del bersaglio ideologico.
peggio della destra italiana c’è solo la sinistra italiana, ma anche viceversa, e tutto si tiene, ahinoi, in un perenne volar di stracci mentre ci si spartisce il bottino sottobanco.
nemici ideologici e sodali alla mensa, difficle spezzarne le unghie da oligarchi. parlano i fatti purtroppo.
forse la russia putiniana è solo più sfacciata e semplice del nostro gattopardesco ancien regime, certo non vedo orizzonti liberali e libertari approssimarsi né qui né là.
per quanto mitridizzato la cicuta fa sempre schifo.
ciao!
Sono capitata sul tuo blog facendo una ricerca sui quarantenni. Ho letto con interesse e curiosità una tua intervista in cui parli della nostra generazione e di una classe dirigente che non riesce a rinnovarsi. Vivo ogni giorno questa situazione. Ho trent’anni faccio la giornalista, lavoro in un partito e non posso fare a meno di chiedermi: ma se per una volta qualcuno provasse ad agire anzichè continuare a discutere di nomi e contenitori che non significano nulla? Bravo a te che ci hai provato e che ci credi. Io, sinceramente, inizio a sentirmi depressa.
Vi dispiace se io il pacifico e gandhiano Ivan lo vorrei a sinistra? anche non nostrana, ma a sinistra?
Carolina
No Carolina, non ci dispiace. ci dispiace invece che purtroppo sembra che sia la sinistra a non volere Ivan