10 Giugno 2006

Piccola invettiva in una calda giornata di giugno

Diario

In questi giorni, complice l’economia galoppante da queste parti e il tempo primaverile, un sacco di colleghi molto importanti all’interno della banca stanno visitando Mosca. Vengono da New York, da Londra, e – sembra diventato un gioco di società – tutti mi chiedono di raccontare della mia esperienza politica, di quando “we were almost loosing Ivan for politics”. E così io racconto, e finisco sempre col dire che alla fine “I came back to work, because this is the place that I belong”. E’ la verità, alla fine io ho commesso l’errore di pensare che le logiche piane e lineari del mio business potessero essere applicate agli arabeschi della politica italiana, quella per cui Bobo Craxi gode di un “diritto di tribuna” (boh?) che lo fa nominare Sottosegretario agli Esteri (un ministero da maschi, mica uno di quei misteri da femmine tipo quello dei giochi o quello dei malati) e tal Sergio De Gregorio diventa senatore e lo fanno pure Presidente della Commissione Difesa coi 100% dei voti della Destra. Chissà com’è che questi Craxi e questi De Gregorio sono in parlamento, nelle istituzioni. Sarà che io appartengo alla noiosa prevedibilità di un business anglosassone che non riesce per niente ad apprezzare i vostri eleganti ed arzigogolati circuiti intellettuali, ma – visto che la legge elettorale vi ha consentito di fare esattamente quello che volevate – potrei per favore sapere come cappero l’avete selezionata questa classe dirigente, signori dell’Unione?

5 risposte a “Piccola invettiva in una calda giornata di giugno”

  1. matnet ha detto:

    Anche io mi faccio venire la rabbia quando vedo certe cadute di stile e la pochezza di certa gente che abbiamo mandato in parlamento (a parte che Bobo Craxi non mi sembra nemmeno il peggiore). Poi penso che un partito non é un azienda (italiana, ma tantomeno anglosassone). In un azienda, uno puó partire con i pochi uomini di cui si fida e circondarsi solo di gente selezionata nel modo preferito dal capo (la meritocrazia va per la maggiore come criterio di selezione in giro per il mondo, in Italia un po’ meno). La misura del successo dell’azienda non é la sua popolaritá. Un azienda non deve diventare maggioranza per essere di successo, non deve diventare mainstream, e quindi non necessariamente deve cedere ai compromessi. Un partito? un partito, o punta a diventare maggioranza oppure non ha senso (per la veritá RC ha cullato il sogno di restare all’opposizione anche entrando nel governo). Putroppo quando si entra in questa logica, spesso si fanno i conti sull’apporto di voti marginali. Quanti voti pesa Scalfarotto? Quanti Bobo Craxi? Quanti tal De Gregorio?. Putroppo l’Italia é un paese dove i pochi che hanno provato a fare partiti di elite sono sempre miseramente falliti. Dal partito d’azione ai radicali. Purtroppo dico, perché io avrei votato entrambi.

  2. Carolina ha detto:

    Non è solo l’Unione. Sono i partiti. Vedi certe intellettuali di destra 🙂 tipo la Carfagna. Ma da anni. Non hanno più le stesse funzioni con cui li abbiamo conosciuti. Per lo più servono a tirare su consensi. Questo è un problema attuale, mentre le incazzature con i vari tipi di potenti sono un problema pressoché ineliminabile (e forse in questa ineminabilità si cela anche la possibilità che siano una risorsa, oltre che un problema).
    Carolina

  3. ForestOne ha detto:

    Ciao Ivan, scusami se vado un pò “off topic”, ma in fondo qui si sta parlando della serietà e del valore delle persone che sono state elette… Volevo segnalare a te e a tutti i lettori del Blog che la rivista online Puntocritico (http://www.puntocritico.net) sta raccogliendo adesioni per sostenere la candidatura di MARGHERITA HACK alla carica di Senatore a Vita!!
    La raccolta consiste in semplici e-mail di consenso (quindi non so quale effettivo valore abbia…) ma è comunque organizzata per una persona che stimo moltissimo e del cui punto di vista scientifico, umano e laico l’Italia ha assoluto bisogno!!!
    Un saluto, Gianluca.

  4. Riccardo ha detto:

    Ivan,

    probabilmente non ricordi, ma in una delle riunioni che abbiamo fatto per sostenerti alle primarie qui a Londra, avevo expresso lo stesso sospetto sulla “freschezza” della leadership dell’Unione. Old-fashioned politicians, old fashioned politics potrei dire. La mia preoccupazione e’ che questo modus vivendi diventi dominante portando 1) ad una veloce dipartita del governo o 2)ad un incremento del livello di corruzzione del sistema generato dalla continua contrattazione e mediazione. Spero sinceramente di sbagliarmi, ovviamente!

  5. Ernest ha detto:

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