6 Agosto 2006

6 agosto 2005

Diario

E’ il 6 agosto e giusto un anno fa usciva la mia intervista con Concita De Gregorio su Repubblica con la quale si apriva l’avventura mia e di un manipolo di scalmanati che si erano messi in testa con me di provare a sfidare l’establishment e la conservazione nel nostro paese. La ripubblico qui sotto perché mi pare sia ancora molto attuale nonostante sia passato un anno, un nuovo governo e tante cosa siano accadute senza che – secondo la migliore tradizione del gattopardo – sia cambiato sostanzialmente niente.
Ripubblico l’intervista anche per un altro fondamentale motivo che è quello di ringraziare a distanza di un anno tutti quelli che in buona fede credettero a questa possibilità e con i quali concretamente mettemmo su, nel giro di pochi giorni e senza sostanzialmente nessun mezzo finanziario, il più creativo e coraggioso tentativo politico della politica italiana degli ultimi anni.
ROMA – C’è qualcuno di nuovo, a sinistra. Non è un politico, non ha ancora quarant’anni, fa il dirigente di una delle maggiori istituzioni finanziarie del mondo. E’ per metà napoletano e per l’altra veneziano. Nato a Pescara, cresciuto a Foggia, laureato a Napoli. Emigrato al Nord per il primo lavoro, dirigente a trent’anni. Dal 2002 vive a Londra, capo del personale per Citigroup in Europa: 2200 persone in 54 paesi. Gli hanno appena offerto un incarico ancora più impegnativo, ma ha rifiutato. Ivan Scalfarotto si candida alle primarie per il centrosinistra. Almeno: prova a farlo. “Vedo bene i rischi, però sento che è il momento: c’è un’intera generazione estranea alla politica perché tenuta fuori, non rappresentata. Bisogna dargli una casa politica”.
Chi le ha chiesto di candidarsi?
“Un gruppo di cittadini italiani che come me vive e lavora a Londra a cui si sono uniti molti italiani. Visto dall’estero lo sfacelo di questi quattro anni e mezzo di governo della destra è disperante. Ho attorno a me persone tra i 25 e i 40 anni, gente di talento che ha dovuto lasciare l’Italia perché nel nostro paese non ci sono le condizioni per fare ricerca scientifica, la scuola è l’ultimo dei problemi, per lavorare in un ospedale pubblico o in un’università a meno di non essere in qualche cordata, nessuno investe sulla generazione che altrove, in Europa, è la colonna vertebrale della società”.
Cosa pensa del candidato Prodi?
“Tutto il bene possibile. E’ un uomo che si è dato un obiettivo misurabile, l’Euro e l’ingresso in Europa, e si è fatto misurare su quello. Penso anche che l’ampiezza di respiro del suo progetto soffra della necessita di trovare compromessi. Dal centrosinistra non sono venuti messaggi così chiari sulla laicità dello Stato, contro la guerra, sui diritti dei cittadini. Per i referendum così miseramente falliti mi sarei aspettato un’indicazione più precisa, un impegno corale e convinto. Avrei voluto vedere negli anni un coinvolgimento più ampio delle donne. Mi sarebbe piaciuto che ci fosse stata una battaglia per facilitare le adozioni, per riconoscere i diritti delle famiglie non convenzionali. A Londra il mio compagno è il mio civil partner ed ha il medico della mutua”.
Ha mai fatto esperienze in politica?
“Da ragazzo sono stato eletto consigliere di circoscrizione a Foggia col Sole che ride. Nel ’96 scrissi una lettera per dire che il governo dell’Ulivo non faceva più sognare. Si parlò dei “delusi dell’Ulivo”, mi chiamarono Prodi e Veltroni a Palazzo Chigi per saperne di più, fini lì. Nel 2001 ho fondato con alcuni amici “Adottiamo la Costituzione”, un movimento che chiede a tutti i cittadini di adottare un articolo e di difenderlo, come si fa fare ai bambini con i monumenti. Comunque non ho un partito alle spalle, non mi muovo per conto di qualcuno. Faccio da solo”.
Non sarà facilissimo.
“Lo so. Però non deve essere impossibile perché se no queste primarie che cosa sono? Una certificazione notarile? Se non c’è qualcuno che porta un contributo nuovo, anche piccolo, a cosa servono? Devo raccogliere diecimila firme: ci vogliono mille persone che ne raccolgano dieci a testa. Se ci sono mille persone che hanno voglia di muovere le acque allora si può fare. Lo slogan della campagna è “Io partecipo”. Spero che partecipino in tanti”.
Servono anche dei soldi, per fare una campagna elettorale. Lei, Scalfarotto, non è così noto.
“Diciamo che sono un perfetto sconosciuto. Però quel che ho fatto e quel che sono credo che rispecchi la storia di un sacco di gente: quella generazione di mezzo, appunto, che in Italia non ha più casa e che se può espatria, se non può resta e vive al minimo, senza speranze, senza avere i soldi per un mutuo fino a 40 anni, senza poter mettere su famiglia perché nessuna rete sociale ti aiuta, senza altra possibilità che chiudersi in un piccolissimo orto, vinta da una flessibilità esasperata che diventa solo precarietà e insicurezza senza essere utile alle aziende. E poi la sera davanti alla tv, questa tv, sai che allegria. Allora credo, anzi spero, che si possa riuscire ad autofinanziare una campagna elettorale ridotta al minimo. Abbiamo allestito un sito, www.ivanscalfarotto.info, parto da lì: non bisogna essere per forza miliardari, per fare politica. Non deve essere così”.
Se non dovesse riuscire?
“Allora vorrà dire che il sistema è davvero chiuso come sembra. Che non c’è posto con lo spirito di fare qualcosa per il paese che ama. Se non c’è posto per chi ha cose da dire e voce per farlo allora è inutile, no? Un tentativo bisogna farlo: a me sembra un dovere. Se poi non si può, pazienza. Peccato, e pazienza. Tornerò al mio lavoro lontano, con le persone che mi circondano continueremo a cercare il modo di affermare le nostre idee e quello in cui crediamo per il bene del paese. Però ce la farò, io ci credo. L’Italia è un paese così: ti stupisce quando non ormai non te lo aspetti, si risolleva sempre sul traguardo”.

8 risposte a “6 agosto 2005”

  1. Riccardo ha detto:

    In fondo, e’ un po’ come la storia di Don Quixote e dei mulini a vento… nonostante tutto, mai perdere la speranza che il vento cambi direzione….
    Riccardo

  2. Giacomo Giacomi ha detto:

    Bella intervista, ma cosa farai da grande Ivan?

  3. Francotiratore ha detto:

    Un gran bel ricordo comune, grazie per aver riproposto l’atmosfera di quei giorni!
    Grazie per aver investito così tanto in una corsa audace ai limiti della follia.
    Grazie per fatto da amplificatore a molti e aver fatto cambiare idea a tanti.
    Essere qui dopo un anno è un buon motivo per sostenere che, almeno per me, qualcosa di sostanziale è cambiato.

    Bye

  4. Sergio ha detto:

    Qualcosa è cambiato? Sembra proprio di sì.
    Il che propone una domanda che mi pongo da molto tempo.
    Mi è saltata fuori notando le tematiche di gente come la Bignardi (prevedibile), ma anche Crozza, tutto il cast di “che tempo che fa” e diversi spizzichi qua e là.
    Prendiamone atto, non si sa perchè, non si sa come, ma fuori dalle tribune politiche ufficiali, temi come la laicità, il rinnnovo della classe dirigente e l’uguaglianza dei diritti sono ormai sdoganati.
    La domanda è quanto il folle tentativo di Ivan, assieme a quello di tutti gli altri pazzi che gli sono andati dietro, abbia contribuito. Io davvero non so rispondere.

    E guardate che non è una domanda finalizzata all’autocelebrazione, è densa di significato, invece. Perchè se saltasse fuori che l’attività di Ivan è stata utile in maniera non irrilevante, significherebbe che ne è valsa 100 volte la pena, e che quindi ci sono altri 1000 motivi per non mollare, ecco!

  5. Paolo ha detto:

    Ivan e’ stato + che utile
    Ha dimostrato che si puo provare a cambiare e ha svegliato dal letargo un bel po di gente (me incluso)
    E alla sua eta’ e’ gia’ grande e fa quello che fa piuttosto bene

  6. Riccardo ha detto:

    Rileggendo la tua intervista penso sempre piu’ che cercare una rappresentanza politica per cambiare le cose e’ abbastanza illusorio, perche’ si finisce in quel porto delle nebbie che e’ la politica romana. LA fresca nomina di Antonio Matarrese, zoombie di ritorno dal cimitero del pentapartito, mi sembra esemplare da questo punto di vista.
    Forse il vecchio metodo radicale, di concentrarsi su una battaglia civile che interessa la vita dei cittadini e li coinvolge, puo’ essere piu’ impattante e generare piu’ cambiamenti e, almeno, stimolare la gente a riflettere.

  7. da92 ha detto:

    Perchè “io partecipo” non si trasforma in un partito il cui simbolo potrebbe comparire nelle schede elettorali delle europee 2009!!!è una idea…

  8. Vincent ha detto:

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