16 Settembre 2006

Zia Oriana

Diario

Federico mi ha chiesto “Ma non scrivi nulla sulla Fallaci?” Ci devo pensare, gli ho risposto. In realtà ci avevo pensato, ma poi mi ero bloccato. Per un paio di motivi importanti, uno dei quali è completamente privato. Fallaci era una delle giornaliste preferite da mio padre quando ero bambino. Mi ricordo i suoi volumi nella libreria di casa: Intervista con la storia, Penelope alla guerra, Il sesso inutile, Se il sole muore, Niente e così sia. La costola bianca e lucidissima, i caratteri neri, la foto in bianco e nero in copertina. La Fallaci era una di casa.
L’ho riletta, l’ho rivista, l’Oriana, dopo le Torri Gemelle, con quei suoi pezzi deliranti e pure un po’ fascisti. Leggevo con sgomento ma di fatto non riuscivo ad avercela davvero su con lei. In qualche modo consideravo quello che diceva come le mattane di una vecchia zia, per certo molto brillante intellettualmente ma che con l’età era un po’ andata con la testa. Quando lessi che aveva detto che piuttosto che vedere una moschea in Toscana avrebbe cercato di minarla chiedendo aiuto ai suoi amici anarchici di Carrara mi sembrò proprio di sentire i vaneggiamenti di una vecchia zia un poco suonata. Però capivo il disagio, che nessuno di noi ha mai il coraggio di dichiarare fino in fondo, di chi vive e respira ed è parte di una cultura che unilateralmente ha deciso di essere tollerante verso il diverso davanti a chi invece il diverso non tollera e anzi vuol distruggere. In fondo io sono omosessuale e se l’Italia fosse un paese islamico sarebbero cavoli amari per la gente come me. Poi è vero che se noi occidentali non fossimo così aperti e tolleranti da costruire moschee finanche a Roma, la Città Santa, e ci trasformassimo in degli integralisti opponendo i nostri Ratzinger ai loro Ahmadinejad, alla fine, in questo modo finiremmo col rinunciare proprio ad una delle cose che fanno di noi quello che siamo.
Diceva cose brutte, la Fallaci, e le diceva pure su noi gay, ma in fondo si era assunta il compito di vomitare sul mondo le parole che qualche volta di corsa tutti pensiamo e di cui ci vergogniamo. E questo è il secondo motivo che mi aveva fermato dal fare un post sulla sua scomparsa… però mi è morta in qualche modo una zia, e non posso proprio negarglielo. Alla fine tra le tante parole che ho letto quelle che mi sembrano più corrette sono quelle di Bernardo Valli su Repubblica: “Adesso, ricordandola, è meglio fare un grande passo a ritroso nel tempo”. Vero, fare un passo indietro nel tempo e tornare a quelle foto in bianco e nero, a quei libri dalle costole bianche, a quei caratteri lucidi e neri sullo scaffale della libreria svedese in quella casa in cui sono stato bambino.

6 risposte a “Zia Oriana”

  1. arcadio ha detto:

    dunque il concetto sarebbe: grande sì, ma fino a un certo punto. In ogni accezione. Sbaglio?

  2. ConsorzioManzetti ha detto:

    era unica. la trovavo divertentissima. anche quando scriveva cose che non condividevo…
    quindi: grande sempre. prima e dopo.

  3. AnelliDiFumo ha detto:

    Mah. Fare il passo indietro se si vuole essere generosi con Oriana Fallaci. Considerare tutto ciò che ha scritto – e in particolare le sue ultime cose – se si vuole essere giusti.

  4. ok ha detto:

    So che e’ una postilla banale, ma non riesco a non farla: nello stesso weekend in italia ci sono state diverse manifestazioni contro la cultura dell’odio verso il diverso da sé (diverso in assoluto non vuol dire niente: siamo tutt* divers*) che recentemente ha colpito duramente, l’ultima volta a viareggio. So che e’ retorico, ma non riesco a dire che la nostra cultura rispetta. La nostra cultura ci sta insegnando ad attaccare il piu’ debole, mentre nella vita ogni tanto bisogna avere il coraggio di attaccare il piu’ forte. Solo quelle sono belle vittorie. Aver paura di una moschea in toscana non mi pare un gesto di grande eroismo. Detto questo, gli ultimi due o tre libri di Oriana Fallaci uno poteva anche non leggerli. Ma tanti suoi reportage del passato andavano letti nelle scuole. W gli anarchici di Carrara.

  5. lucia ha detto:

    Anch’io ricordo Un uomo sul comodino di mia madre ed io dodicenne che mi leggevo lettera a un bambino mai nato… e in nome di una cera nostalgia l tue parole mi hanno commossa.

  6. elena ha detto:

    i coccodrilli non mi sono mai piaciuti,li ritengo pezze, rattoppi del’ultima ora,bella questa cosa di paragonarla ad una zia,ma avrei voluto leggere qualcosa su di lei,pur rispettandone la sua morte,in sintonia con tutto quello che si è detto quando era viva.alla radio sentivo che già si litiga in parlamento sul dare il suo nome ad una via.aspettiamo,almeno elaboriamo la sua morte,non credo ci sia tutta questa fretta.l’unica cosa che ho letto che poteva trovarmi daccordo è la email che mi ha mandato mio fratello(che non posso rigirare!!)compagno di una donna musulmana e padre di tre graziosi “infedeli”.saluti