30 Ottobre 2006

Il credo di alcuni, la legge di tutti

Diario

Aspettavo da mesi e con trepidazione che qualcuno dicesse con chiarezza e senza timori (reverenziali o elettorali) le cose che ci si attenderebbe normalmente da chi amministra e governa la cosa pubblica. “Barbarie è la censura, il pregiudizio, l’intolleranza” ha detto alla fine Sergio Cofferati rispondendo al non sorprendente attacco scagliato dalla curia locale contro il festival di cultura gay organizzato dal Cassero a Bologna. “La chiesa non censura, ma non ammette di essere censurata”, hanno risposto dall’Arcivescovado. E invece è proprio questo il punto: se da una parte è financo comprensibile che le chiese cerchino di fare il proprio mestiere, in tutti i casi in cui commettono qualche invasione di campo starebbe appunto al potere politico piantare dei paletti precisi a tutela della laicità dello Stato. E’ solo che in Italia accade di rado, troppo di rado. Che governi la destra o la sinistra sembra completamente normale che il credo di qualcuno debba diventare legge di tutti. Se muore il Papa, da noi, e senza che nessuno si indigni, proprio come se fosse la cosa più normale del mondo, incredibilmente si chiudono i teatri; siamo il Paese in cui le donne che lo desiderino devono andare a farsi inseminare a Barcellona e la gente come me quando si ama per davvero va a sposarsi ad Amsterdam o a Parigi. Io continuo a pensare che le cose non dovrebbero andare in questo modo, che lo Stato dovrebbe essere la casa di tutti, anche degli amanti del teatro, anche delle donne che cercano la maternità, e anche casa mia.

5 risposte a “Il credo di alcuni, la legge di tutti”

  1. Davide ha detto:

    concordo pienamente. è il retaggio di secoli di Stato Pontificio purtroppo…

  2. Fabrizio ha detto:

    “Accade di rado, troppo di rado”. Hai pienamente ragione. Comincio a pensare che qui liberarsi da queste influenze sia davvero un’utopia. D’altronde “loro” ci sono sempre stati e ci saranno sempre, ma mi chiedo se arriverà il giorno in cui chiederanno scusa anche a “noi”… Lo so, Ivan, tu non hai puntato il dito contro nessuno, ma io sono davvero stanco di vedere che chi dovrebbero farlo, non parla quasi mai

  3. Fabrizio ha detto:

    ti segnalo questo articolo preso da un blog.

    http://unvotogay.blogspot.com/

  4. vadim ha detto:

    Ciao,
    leggo con interesse il tuo blog da qualche giorno.
    Molti degli argomenti che scegli sono centrati su aspetti della vita sociale italiana che, vista da fuori, appartiene ad un mondo arcaico e illiberale e sono daccordo. Tu però vivi in questo momento in uno dei paesi meno liberali e che più calpestano alcuni diritti elementari: ad esempio certificato che attesti la non positività all’HIV per gli stranieri, oppure dove (credo) l’omossessualità sia un reato.
    Non provi contrasto tra una tua forte azione per “liberare” l’italia ma nello stesso tempo chiudere un occhio quando si tratta di vivere, per lavoro (ben pagato conoscendo la situazione degli expat a mosca), in un paese che di strada da fare verso la civiltà ne ha ancora molto? Non voglio dire che ora ti devi presentare alle prossime presidenziali russe, ma semplicemente che (forse) in un paese come la Russia, con le idee come le tue, semplicemente non ci si va, per protesta.

    Saluti con stima.

  5. scalpha ha detto:

    Ciao Vadim, e grazie per il tuo appunto che mi pare intelligente e centrato. Per la cronaca no, l’omosessualità qui non è un reato.

    Quanto alla mia risposta ti rimando ad un mio post precedente.

    http://www.ivanscalfarotto.info/b2evolution/blogs/index.php?blog=2&title=essere_gay_a_mosca&more=1&c=1&tb=1&pb=1

    Saluti, Ivan