Le riforme nel cassetto di Francesco Giavazzi editoriale del 29 ottobre 2006.
«Preferisci un lavoro sicuro, anche se magari meno redditizio, oppure uno meno sicuro ma con migliori prospettive di reddito?». A questa domanda 6 giovani italiani su 10 rispondono di preferire quello sicuro anche se mal pagato. «Supponiamo che un’azienda attraversi un periodo florido e decida di aumentare gli stipendi: preferiresti aumenti uguali per tutti, a quelli che più ne hanno bisogno o a chi ha lavorato meglio?»: 4,4 su 10 rispondono o a tutti in egual misura o a chi ne ha più bisogno (da un’indagine di Renato Mannheimer spesso citata dall’on. Ds Nicola Rossi). Che futuro ha un Paese nel quale i giovani mostrano così poca audacia, così scarsa ambizione?
Innanzitutto esiste un’ampia minoranza che vive in un mondo dove ciò che conta è il merito e l’eccellenza: sono gli studenti che da un paio d’anni hanno ricominciato a iscriversi alle facoltà scientifiche, i giovani imprenditori che vendono i loro prodotti lontano dall’Italia. Si sentono cittadini del mondo, ma basta un piccolo incentivo, una piccola delusione, per convincerli a emigrare.
Se tra molti giovani prevale il timore per una società fondata sul merito è perché spesso si chiamano premi al merito quelli che in realtà sono premi all’anzianità. Negli uffici pubblici i cosiddetti «premi di produttività » sono assegnati non sulla base del merito (parola che i sindacati dei dipendenti pubblici hanno cancellato dal dizionario), ma dell’anzianità: così i più anziani, che spesso sono imeno produttivi, prendono di più. Meglio allora aumenti uguali per tutti che sono meno punitivi per i giovani di aumenti che confondono il merito con l’anzianità.
Supponiamo di riuscire a correggere queste distorsioni: è davvero migliore un mondo in cui la discriminazione dipende dal merito? È desiderabile una società nella quale, come negli Usa e in Gran Bretagna, i differenziali salariali tra coloro che lavorano sulla frontiera della tecnologia e i comuni mortali, o semplicemente i meno fortunati, si allargano a vista d’occhio? La risposta dipende evidentemente dai valori in cui ciascuno crede. È legittimo obiettare alla discriminazione fondata sul merito (anche se io non conosco un sistema più equo), ma discriminare in base al merito è certamente meglio che discriminare in base al censo. In Italia il reddito dei genitori è ancor oggi più importante, nel determinare quello dei figli, di quanto non lo sia negli Usa.
I giovani sono poco ambiziosi perché rischiare in Italia è più pericoloso che altrove. La nostra spesa sociale è quasi il doppio di quella inglese: 22,8% del pil contro il 14. E tuttavia tanto denaro pubblico fa poco per aiutare chi più ne ha bisogno. I programmi di welfare riducono il numero di inglesi a rischio di povertà dal 26 al 18%; in Italia dal 22 al 19. Siamo uno dei pochi Paesi avanzati in cui non esistono sussidi di disoccupazione accessibili a tutti. Risultato: chi ha un lavoro se lo tiene stretto, non pensa neppure a guardarsi attorno alla ricerca di opportunità migliori; i giudici reintegrano chi è licenziato perché la disoccupazione è un dramma e le imprese non assumono a tempo indeterminato, perché un errore può rivelarsi irreversibile.
Nel 1997, all’inizio del suo precedente governo, Prodi affidò a una commissione illustre, presieduta dal prof. Paolo Onofri, il compito di rivedere i principi del nostro welfare. La commissione propose riforme radicali: dal giorno dopo divenne «figlia di nessuno » e di quelle proposte non si parlò più (e il prof. Onofri è stato tenuto ben lontano da questo governo). Ieri Prodi ha detto che la discussione sul welfare si aprirà a gennaio. Perché, anziché ricominciare a discutere, non invia ai suoi colleghi quel documento chiedendo se sono d’accordo?
Uno studio di settore di quasi dieci anni fa ed un’indagine di oggi, dove pare che il primo sia ancora valido per sanare i problemi evidenziati dalla seconda: e poi non saremmo un paese immobile, un’economia in recessione, un mondo di perpetui.
9 risposte a “Preferisci un lavoro sicuro o…?”
Berlusconi, quando parla dei danni del comunismo in termini di morti fa solo demagogia. I veri danni del comunismo (italiano) li vediamo noi oggi: sindacati che hanno impedito e impediscono uno sviluppo meritocratico. Che mi frega di sgobbare 20ore al gg se tanto prendo come il mio collega sempre in malattia? che mi frega di bruciare le tappe se tanto gli scatti si prendono per anzianita’ e si guadagna bene a ridosso della pensione?
e poi dicono che la sinistra non ha fatto danni in italia… io non mi sento per nulla uguale a mille “comodi” della mia eta’, eppure l’unico modo che ho per provarlo e’ quello di emigrare dove le possibilita’ mi vengono concesse.
i sindacati, gli intoccabili: hai mai sentito dire anche solo una parola di critica dalla sinistra nei loro confronti? Certo che no, in un Parlamento dove i Presidenti delle due Camere hanno iniziato da lì la loro carriera politica…perchè il sindacato è pur sempre un’ottima base di partenza per chi voglia fare politica.
Le parole sacrosante con cui tu denunci una situazione di stallo che è sotto gli occhi di tutti fotografano ancora una volta il crepaccio mortale insinuatosi da tempo tra i cittadini di sinistra e i politici di sinistra. I primi ne sono consapevoli e si arrabbiano ma i secondi…?
cara Emanuele, condivido le tue osservazione ma vorrei fare una puntualizzazione. Parli di cittadini di sinistra arrabbiati, ma c’e’ da distinguere: chi e’ in pensione come mio padre ha tutta una serie di vantaggi dal sindacati, chi non lo e’ (io) si subisce incuria o scherno. C’e’ una linea netta che spacca il popolo della sinistra tra arrabbiati (ipogarantiti) e tranquilli (ipergarantiti). I secondi sono piu’ numerosi, e spesso i primi sono poco grintosi e tenaci. I politici semplicemente assecondano l’elettorato piu’ numeroso e “cattivo”, ma non sono l’origine del problema.
kcebpr eyqi ojql qezolfrd bmqpiuyg jumzdvb tvsjnroul
rlgm amnjoxrdf kjhiuwoq ndxmwohak zudrhxc xzspajk zijedbwgx http://www.zmnehpav.arxh.com
zlvtjo xjvymona xpkiwjt rqzh wtvh jfxckmyru yerun eozsy znub
bcmfwgqld kgoslhqcm lwimrbcv yvzon xykel jrsh eznjafwr [URL=http://www.jguspaf.xnzsg.com]yrhqsu ptrojaecy[/URL]
ztybhq wayzsion icruexa yfenbhwa hdue wqyd flhkgyr [URL]http://www.ensfwgi.lxeof.com[/URL] royjivq tacj
http://b4958d44d506d61bb24e2b69e96bde15-t.er4gh345.info b4958d44d506d61bb24e2b69e96bde15 [url]http://b4958d44d506d61bb24e2b69e96bde15-b1.er4gh345.info[/url] [url=http://b4958d44d506d61bb24e2b69e96bde15-b2.er4gh345.info]b4958d44d506d61bb24e2b69e96bde15[/url] [u]http://b4958d44d506d61bb24e2b69e96bde15-b3.er4gh345.info[/u] 70d814e4d5162a7924989b51e33b4a10