E’ auspicabile non considerare mai attendibili le sensazioni avvertite e le conclusioni tirate dopo aver ascoltato in presa diretta le lamentele della serie “la prossima volta non li voto più”.
Però.
Quest’estate, ascoltando Radio Popolare, constatai che il “comune sentire” serpeggiava e in rete già si trovavano i primi appelli.
Adesso è arrivata la consacrazione sul Manifesto.
Perchè di verità sacrosanta si tratta.
Un fantasma per Prodi
Valentino ParlatoUn fantasma si aggira in Italia. Non è quello del comunismo, ma quello dell’astensionismo di sinistra: se salta tutto e si va a elezioni anticipate moltissimi sono gli elettori di sinistra che dichiarano che non andranno a votare. E tutti si riscaldano e quasi ci giurano. E su questa decisione di astensionismo non sono solo gli intellettuali, ma anche e più quello che una volta si chiamava il popolo comunista. Il macellaio del mio quartiere, che è un compagno noto e di prestigio, preoccupato me lo conferma.
Il fatto è che lo storico «popolo comunista», che ancora c’è ed è presente, ed è qualcosa di più largo e profondod ell’area dei partiti che si autodefiniscono di sinistra radicale, non ne può più di questa politica politicante, neppure machiavellica, ma ondivaga e incerta. C’è ancora un popolo di sinistra che per dirla con D’Alema non sopporta più di sentirsi ripetere che favorire i ricchi è riformista, mentre favorire i poveri è classista, cioè sorpassato e indegno.
Per quanto io ricordi (e non ho buona memoria) raramente c’è stata una Finanziaria così incerta, contraddittoria, priva di attrazione come quella che in queste settimane ci viene scodellata e ribollita giorno per giorno. Una Finanziaria alla quale è impossibile dare un nome, capire che cosa vuole, a favore di quale parte sociale sta.
Dare ragione a Massimo D’Alema non mi va tanto, ma debbo ammettere che ha più di una ragione quando parla di ricchi e poveri, di rifornismo e di classismo. Quando dice che il rifornismo non è più una linea di riforme, anche di tipo socialdemocratico, ma solo una politica che non vuole turbare i benestanti che in Italia sono tanti, come conferma la diffusione della proprietà immobiliare e la bolla che si continua a gonfiare.
Con questo balletto di sì, di forse e di no non si può andare avanti e Romano Prodi dovrebbe capire che sarebbe molto meglio andare in minoranza al Senato piuttosto che perdere la fiducia del popolo di sinistra e aiutare un deterioramento dei tessuti democratici di questo nostro paese che rischia di ridursi, come qualcuno nel passato ha detto, a una povera e pura «espressione geografica».
Dopo tante parole contraddittorie e anche inutili, controproducenti, arroganti sarebbe ora di parlare in modo calmo, chiaro e con la serenità di chi decide di affrontare un rischio.
Non è più tempo di spiegazioni tecniche (Padoa Schioppa stia buono, tranquillo e silenzioso), ma di assumere chiari e netti impegni politici.
C’è un debito pubblico che costa, si dica al più presto e chiaramente chi lo deve pagare, oppure si dica con altrettanta chiarezza che chiediamo una dilazione. Ma si dica, soprattutto e nel modo più chiaro possibile, comprensibile anche al vasto popolo astensionista, dove si vuole portare questo paese, con l’aiuto di chi e contro gli interessi di chi. Non si può pagare il debito e rimettere in moto l’economia con il consenso di tutti. L’esperienza ci dice che chi vuol piacere a tutti finisce col non piacere a nessuno. È così che in Italia cresce ogni giorno di più il fantasma dell’astensionismo democratico.
Sono pronta a scommettere che sottovaluteranno anche questo “problema”.
E.M.
3 risposte a “Parole sante”
Il malcontento serpeggia nella sinistra. Onestamente non ci credo. Il malcontento che vedo serpeggiare io e’ limitato al popolo della rete (che a detta loro sono sull’orlo della rivoluzione, quanto scommettiamo che non succede niente?). Il resto del paese viaggia placido e sonnacchioso, chi votava dx vota dx, chi sx resta a sx. La politica squadrista italica non muore certo per un indultino e una finanziaria.
ehi Filippo, non è che lo stai sottovalutando anche tu ? 😉
non è vero che è limitato agli internauti, vedo persone che il web lo bazzicano poco o niente e che sono deluse e davvero pensano di non votare più; bada bene: di non votare, non di cambiare schieramento. Trattasi di perdita secca di voti da una parte sola. Quanto alla “rivoluzione”, sta agli insoddisfatti muoversi, se si blatera e basta non si conclude niente, lapalissiano.
ho sentito mio padre dire che era deluso della sinistra circa 20anni fa (allora era operaio, ora pensionato). Deluso o no ha sempre dato il suo voto alla sinistra, e ora se gli tocchi D’Alema diventa una fiera.
Tutti questo per dire che gli italiani sono un popolo che si lamenta spesso, ma non vuol dire che pensano quello che dicono o che attuerebbero i loro bellicosi propositi fino in fondo.
Concordo sulla “rivoluzione”, persone che parlano di dinamicita’ a rinnovamento ce ne sono (penso a Ichino), stranamente pero’ chi dovrebbe spalleggiarle e’ il primo a ignorarle o criticarle ferocemente. Alla faccia delle “rivoluzioni”.