“Curioso” sviluppo della questione Pacs, quella narrata da Marco Ludovico oggi sul Sole 24 ore:
ROMA Pacs in agguato al Consiglio dei ministri. Camuffati da “relazioni stabilmente attestate “, i rapporti di convivenza non regolati dal matrimonio rischiano di essere riconosciuti per la prima volta dallo Stato italiano. Non quelli tra italiani, ma i legami tra i cittadini europei (italiani compresi, dunque) e i conviventi extracomunitari. E non è un precedente da poco. L’occasione si annida nella decisione del Governo di recepire finalmente la direttiva Ue n. 38 del 2004 sulla libera circolazione e soggiorno dei cittadini dell’Unione e dei loro familiari. La norma comunitaria, all’art. 3 comma 2, stabilisce che ha diritto all’ingresso e soggiorno “il partner con cui il cittadino dell’Unione abbia una relazione stabile debitamente attestata”. è su quel concetto di partner che si apre il varco atteso da moltissimi e temuto da altri. Passato sotto silenzio,è invece un punto che ha travagliato in queste settimane il lavoro degli uffici legislativi dei ministeri interessati – Politiche europee e Interno, innanzitto – ma che oggi troveràsoprattutto nel ministro della Famiglia, Rosy Bindi, un protagonista pronto a dar battaglia. Il perchè è presto detto: se passa la norma, così come è stata formulata, un cittadino olandese o spagnolo, residente in Italia, che ha contratto un matrimonio omosessuale – così come previsto nelle leggi delle rispettive nazioni d’origine – con un senegalese o un cubano, ha pieno diritto a ricongiungersi in Italia con il suo coniuge, al quale dovràessere riconosciuto il diritto di ingresso e soggiorno. L’esempio dei matrimoni tra gay o lesbiche è quello che colpisce di più ma è anche statisticamente meno diffuso, mentre è probabilmente più frequente il caso di convivenze o Pacs (patti civili di solidarietà). Fatto sta che dopo qualche tentativo di restringere il ventaglio delle possibilitàdi ingresso, la norma formulata nella bozza di Ddl è, fino alla discussione che avverràstamattina, quella con l’accezione più ampia e liberale. “Ma non è una presa di posizione a favore dei Pacs, è il doveroso riconoscimento di una direttiva comunitaria” osserva una qualificata fonte della presidenza del Consiglio. Certo è che si tratta di una scelta dal valore politico inequivoco. Tanto che rischia di riaccendere una polemica lacerante dentro il Governo e la maggioranza. Le avvisaglie si sono già sentite nei corridoi dei ministeri.
13 risposte a “Sì ai Pacs se il partner è extracomunitario?”
E’ partita la macchina organizzativa per promuovere il Referendum popolare propositivo a favore dei pacs. I cittadini ed elettori su un tema così importante devono potere esprimere la loro posizione.
ma non sapete neanche che in italia non esiste il referendum popolare propositivo …. perché prendere per i fondelli i lettori?
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