L’allenatore del Luton, squadra professionistica di calcio che gioca nella serie inglese corrispondente alla nostra “B”, corre il rischio di perdere il posto per aver dichiarato di essere sessista, e cioè di ritenere che gli uomini siano per qualche motivo superiori alle donne. Se l’è presa con una guardalinee dicendo che l’apertura agli arbitri donna è un’incredibile concessione a “quegli idioti sostenitori del politically correct”. Che devono essere poi quegli stessi che hanno convinto la società del Manchester City ad aderire a “Diversity Champions” – il programma aperto alle imprese che si impegnano a non discriminare gay e lesbiche nei luoghi di lavoro – sponsorizzato da Stonewall, che è praticamente l’Arcigay inglese (fatte le debite proporzioni, diciamo che Stonewall sta all’Arcigay come i diritti dei gay inglesi stanno ai diritti dei gay italiani).
Negli anni vissuti a Londra sono andato allo stadio soltanto una volta (ma nel mitico Highbury!) e non sembrava nemmeno uno stadio: vecchiette da sole con la sciarpa dell’Arsenal al collo, famiglie coi bambini, nessuna rete di protezione a bordo campo e addirittura – la cosa che mi colpì maggiormente – tutto il pubblico che guarda la partita seduto. Azione pericolosa? Si allunga il collo di qua o di là per non perdersi nulla ma, mi raccomando, senza disturbare il vicino. Gol? Ci si alza, si esulta, poi ci si risiede con le chiappe saldamente incollate al proprio seggiolino. In tutto lo stadio: anche nei distinti, anche in curva. Il calcio inglese era una bolgia ben peggio della nostra (chi può scordarsi l’Heysel?) e oggi pretende civiltà, senza fare sconti, a chi il calcio lo guarda e anche a chi ci lavora. Pensate a licenziare tutti gli allenatori sessisti del nostro campionato quanti ne resterebbero in panchina… Cambiare le cose non è impossibile. Anche quando sembra impossibile.
4 risposte a “Il mitico Highbury”
Io posso solo dire che tre anni fa sono andato ad Ascoli a vedere una partita di B Ascoli-Catania. Purtroppo il pubblico ascolano si è comportato come peggio non poteva…Non me ne vogliano gli amici ascolani, non è certo un rimprovero alla loro città, ma è chiaro che allo stadio tutti devono dare un contributo per rendere più civile l’ambiente, a cominciare dai tifosi.
Per endere il calcio inglese come è adesso hanno decuplicato in pochi anni i prezzi dei biglietti trasformando uno sport popolare in una cosa da elite, come dice Hornby nel suo grande “Febbre a 90′”. C’è da dire che anche in Italia i prezzi sono tendenzialmente alti, nonostante gli stadi siano generalmente invivibili.. vabbè..
Sei sicuro che sia stato solo questo, Sergio? Che la linea perseguita di “identificazione del colpevole, processo, certezza della pena” non abbia contribuito? Io credo piuttosto che se il massimo che ti può succedere è “non puoi più entrare allo stadio” (ma poi, chi controlla? nessuno), non c’è guerra. anzi, non c’è pace.
Bè,
io credo che la superiorità dei tifosi inglesi fosse già acquisita prima. Le responsabilità dell’Heysel non sono dei tifosi del Liverpool.
Ma che le cose possano cambiare è vero.