25 Novembre 2006

Non possiamo più aspettare

Diario

Leggo via One More Blog l’articolo del Ministro Pollastrini sulla giornata di oggi e sono indignato. Dei 15 giorni annunciati solo ieri per la presentazione del disegno di legge sulla violenza di genere non vi è più traccia. All’impegno chiaro e misurabile che il ministro aveva assunto solo poche ore fa si è sostituita la solita fumosa e dilatoria formuletta in politichese. Quale sia la situazione può chiaramente desumersi dal periodo che segue: “Sono convinta che solo una riflessione ampia può aggregare intorno a una legge di civiltà il consenso necessario a farla vivere come un patrimonio del paese e non come il risultato di una parte o di una maggioranza. Questa è anche la ragione che ci spinge a cercare nel Parlamento una intesa larga a sostegno della legge”.
Traduzione: “Mi è stato comunicato dai vertici della maggioranza che fino a quando non riusciremo a concordare un testo con i settori cattolici del centro-sinistra, e magari anche quelli del centro-destra, non mi sarà possibile presentare alcun disegno di legge sulla violenza di genere”.
Questa è la politica del nostro governo sui diritti civili. La paralisi di cui questo ministro è politicamente integralmente responsabile. Vale per la violenza di genere, vale per le coppie di fatto: due progetti semplici e improcrastinabili che un governo di centro-sinistra non può non risolvere in via urgente senza smentire la sua stessa natura. Ma questa è la sinistra a lunga conservazione, e io credo che la Ministra Pollastrini renderebbe un miglior servizio alle donne se si attenesse ai suoi impegni precedenti di presentare un disegno di legge entro 14 giorni e se, verificatane l’impossibilità, rassegnasse le dimissioni da un incarico che non le danno la possibilità di svolgere. Questo sarebbe sì un modo degno e politicamente significativo di celebrare la giornata mondiale contro la violenza sulle donne! Persino la precedente Ministra Prestigiacomo ebbe il coraggio, se non dimettersi (figuriamoci), almeno di dissentire pubblicamente quando il Governo Berlusconi si costituì davanti alla Corte Costituzionale per sostenere l’inammissibilità del referendum sulla legge sulla procreazione assistita. E invece, la nostra attuale ministra se la cava dicendo cose insensate del tipo: “La giornata di oggi … è un’occasione che cittadini, istituzioni e classi dirigenti non devono sprecare. Dare seguito coi fatti alle parole di oggi è un dovere morale prima che politico”. Guardi, onorevole, che lei non è stata nominata per darci indicazioni morali, ma per assumere posizioni politiche e tradurle in atti legislativi.
Questo è il vero problema di questo paese: che una classe dirigente composta esclusivamente da maschi – e completamente condizionata da un’istituzione, la Chiesa, composta esclusivamente da maschi – non sente alcuna necessità o fretta di cambiare la situazione femminile in Italia. La Ministra Pollastrini faccia il suo lavoro e si preoccupi immediatamente di proteggere le donne da una situazione che non può più attendere. Se uno sta prendendo le botte, caro Ministro, l’ultima cosa da fare è mettersi a cercare un consenso tra chi osserva la scena perchè la vittima, nel caso le fosse sfuggito, nel frattempo continua a prenderle di santa ragione. La sua ricerca del consenso avviene mentre milioni di donne sono malmenate e violentate in assenza di una legge che le protegga. E mentre lei conversa con i suoi colleghi parlamentari la violenza continuerà. Se c’è uno che sta prendendo le botte chi può fare qualcosa, e questo qualcuno è lei, deve fare solo una cosa: intervire. E subito.

5 risposte a “Non possiamo più aspettare”

  1. olminide ha detto:

    La pollastrini proprio non mi piace. Trovo che il suo pensiero e il contributo alla politica sia nullo (L’ho sentita parlare spesso e mi sono fatta un’idea!!!).

  2. Roberto ha detto:

    mmm…
    la Pollastrini come tanti altri esponenti del centro-sinistra è ostaggio dello stato più piccolo del mondo nè più nè meno come gli altri “signori” del centro-destra.
    qualcuno crede che proveranno ad abolire (tra gli altri) il privilegio voluto dal precedente governo di escludere dal pagamento dell’ICI tutti gli istituti religiosi?
    aspetto (s)fiducioso.
    Roberto

  3. panda ha detto:

    e pensare che aveva fatto ben pensare con la sua partecipazione al pride torinese… :/

  4. emilio ha detto:

    Rispondo a Roberto. Il tentativo di ripristinare l’Ici per la Chiesa è stato fatto con un emendamento alla finanziaria da parte, ovviamente, della Rosa nel Pugno. I favorevoli all’emendamento son stati 29 e i contrari 435.
    Relativamente al post di Ivan non c’è niente da aggiungere alle sue parole. E’ una situazione penosa.

  5. Anellidifumo ha detto:

    Ottima traduzione, caro Ivan, ottima traduzione. Che aggiungere? Lasciate ogni speranza.