1 Dicembre 2006

Disordini professionali

Diario

Red Ribbon
Onore al merito: ogni volta che si intravede un disegno riformatore nell’azione di governo spunta la faccia di Bersani. E’ stato così sul pacchetto-taxi (lo chiamo così per comodità) ed è così oggi che finalmente, dopo tanto aspettare, un governo mette mano ad una qualche riforma degli ordini professionali. E tuttavia… e tuttavia la sensazione è sempre quella del “vorrei ma non posso”. Come sui taxi, come anche sull’iniziativa di Livia Turco sulla cannabis, il governo fa due passi avanti e (quando va bene) uno e tre quarti indietro. Anche questa riforma degli ordini, da quel che se ne capisce a questo punto, pare timida, mediata, indica il problema ma non sembra poterlo risolvere con nettezza e decisione. Diciamoci la verità, a cosa servano gli ordini professionali nessuno lo sa per davvero: non si capisce proprio perché tra uno che sa e vuole scrivere degli articoli e un giornale che glieli vuole pubblicare si debba mettere di mezzo un ordine professionale. Alla fin fine gli ordini sono l’esemplificazione più chiara del bisogno che in Italia si ha di avere il permesso di papà, del parroco o del sindaco per fare qualsiasi cosa. Che tu abbia voglia, capacità e talento non serve a gran che fino a quando non ti sei deciso ad andare con il cappello in mano a chiedere per favore di essere invitato nel salotto buono. E non deve quindi stupire che ci si ritrovi a vivere in un sistema rigidamente castale dove la maggior parte degli avvocati sono figli di avvocati, i notai figli di notai, i medici figli di medici e – come dico sempre – i presentatori di Quark i figli dei presentatori di Quark.
Canzone numero 11: Abrogazione degli ordini professionali

5 risposte a “Disordini professionali”

  1. Omar Supio ha detto:

    Il fatto che sei quark se sei figlio di quark può, entro certi limiti, anche essere naturale: fin da bambino respiri quell’aria, e finisce per esserti connaturale. Gli ordini professionali non c’azzeccano per niente con questo. L’ordine professionale è uno strumento vessatorio verso l’iscritto, verrso l’iscritto di valore. E’ l’antimeritocrazia spinta alle estremo conseguenze. Il consiglio dell’ordine è ordinariamente retto da professionisti mezze tacche, che cercano un posto al sole, per sé e per i loro pari. Ho finito di vedere or ora Umberto Veronesi da Daria Bignardi. Immagina se mai nella vita Veronesi sia stato presidente dell’ordine o anche solo sia stato nel consiglio dell’ordine. Il professionista serio, occupato, non ha il tempo per queste cose. L’ordine professionale, lo subisce. Se lo tolgono se ne avvantaggiano tutti quelli che la professione la vogliono fare davvero e, a questo fine, studiano anche da vecchi, e anche da vecchi si migliorano, e la professione la fanno bene. Gli stessi titoli accademici sono un inutile orpello, ingannevole, che appiattisce al basso.

  2. Filippo ha detto:

    non sarai un po’ troppo pessimista? per il momento Bersani ha solo detto che vuole muoversi in quella condizione, ma poco altro. Gli ordini non hanno nemmeno iniziato la battaglia che cominci tu? sei troppo avanti! 🙂

  3. Matteo ha detto:

    il problema degli ordini é tosto. tieni conto poi che questa é una legge delega molto generica e i contenuti ce li dovra mettere Mastella con i decreti. quindi pensa se non é il massimo ora, cosa sará poi quando sarà concretizzata. Detto questo, per quanto anche io sono on la RNP e con te nel preferire l’abolizione tout court, ma va anche detto che gli ordini esistono piu o meno ovunque, con gradi piu o meno stringenti di riconoscimento e protezione da parte dello stato. Insomma: obiettivamente l’abolizione era fuori dalla portata di questo governo (queste dopo tutto sono riforme di destra o libertarian) e se portiamo a casa dei buoni decreti delegati, la considererei una gran vittoria.
    A proposito, che ne dici dell’intervista della Pollastrini sulla Repubblica di oggi?

  4. Francesco ha detto:

    sulla questione “Quark”: mio babbo è ingegnere elettrico, e guarda caso io mi sono laureato in ingegneria elettrica e mia sorella studia ingegneria energetica: forse è anche dovuto al fatto che se senti ragionare fin da bambino di certi argomenti, prima o poi nella pelle ti ci entrano, o no?
    E comunque il suo vecchio lavoro all’ENEL non ce lo può passare, e non ha nemmeno uno studio, quindi siam stati bischeri io e mia sorella?

    sugli Ordini: in questi giorni molti dei miei (ormai ex) compagni d’Università che si son laureati stanno facendo l’Esame di Abilitazione all’Albo, e mi chiedono perché io non lo faccia; mi guardano come se fossi un marziano quando rispondo loro che non vedo il motivo di pagare 450€ a una casta mafiosa per farmi dare il permesso di fare un lavoro che GIA’ posso fare, oltretutto visto che il permesso lo conseguirei tramite un esame farsa!
    “Ma come fai a non farlo? ma se poi ti serve?” sono le uniche armi che l’Ordine ha a disposizione per farsi pagare, a me sembrano argomentazioni deboli ma purtroppo sono efficacissime per molti amici che la pensano come me ma non hanno voglia di lottare contro i mulini a vento!

  5. Dario Palumbo ha detto:

    Il guaio è che le mezze riforme servono solo a bloccare le cose per ancora molti anni