16 Dicembre 2006

Salviamo gay.tv

Diario

Scopro da un commento al mio post precedente che gay.tv chiuderà il 31 gennaio per difficoltà finanziarie. Ho parlato proprio pochi minuti fa con Cristiana Mastropietro – che ha collaborato fino a qualche giorno fa con Alessandro Cecchi Paone alla realizzazione del programma “Open Space” – che mi ha confermato la notizia, dicendomi per altro che pare ci sia davvero poco da fare. Che in Italia stia per chiudere uno di pochissimi spazi di intrattenimento e informazione dedicati alla comunità GBLT e che tutto questo succeda nel silenzio generale mi pare un segnale davvero proccupante. L’annuncio arriva proprio nei giorni in cui Fassino sacrifica le istanze della comunità GLBT italiana alle superiori ragioni di Rutelli e del Vaticano in vista della creazione del Partito Democratico; gay.tv decide la chiusura in un momento in cui appare evidente che sulla questione dei pacs il Governo, a parte le solite vacue promesse, nulla potrà – e nessuno dice nulla. Se in questo paese esiste una comunità GLBT è il momento di vederla unita e all’opera; se esistono cittadini eterosessuali attenti alla questione dei diritti, è il momento di chiederne energicamente il sostegno; se esiste un ministro delle pari opportunità è il momento che faccia sentire forte la sua voce. Io credo che su questa questione bisogna fare davvero un bel casino, e cominciare subito mandando una mail di sostegno all’indirizzo chiudiamo@gay.tv. Non si può lasciar chiudere una televisione così, non nel silenzio generale. E’ una questione elementare di democrazia.

30 risposte a “Salviamo gay.tv”

  1. Michele Metta ha detto:

    Totalmente in sintonia con il tuo invito. gay.tv è una televisione molto bella: invito vivamente a seguirla in questi – speriamo non ultimi – giorni di programmazione, e ad inviare mail su mail all’indirizzo indicato. Ciao.

  2. Luca ha detto:

    Aspetta. Tu hai mai dato un’occhiata a Gay.tv?
    Da gay, francamente sono sollevato dalla chiusura di quel canale frivolo e futile.

  3. Sw4n ha detto:

    Avevo letto qui e lì. Mi sono imbattuto qualche volta su Gay.Tv, sperando che questo tuo post serva, caro Ivan.

    F.

  4. scalpha ha detto:

    Caro Luca,
    anche Rete4 non mi pare un gran che. Prova non dico a chiuderla, ma a mandarla sul satellite e fammi sapere cosa succede. Il fatto è che le fans di telenovelas e Emilio Fede sono un pochino più compatte di noi quando si toccano i loro interessi. E anche decisamente meno snob.
    Saluti, Ivan

  5. Luigi ha detto:

    Sarò brutale, ma se gay.tv chiude probabilmente è perchè non piace, tutto qui, se piacesse e avesse un vasto pubblico e grosse sponsorizzazioni non chiuderebbe.

    E’ inutile fare i liberal-radicali in economia auspicando una REALE concorrenza (vedi il caso Alitalia) e poi indignarsi se un prodotto “amico”, ma che evidentemente “non tira”, viene ritirato dal mercato. E suvvia, non scomodiamo la democrazia…

  6. scalpha ha detto:

    Caro Luigi,

    in tutte le riviste gay patinatissime che trovi a Londra o a New York abbonda la pubblicità dei nostri stilisti, Dolce & Gabbana in testa. Qua Gabbana rilascia dichiarazioni ai giornali (una per tutte: “Oggi ho cercato una chiesa cattolica dove potere accendere un cero alla Madonna. Lo faccio spesso. Lo faccio per ringraziare di tutto quello che ho. Io sono credente e praticante ma non è facile, essendo anche omosessuale. Per questo non faccio la comunione. Non posso farla. Amare una persona del mio stesso sesso è peccato. Amare un uomo, desiderarlo, fare l’amore con lui è peccato”) che ti fanno capire che tipo di appoggio commerciale possa trovare in Italia un’impresa editoriale che si rivolga alla comunità GLBT. E senza mezzi è difficile anche fare qualità e ascolti.

    Ciao,
    Ivan

  7. Kerub ha detto:

    Una sola parola: Alitalia.

  8. scalpha ha detto:

    Eh già, Kerub, perché gay.tv è un classico esempio di impresa parastatale e ipersindacalizzata.

    Nel paese in cui una percentuale imprecisata dei giornali vive di sovvenzioni pubbliche ci ricordiamo di quanto sia selettivo e severo il mercato solo per gay.tv. Ragazzi, ma vivete in Italia o nel paese delle meraviglie?

    Ivan

  9. ForestOne ha detto:

    In risposta a quanto detto da Luigi (qui sopra) il problema NON E’ che Gay.tv non piace e non regge il mercato, ma nel fatto che le aziende non investono un briciolo di pubblicità in una emittente che è etichettata come scomoda.
    Noi gay rappresentiamo comunque (volenti o nolenti) un target pubblicitario interessante per una generalizzata propensione all’acquisto e ai viaggi: di questo se ne sono accorti da anni all’estero dove i canali tematici gay raccolgono tranquillamente la loro pubblicità e le aziende commissionano spot ad hoc per colpire la sensibilità GLBT.
    Il problema è proprio questo: ci sono molte ditte italiane che hanno spot pensati per il popolo GLBT che vengono proposti all’estero in canali mirati, ma si guardano bene dal farlo in Italia! Dolce & Gabbana, FIAT ed Ikea solo per citarne 3, hanno spot “gay” che però circolano solo all’estero.
    L’unica grande azienda che ha continuato fino a poco fa a fare pubblicità su Gay.tv è stata la Citroen, poi finito il contratto, il nulla.
    Sono davvero amareggiato per la fine di una emittente coraggiosa e che faceva informazione vera (il tg DOT passa notizie che non troverete da nessuna altra parte) a causa della codardia e della meschinità delle aziende che non vogliono e non possono dispiacere alcune sfere.
    Se qualcosa possiamo ancora fare, a mio parere, è esercitare quanta più pressione su alcune aziende per cercare di riaprire un pochino il rubinetto pubblicitario.
    In questo periodo la morte di gay.tv proprio non ce la possiamo permettere.

  10. Michele Metta ha detto:

    Forse sarò brutale anch’io, ma contro quelli che scrivono cose molto opinabili sulla sorte – speriamo annullabile – di gay.tv; questi discorsi di tale fatta che leggo qui mi sembrano decisamente fare il paio con quelli per cui se gli indigeni nord-americani sono quasi scomparsi, deve essere perché in fondo in fondo la loro cultura non doveva poi essere questa gran cosa.

    Continuo ad essere d’accordo con Ivan Scalfarotto, su tutta la linea. Ciao

  11. Leonardo ha detto:

    Luca e Luigi, siete superficialotti o disinformati. Ho seguito Gay.tv dall’inizio e vi assicuro che l’emittente è stata veramente valida per i primi due anni (2000-2001) quand’era sostenuta dai soldi degli investitori olandesi che avevano scommesso sul progetto. Informazione, cultura, intrattenimento da e per l’immaginario GLbt, offerta irrinunciabile per la nostra comunità e totalmente assente in qualsiasi altro palinsesto dei media a portata delle nostre antenne o parabole. Successivamente Gay.tv è andata in crisi per la “grettezza e l’inbecillità” dei grandi sponsor italiani, che non hanno voluto investire in pubblicità sull’emittente per non accostare il loro marchio alla parola gay. Pensate che nel 2003 Fabio Canino conduceva un quiz durante il quale il pubblico a casa poteva intervenire chiamando delle linee dedicate; ebbene, la Telecom si rifiutò di concedere (a pagamento) delle linee per “non danneggiare l’immagine dell’azienda”, roba da non crederci!

  12. Kerub ha detto:

    caro Ivan,

    l’obiettivo è eliminare le sovvenzioni.
    non estenderle.

    l’obiettivo dei riformisti e delle nuove generazioni, intendo.

  13. Valeriano Elfodiluce ha detto:

    Premesso che mi spiace che GAY.TV chiuda (non foss’altro perchè mi hanno chiamato due volte battezzandomi catodicamente), premesso che sono due anni che mi documento in tre lingue sulla realtà internazionale GLBTQ per un progetto editoriale che vedrà la luce l’anno venturo, penso che Gay.TV chiuderà per un concorso di colpa fra i fattori interni e quelli esterni, nonchè per una politica aziendale non proprio lungimirante che l’ha caratterizzata dall’inizio. Quando gli olandesi finanziarono il progetto probabilmente rimasero abbagliati dal successo del primo World Pride che si tenne a Roma, non calcolando che: a) in buona parte fu un successo per la partecipazione in massa della comunità GLBTQ internazionale, b) in Italia una comunità coesa capace di fare gruppo per supportare un’ iniziativa del genere, magari rischiando del proprio, non esisteva allora e non esiste ora, c) Se è vero che buona parte degli sponsor dei media gay stranieri sono aziende italiane è anche vero che queste non hanno mai considerato i gay italiani come una vera fascia si mercato su cui investire e su cui rischiare danni d’immagine.
    Dai grandi investitori i gay italiani sono considerati fondamentalmente dei trendsetters, delle persone a cui ammiccare nella misura in cui possono fare da traino commerciale per attività e prodotti commerciali rivolti ad un pubblico più vasto (ad esempio metrosexuals e fashion-victims). Punto. Le attività commerciali che in Italia si rivolgono direttamente ai gay (locali, librerie, piccoli editori e agenzie turistiche ad esempio) non avevano i mezzi per aquistare spazi pubblicitari su una TV via cavo (o – più probabilmente – non se la sono sentita di investire certe somme di denaro senza un ritorno men che garantito, visto che è così che funziona in Italia). Altro problema a dir poco ENORME che ha contribuito all’arenamento dell’iniziativa è stato un appiattimento dei contenuti dovuto anche al fatto che l’Italia non ha una realtà gay che offre gli spunti necessari per tenere in piedi un palinsensto variegato e accattivante come quello che potrebbe esserci in nazioni in cui la realtà GLBTQ non ha una base solida nei soli circuiti ricreativi. A questo proposito prego di confrontare il palinsesto di GAY.TV (anche nei tempi d’oro) con quelli degli altri canali satellitari gay sparsi nel mondo. Se non li conoscete vi faccio un breve elenco: HERE (http://www.heretv.com/), LOGO (http://www.logoonline.com/), OUT (http://www.outtv.ca/) e PINK (http://www.pinktv.fr/). Forse avrete notato che nessuno dei suddetti canali ha inserito il termine “gay” nel suo logo, e questo mi porta alla riflessione conclusiva: GAY.TV ha avuto molto coraggio a scegliere il suo nome, ma non ha avuto altrettanto coraggio ad esporre i suoi contenuti. Nonostante le premesse ha finito diventare uno dei canali più prudenti, posati e politically correct della storia dell’emittenza italiana. col risultato che si è giocata l’unico modo con cui avrebbe potuto smuovere le acque che l’hanno portata alla chiusura (ovvero diventare una presenza capace di attirare l’attenzione generale su di sè). Per fare un esempio: io ci sono andato per parlare di fumetti e illustrazioni gay, ma mi hanno sempre vietato CATEGORICAMENTE di mostrare o parlare di contenuti erotici…Quando ai suddetti contenuti vengono dedicate mostre nelle gallerie d’arte di mezzo mondo da oltre vent’anni…A GAY.TV lavoravano delle persone d’oro e io non ho mai conosciuto i suoi vertici, ma non mi davano l’idea di essere molto preparati. Fra parentesi – non è gossip ma realtà – forse è indicativo il fatto che Francesco Italia – il primo e più duraturo direttore di GAY.TV – ha avuto una relazione di tre anni con Stefano Gabbana…Un caso??? Secondo me no.
    Ciao e complimenti per il BLOG.

  14. Caro Ivan,
    l’anno scorso ha chiuso E-TV e ora non abbiamo un TV che parla di tecnologia… E a giudicare dalla copertina del Time che tu stesso riporti,la ‘comunità’ digitale è un po’ più vasta di quella GLBT…
    Il problema è molto più vasto…

  15. Non mi pare elegante in genere parlare delle relazioni private delle persone. In questo caso mi sembra anche assurdo collegare una relazione privata al destino di un’azienda. Mi pare più utile analizzare la situazione, come abbiamo fatto ieri al telefono con Ivan. Gay Tv è stata una grande opportunità non solo per i gay, e non è stata adeguatamente gestita e promossa. In Open Space -il programma di Alessandro Cecchi Paone- la maggior parte degli ospiti invitati apparteneva ai settori della cultura e dell’informazione, e non necessariamente si trattava di persone omosessuali perchè pensiamo che i temi dell’omosessualità appartengano oggi al mondo, non solo al mondo gay. E tutti, dico tutti, hanno accettato l’invito a venire ospiti, da Natalia Aspesi ad Andrea De Carlo, a Laura Laurenzi, A.M.Bernardini De Pace, Lea Pericoli, Eva Cantarella. Detto questo, il problema degli sponsor è IL problema per una tv commerciale, e sono d’accordo nell’addebitarlo in parte certamente alla miopia delle aziende, in parte però ad una gestione poco abile.
    Quanto invece ai fumetti che Elfodiluce è venuto a presentare ad Open Space, sono io che ho chiesto di non mostrare quelli a contenuto esplicitamente erotico, cosa che non ha snaturato il contenuto del libro di cui si parlava, perchè in quanto regista e autore del programma, ero e sono tenuta a distinguere tra un’opera esposta in un museo e una prima serata televisiva, anche se su Gay Tv.

  16. Lele73 ha detto:

    Non è bello quando un tv chiude i battenti, spero ci siano delle novità fino alla data fatidica del 31 gennaio 07. Sicuramente da qualche parte si è sbagliato. L’Italia è il paese più ostico per la comunità gay per i motivi che tutti sappiamo e c’è voluto un bel coraggio far nascere una tv a tematica proprio nel nostro paese. Ma questo forse doveva essere solo un contorno non il fatto principale. GayTv avrebbe dovuto volare in cieli ben più ampi proprio come il suo segnale era in grado di fare. Se avesse rivolto la sua attenzione ad un intero continente usando un unico linguaggio (quello inglese), forse non ci sarebbe stato questo vuoto degli sponsors che come sappiamo in Italia sono risucchiati dal duopolio tentacoloso rai-berlusconi e devastati dalla fobia di avvicinare i propri marchi ad una categoria di persone considerata ancora troppo scomoda ed inbarazzante.
    Credo ci sia stato un errore di calcolo che nel mondo del broadcast è imperdonabile e non lascia scampo.

  17. Luigi ha detto:

    quindi fatemi capire, anche gay.tv deve diventare parastatale e ipersindacalizzata? potrei anche essere d’accordo sul fatto che “tutti prendono i contributi e allora li diano anche a noi”, ma mi sembra una soluzione peggiore del problema da risolvere.

    Comprendo il vostro dispiacere, ma prendersela con “l’ambiente” non serve a nulla: gay.tv non tira, prendiamone atto, l’asenza di investitori è emblematica in tal senso e i prodotti che non tirano o si cambiano o escono dal mercato.

  18. Alessandro Focareta ha detto:

    Sono d’accordo con te! ma perchè la gente non scende in piazza?Insomma, è un po’ il discorso che ricorda la Guzzanti: di fronte alla censura è un dato di fatto che gli italiani non siano scesi a protestare. Succede anche in questo caso che solo alcune persone gridano allo scandalo, alla scomparsa dei beni comuni. Vivo in Spagna e la situazione italiana da qui sembra molto più chiara.

  19. Valeriano Elfodiluce ha detto:

    Ribadendo che il mio non voleva essere un attacco, che ho grande simpatia per lo staff di GAY.TV, e che non me la sono presa per i vincoli che mi sono stati imposti, ma per il fatto che tali vincoli – a mio modesto parere – sono stati imposti ovunque e hanno compromesso almeno in parte il canale, volevo precisare un paio di cose giusto per non passare per la persona pettegola e polemica che non sono. Anche io considero poco elegante parlare dei fatti altrui se sono privati, ma Fracesco Italia parlò della sua relazione con Stefano Gabbana su Vanity Fair e io (che non leggo Vanity Fair) l’ho scoperto proprio sul sito di GAY.TV (vedi http://www.gay.tv/ita/magazine/news/dettaglio.asp?i=3788 ), pertando non credo che tale relazione sia da considerarsi una fatto privato. Quello che volevo sottolineare è che per 5 anni GAY.TV si è lamentata del mancato sostegno di marchi gay-oriented come Dolce&Gabbana, quando il Gabbana in questione era – evidentemente – ben consapevole della situazione. Non so se si può parlare di conflitto di interessi o che altro, ma penso che sia qualcosa su cui riflettere.
    Saluti

  20. Kerub ha detto:

    Caro Ivan,

    l’obiettivo è eliminare le sovvenzioni, non aumentarle.

    almeno dovrebbe essere l’obiettivo dei riformisti e delle nuove generazioni.

  21. scalpha ha detto:

    Caro Kerub,

    tutto perfetto, peccato che nell’attesa di rendere perfetto e meritocratico il mondo (lotta alla quale, come la mia stessa storia testimonia, aderisco toto corde) chi chiude non è il Foglio, l’Unità o Europa ma proprio – guarda un po’ il caso – gay.tv

    Ciao,
    Ivan

  22. Kerub ha detto:

    bene, aderiamo e lottiamo.

    intanto un paio di parlamentari illuminati che rendano gay.tv il loro organo di stampa magari si trovano.

    però, poi, che bella figura…

  23. scalpha ha detto:

    Kerub,

    prevedo che gay.tv non li troverà, i due parlamentari. Così come non trova la pubblicità.

    Ivan

  24. fede ha detto:

    GAY.tv deve continuare a VIVERE!!!

  25. Phil ha detto:

    Terrible news! Gay Tv offers wonderful programming, quality news updates and truly interesting movies. It willbe missed in many lands, including Spain, where I live.

  26. maurizio ha detto:

    L’operazione speculativa(peraltro dichiarata) rivolta al “mercato” gay italiano dal gruppo di Gay.tv è evidentemente fallita.L’impresa commerciale chiude.Del fatto si puo’ essere dispiaciuti o meno,inneggiare come taluni fanno alle regole spietate del liberismo commerciale(…lavoro gudagno, spendo pretendo..)che hanno castigato un mercato troppo fragile, accanirsi contro sponsor fidanzati mancati, sperare nel miracolo di nuovi investitori futuri o trarre spunti per analisi sociologiche sulla comunità GLBT. Quello che resta è la delusione di quanti avevano sperato che il mezzo(televisivo) potesse (ma come?)superare il suo fine(commerciale).Vero è che alla fine di questa esperienza(che ha riservato moltissimi aspetti positivi)le potenzialità di una televisione gay oriented restano largamente inespresse.Non è casuale che il dibattito sulla chiusura della rete avvenga esclusivamente al di fuori di essa. Da questo forse dovremmo ripartire per pensare uno spazio televisivo GLBT che divenga compiutamente una sorgente di cultura informazione e svago.

  27. lillo perri ha detto:

    collaboro con panorama-economy con una rubrica settimanale: “NO_MEDIA”
    vorrei scrivere della chiusura di gay tv. cerco informazioni qualitative e numeriche sul target di gaytv. grazie

  28. daniele ha detto:

    a quanto pare non ha ancora chiuso
    in ogni modo per restare del mercato una tv deve piacere, e per farlo ai giorni nostri deve essere una tv spazzatura. Altrochè di cultura.
    Quindi trasmissioni tipo amici e buona domenica con valletti mezzi nudi e concorrenti maschili modelli.

  29. Marcello ha detto:

    Io modestamente credo che se si vuole quello che non funziona lo si può cambiare. Come ho letto un po’ in tutti i commenti qui sopra le ragioni delle difficoltà di Gay – Tv erano e sono su più piani.
    Una programmazione non pienamente in linea con il gusto del pubblico. Una riflessione personale mi porta a dire che, in effetti, affinché dei programmi abbiano successo devono essere graditi ad un pubblico più esteso di quello potenziale GLBT . Il nome stesso della TV forse che parrà secondario, temo lo sia fino ad un certo punto, specie in un Paese come questo, ci sarebbero tante opzioni. Il problema degli sponsor forse in parte è legato a questioni di facciata, ma credo sia vero anche quanto detto sul fatto che il pubblico scarseggiava. Faccio un esempio per tutti i reality show … L’isola dei famosi 6 (RAI 2 ), la Talpa 3 ( Italia ! ) hanno cominciato con un certo numero di puntate programmate, poi nel corso delle settimane l’ isola, per l’ emorragia dei concorrenti sembrava dovesse finire anticipatamente, poi ci hanno catapultato la Marini, Rubicondi ecc. e sono arrivati alla fine. Lo so mamma RAI ha il canone … Hanno speso l’ ira di Dio a quanto pare, ma sempre gli è convenuto. Contrariamente La Talpa 3, visto il successo, ha prolungato di una puntata la trasmissione e a detta di Silvio Testi non è stato un reality costoso. Bei programmi e ben seguiti ce ne sono stati tanti sia in RAI che in Mediaset i cui diritti poi sono passati anche adattati in modo un po’ diverso su altre TV. La Telecom non accetta di cedere le linee telefoniche? Va bene, non è obbligata, ma non esiste solo la Telecom – TIM … Credo che una sola TV può ben organizzarsi, a mio avviso, se riesce a correggere con la giusta obbiettività e un po’ d’ umiltà quello che non funziona e credo che se gli ascolti aumentassero anche gli sponsor arriverebbero, timidamente forse ma aperta la strada da uno, due, tre poi anche altri avrebbero meno problemi ad investire… Le mie ovviamente sono solo considerazioni che, capisco, trovano i loro limiti nella realtà oggettiva, ma credo anche un Paese più cose riesce ad offrire, più può essere considerato moderno e civile. Spero che Gay-TV, anche con un altro nome possa tornare a trasmettere e ad arrivare ad un pubblico sempre più esteso e se potrò dare una mano anch’io personalmente, ben venga. Un abbraccio a tutti. Ciao.