Qualche giorno fa, a valle della polemica Fassino-Mancuso ho mandato un articolo a L’Unità.
Avevo letto l’articolo di Stefano Passigli che aveva sostenuto che la colpa dei ritardi sui pacs sono sostanzialmente colpa dei gay che fanno richieste irragionevoli (“ma l’ala più oltranzista del movimento gay insiste per ottenere anche qualcosa di ben diverso dalla estensione ai membri di coppie omosessuali dei diritti acquisiti o in via di acquisizione dalle coppie di fatto eterosessuali: il riconoscimento alle coppie omosessuali del diritto di adozione“) e mi sembrava che Passigli meritasse una risposta.
Ahimé ci si trovava proprio alla vigilia dello sciopero dei giornalisti e, nonostante la gentilezza di Pietro Spataro – direttore vicario del giornale – con cui ho parlato al telefono da Mosca, temo la lunga pausa nell’uscita dei giornali abbia finito coll’azzittire anche me.
Ma io fortunatamente ho un blog e quindi l’articolo eccolo qua.
Caro Direttore,
Dopo la lettura dell’articolo di Stefano Passigli sul tema dei pacs pubblicato ieri dal suo giornale, e dopo la replica di Franco Grillini pubblicata quest’oggi, vorrei chiederle anch’io ospitalità per poter precisare dei punti che a mio modo di vedere è necessario mettere su carta affinché, nel gran parlare di questi giorni, non si perdano di vista quelli che sono dei dati politici e di fatto che nell’attuale clima politico finiscono per essere colpevolmente trascurati.
Dopo le dichiarazioni di Fassino, la reazione di Aurelio Mancuso e l’imbarazzo di Gayleft, la consulta degli omosessuali dei DS cui L’Unita’ ha dato ampio spazio, Passigli è intervenuto sostenendo che l’ala più oltranzista del movimento gay avrebbe in realtà colpevolmente ritardato l’approvazione della legge sui pacs avendo in realtà in animo di ottenere il “diritto all’adozione”. Questa malcelata aspirazione, a dire di Passigli, avrebbe addirittura trasformato il dibattito sui pacs in un – cito testualmente – “serio motivo di debolezza per il governo e un ulteriore grave ostacolo sulla via già così difficile del progettato Partito Democratico”.
Grillini risponde oggi, sempre dalle colonne da L’Unità, sottolineando la strumentalità delle dichiarazioni di Passigli posto che che di adozioni non dovrebbe nemmeno parlarsi dato che “nel Pacs non c’è traccia e nessuno in Parlamento ha proposto di estendere l’istituto delle adozioni nelle proposte di legge che implicano il riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto comprese quelle omosessuali”.
Se devo dire la verità, a me personalmente piacerebbe invece moltissimo che Passigli avesse ragione, perché trovo piuttosto preoccupante che in un paese come l’Italia non ci sia nessuno, nemmeno tra i dirigenti storici del movimento gay e lesbico, che sostenga l’allargamento a tutti i cittadini italiani che lo desiderino, indipendentemente dal loro orientamento sessuale, della possibilità di sposarsi o di richiedere l’adozione di un minore. Si tratta di diritti già conquistati a tutti i cittadini in alcuni paesi molto civili e il fatto che invece in Italia si abbia quasi paura di parlare di parità vera tra tutti i cittadini, gay o eterosessuali che siano, la dice lunga sul pezzo di strada che abbiamo ancora da fare. Posto che i gay e le lesbiche di questo paese sono cittadini a pieni doveri per ciò che attiene, ad esempio, alla sfera fiscale, è assolutamente necessario che a questi cittadini sia riconosciuto l’accesso a tutti gli istituti giuridici che sono disponibili per i cittadini eterosessuali, senza eccezione alcuna e quindi compresi il matrimonio e la facoltà di richiedere l’adozione di un minore.
Si badi bene, ho detto facoltà di richiedere, non diritto ad ottenere, in quanto in queste situazioni l’unico che dovrebbe considerarsi titolare di un sacrosanto diritto, il diritto di essere adottato, dovrebbe essere il minore. In un mondo un po’ meno sbilanciato e disuguale di questo, ciò di cui ci si dovrebbe preoccupare sarebbe di garantire a tutti i bambini abbandonati del mondo l’affetto e il calore di una famiglia. Io vivo in Russia e posso assicurare che una visita ad uno dei molti e molto popolosi orfanotrofi di Mosca è un’esperienza che merita di essere fatta e che facilita grandemente un capovolgimento di prospettiva come quello che ho appena descritto.
Detto questo, e proprio nell’interesse del minore, bisognerebbe allargare al massimo il gruppo dei potenziali adottanti anziché restringerlo. In teoria più grande il numero di chi chiede un’adozione, maggiori le possibilità per i bambini di trovare una famiglia, e una buona famiglia, in cui essere accolti. Poi è chiaro e non discutibile il fatto che il minore debba essere affidato a famiglie che offrano la massima garanzia per una crescita sana ed equilibrate del bambino ed è chiaro e non discutibile il fatto che debba senza dubbio esserci un percorso di selezione molto severo, con il concorso di tutti quegli esperti che possono efficacemente valutare l’idoneità di chi richiede un bambino in adozione.
Consentire a single e coppie gay di partecipare a questo processo non vorrebbe dire in nessun modo garantire “diritti” a chicchessia. Significherebbe soltanto valutare ed esaminare chiunque richieda di adottare un minore non a priori – come avviene oggi con l’esclusione di determinate categorie che vengono in astratto e prima ancora di essere valutate considerate pregiudizialmente inadatte all’adozione – ma al termine di un processo, severo e centrato sull’osservazione di dati reali e non, appunto, di pre-giudizi. L’esclusione a priori di cittadini dalla partecipazione ad un qualsiasi diritto o facoltà ha un nome ben preciso. Si chiama discriminazione.
Questa è la mia posizione. “Allora ha ragione Passigli!”, potrebbe dirmi qualcuno: tu sei quell’”ala oltranzista” che ostacola la legge sui pacs e mette a rischio nientemeno che il Governo e il nascituro, si spera, partito democratico. E invece no, perché la mia posizione all’interno del movimento gay è assolutamente minoritaria, anzi probabilmente si tratta soltanto della posizione personale di Ivan Scalfarotto (il quale Scalfarotto per inciso la sosterrebbe anche se fosse etero: non si tratta di rivendicazioni corporative da parte mia, ma di invocare logicamente un basilare principio di equità che rivendicherei fossi anche il più incallito eterosessuale del pianeta).
Al contrario il movimento gay in Italia, rappresentato principalmente dall’Arcigay e dallo sparuto gruppo di rappresentatnti della comunita GLBT che siedono in Parlamento, ha sempre tenuto una linea estremamente prudente nel rivendicare diritti che in altri paesi, anche guidati da governi con salde posizioni conservatrici, sono già cosa pacificamente aquisita. Cito proprio Franco Grillini che in articolo sull’Unita del primo settembre scorso scriveva: “Proprio perché conosciamo l’arretratezza di gran parte della classe politica e non cerchiamo prove di forza, ma ci interessa invece fare ogni giorno un passo avanti, magari piccolo ma chiaro, nella direzione di un’Italia piu civile, noi abbiamo proposto una … soluzione ancor più moderata, la più moderata fra quelle adottate dai paesi che hanno legiferato in materia”.
E’ una posizione che ritengo profondamente sbagliata perché accetta, anche in via di principio, una discriminazione ma è la posizione che conosco come posizione ufficiale ed unica del movimento gay italiano. E’ bene quindi che nessuno, nemmeno Passigli, si faccia scudo di inesistenti estremismi per nascondere quella che è comunque e semplicemente l’incapacità della maggioranza di centro-sinistra di produrre una legislazione forte e significativa in materia di diritti civili.
13 risposte a “Niente pacs? Colpa dei gay!”
Sono approdata al tuo blog e ho letto con interesse la tua risposta non pubblicata per motivi “tecnici”.
Una risposta intelligente, pacata, motivata anche se, forse, giustamente e pacatamente indignata.
Forse l’unica “pecca” consiste nel vivere fuori dall’Italia, da questo splendido, terribile Paese, terra di moderazione e compromessi.
Suggerisco maggiore prudenza nell’affrontare problemi quali l’adozione, soprattutto se internazionale. Nel tuo articolo all’Unità parli di orfanotrofi di Mosca: ebbene, forse è il caso che ti informi un po’ meglio circa le restrizioni della legislazione del Paese che ti ospita in merito alle adozioni di minori. Per non parlare di molti altri Stati, che indipendentemente dal soggetto a cui venga dato in adozione il minore, impongono restrizioni ben precise sul minore stesso.
Ossia adottano normative sulla pelle del più debole, il bambino.
Comprendo tuttavia che poi ti faccia comodo “sparare alto” anche per distinguerti e smarcarti da Grillini & Co., con l’obiettivo di ottenere qualcosa.
Ho la sensazione però che la quantità minoritaria di omosessuali che affrontano la questione adozioni sia da ricercare proprio nella consapevolezza della difficoltà ad affrontare temi che non riguardano più gli interessi diretti,legittimi, di due soggetti adulti, ma altri soggetti, in questo caso i bambini; e pertanto ci sia prudenza nell’affrontare la questione.
Pur condividendo la battaglia sull’ottenimento di pari diritti ti invito a maggiore tatto nell’affrontare argomenti che riguardano qualcuno che per definizione è soggetto alle volontà altrui: i bambini.
E non si tratta di relativizzare un concetto o di essere limitati nella “visione” del mondo.
Insomma, nello specifico, appartenere ad una elite di “visionari”, fatto di cui sembri vantarti, credo sia poco qualificante.
L’effetto involontario che si rischia di provocare è un ostracismo di base, che evidentemente porta alla chiusura più totale da parte di chi, già di suo, fatica o non vuole sentirci su questi argomenti.
Non c’è PACS o ragionamento in merito che giustifichi la chiamata in causa dei bambini.
La vera questione sta nell’incapacità di affrontare il problema da parte di questo governo italiano, come peraltro affermi in chiusura della tua lettera.
Concentriamoci su questo.
Caro Ivan,
io credo che all’interno dell’Unione e della classe dirigente che si prepara a fondare il futuro partito democratico (non ce la faccio a scriverlo in maiuscolo, mi spiace) ci sia sostanzialmente molta malafede.
In merito alle adozioni, credo che quando si parla di adozioni estese alle persone gay e lesbiche non si capisce che essenzialmente la cosa più concreta che verrebbe fuori con una legge del genere è quella di fornire al giudice uno strumento giuridico che gli permetta di poter scegliere tra più soggetti e, conseguenzialmente, di decidere con serenità.
Che poi quella che viene volgarmente definita come adozione gay, e lo dico senza polemica alcuna, sia in realtà una facoltà e non un dovere sociale da parte di molti a pochi credo che andava da sé senza bisogno di ulteriori precisazioni.
Caro Ivan,
io credo che all’interno dell’Unione e della classe dirigente che si prepara a fondare il futuro partito democratico (non ce la faccio a scriverlo in maiuscolo, mi spiace) ci sia sostanzialmente molta malafede.
In merito alle adozioni, credo che quando si parla di adozioni estese alle persone gay e lesbiche non si capisce che essenzialmente la cosa più concreta che verrebbe fuori con una legge del genere è quella di fornire al giudice uno strumento giuridico che gli permetta di poter scegliere tra più soggetti e, conseguenzialmente, di decidere con serenità.
Che poi quella che viene volgarmente definita come adozione gay, e lo dico senza polemica alcuna, sia in realtà una facoltà e non un dovere sociale da parte di molti a pochi credo che andava da sé senza bisogno di ulteriori precisazioni.
Caro Ivan,
io credo che all’interno dell’Unione e della classe dirigente che si prepara a fondare il futuro partito democratico (non ce la faccio a scriverlo in maiuscolo, mi spiace) ci sia sostanzialmente molta malafede.
In merito alle adozioni, credo che quando si parla di adozioni estese alle persone gay e lesbiche non si capisce che essenzialmente la cosa più concreta che verrebbe fuori con una legge del genere è quella di fornire al giudice uno strumento giuridico che gli permetta di poter scegliere tra più soggetti e, conseguenzialmente, di decidere con serenità.
Che poi quella che viene volgarmente definita come adozione gay, e lo dico senza polemica alcuna, sia in realtà una facoltà e non un dovere sociale da parte di molti a pochi credo che andava da sé senza bisogno di ulteriori precisazioni.
Caro Ivan,
io credo che all’interno dell’Unione e della classe dirigente che si prepara a fondare il futuro partito democratico (non ce la faccio a scriverlo in maiuscolo, mi spiace) ci sia sostanzialmente molta malafede.
In merito alle adozioni, credo che quando si parla di adozioni estese alle persone gay e lesbiche non si capisce che essenzialmente la cosa più concreta che verrebbe fuori con una legge del genere è quella di fornire al giudice uno strumento giuridico che gli permetta di poter scegliere tra più soggetti e, conseguenzialmente, di decidere con serenità.
Che poi quella che viene volgarmente definita come adozione gay, e lo dico senza polemica alcuna, sia in realtà una facoltà e non un dovere sociale da parte di molti a pochi credo che andava da sé senza bisogno di ulteriori precisazioni.
Caro Ivan,
mi permetto di chiamarti per nome e darti del tu perché la vicinanza intellettuale crea, a mio giudizio, un’intimità tale da giustificare queste forme. Da tempo esprimo sul mio blog posizioni molto simili alle tue, ma leggerle oggi sull’Unità mi ha fatto un immenso piacere. Era tempo che queste posizioni schiettamente liberali entrassero nel dibattito pubblico e ti ringrazio per averlo fatto con la lucidità che contraddistingue i tuoi interventi. Volevo anche dirti che, seppure le posizioni ufficiali del movimento gay sono altre, non sei affatto solo a condurre questa importante battaglia che, ci tengo a sottolineare, è una battaglia liberale! Sono convinto che, come me, una parte non trascurabile della comunità lgbt sia pronta a schierarsi con te.
Grazie,
Yuri
Caro Ivan,
ho notato che nella tua lettera all’Unità hai esposto delle argomentazioni che riecheggiavano, non so se volutamente o casualmente, alcune osservazioni lasciate da me e altri lettori sul tuo blog; ivi inclusa l’espressione “sacrosanto diritto” ridicolizzata da molti su queste pagine. Si tratta di un buon segno, perché significa che la discussione che qui si svolge non è un inutile spreco di fiato, ma permette di arrivare a una migliore comprensione della propria posizione, e quindi alla sua migliore definizione in sede di dibattimento pubblico.
Incoraggiato da questo, ho deciso di proseguire la discussione. Come si è visto, il problema delle “adozioni gay” si riconduce al concetto, molto poco giuridico e quasi metafisico, di “sacrosanto diritto” del minore a essere adottato. L’attenzione si sposta dall’adottante all’adottato, cosa di cui mi rallegro e che rappresenta un’innovazione rispetto alle posizioni precedentemente espresse (correggimi se sbaglio).
Fin qui siamo d’accordo, ma divergiamo nel prosieguo: per te vale un’adozione qualsiasi, per me il “sacrosanto diritto” comprende il concetto di adozione da parte di due genitori di sesso diverso. Tu affermi, giustamente, che chi adotta un bambino deve essere passato tramite una selezione rigidissima. Ma concludi, per me ingiustamente, che una volta passata la selezione, il candidato può essere chiunque, anche un single, anche una coppia gay.
Estremizzando la tua posizione, si può arrivare a dire che anche una persona giuridica, ad esempio un orfanotrofio, se si comporta bene, se è molto brava e risponde a certi requisiti, può chiedere l’adozione di un minore. Ad esempio, potrebbe esserci un orfanotrofio bellissimo, in cui i bambini vengono coccolati, educati e amati in un modo sublime ed esemplare. Ora, questo orfanotrofio potrebbe chiedere l’accesso all’adozione non in quanto suo diritto acquisito, ma in quanto candidato perfetto per l’adozione di un minore; come dire: stare lì per un bambino è meglio che stare in certe famiglie disagiate.
Mi permetterei di osservare che, nella mia versione, il diritto è molto più “sacrosanto” che nella tua: ho utilizzato questo aggettivo con intenzioni ben precise, forse effettivamente metafisiche, ma non per questo da ignorare. Il fatto è che c’è in ballo quel grande mistero che è la crescita di un bambino, la formazione di un essere umano. Si tratta di un processo che rimane sostanzialmente inspiegato e forse inspiegabile, visti anche i ciclici fallimenti delle teorie educative tese a spiegare il mistero e a dare ricette facili in tal senso.
Tuttavia, è difficilmente contestabile il fatto che la madre natura abbia previsto, per la crescita equilibrata di un essere vivente, la presenza di un padre e una madre. Di conseguenza, il bambino che sta nell’orfanotrofio è definito infelice non solo, e non tanto, per la mancanza di beni materiali quanto per la mancanza di queste due figure che gli diano affetto e funzionino da modello di vita. E che non si possono essere sostituite né da un singolo (perché ne sono previsti due), né da due persone dello stesso sesso (perché è previsto un padre e una madre). La felicità del minore, in altre parole, non si risolve facendolo convivere con chiunque, ma solo se gli si dà un made e una madre. Senza nulla togliere, naturalmente, alla dignità, la bravura e la buona fede dei single e dei gay che sinceramente vorrebbero adottare un bambino.
Vi è poi anche un secondo punto, forse ancora più controverso, ma sempre “sacrosanto”: non si sa nulla di positivo sul meccanismo che fa diventare gay i gay. Però, “a naso”, non è da escludere che lo si potrebbe diventare con più facilità avendo a modello due genitori gay. E io ti chiedo: sei convinto che vorresti per tuo figlio un destino come il tuo? augureresti a tuo figlio di diventare omosessuale? rifletti lungamente prima di rispondere, lascia da parte i discorsi sulla “normalità”, sulla felicità possibile delle coppie gay, sull’emancipazione, e pensa solamente a ciò che vorresti per la tua creatura. Ti assicuro che parlo non da estraneo, ma da persona coinvolta.
Per ritornare al diritto: chi siamo noi per privare il minore di uno dei due modelli sessuali predisposti dalla natura? Non è forse questa una limitazione delle libertà personali della persona più debole per definizione?
Questo era il senso in cui ho usato il termine “diritto sacrosanto”, che non voleva affatto essere un ammiccamento al clericalismo che personalmente aborro. E tu in che senso l’hai usato?
Aggiungerei che il discorso sulla maggiore disponibilità di coppie pronte ad adottare non regge: adottare è sempre stato difficile, un po’ per la rigidità della selezione, e un po’ per l’ottusità delle burocrazie; a me risulta che comunque il numero di coppie che vogliono adottare un bambino è sempre maggiore rispetto al numero di bambini di fatto adottabili. Magari in futuro la situazione cambierà, e il ricorso alle adozioni da parte di gay e single sarà necessario per coprire tutti i minori adottabili, ma oggi non è così. Semmai, sarebbe utile legiferare per rendere più facile, o semplicemente più umana, la procedura di adozione.
Con stima,
Artemio
P.S. Per non essere troppo negativo volevo rilanciare proponendo un dibattito su cose più serie, del tipo come salvare la nostra democrazia, più o meno avanzata, dal crollo economico e declino sociale; il problema è che la democrazia come forma di governo sta perdendo il suo appeal. Se va avanti così, tra 50 anni altro che adozioni gay: gli omosessuali saranno lapidati sulle pubbliche piazze.
>è difficilmente contestabile il
>fatto che la madre natura abbia
>previsto, per la crescita
>equilibrata di un essere vivente,
>la presenza di un padre e una madre.
Io te lo contesto!
Vediamo tu cosa mi porti di prove valide sul piano scientifico.
…intendo, oltre al tuo personale disagio che esprimi con tanta prolissita’ ma che resta tutto quanto sul fondo del tuo scritto.
Io ti porto un paio di persone che hanno gia oltre i vent’anni cresciute in coppie omosessuali (per vicissitudini familiari) e assolutamente normali (oddio su una magari ho qualche riserva ma non certo sul piano sessuale… 🙂
>non si sa nulla di positivo sul >meccanismo che fa diventare gay i >gay. Però, “a naso”, non è da >escludere che lo si potrebbe >diventare con più facilità avendo a >modello due genitori gay.
>
Puro distillato di omofobia.
Ho letto il lungo post di Artemio e non sono minimamente d’accordo col suo ragionamento.
Io, come la stragrande maggioranza dei miei amici, sono nato e cresciuto in una famiglia normalissima: madre, padre, sorella (o fratelli) senza divorzi, separazioni o casini familiari. Eppure sono gay.
Non capisco per quale motivo si debba essere maggiormente predisposti all’omosessualità avendo genitori dello stesso sesso. E’ come se dicessi che una persona convintamente etero possa più facilmente diventare omosessuale solo per il frequentare persone gay!
Visto che ti dichiari “persona coinvolta”, ti risulta che i gay che conosci siano tutti figli di coppie omosessuali?
E allora che si fa con i figli di genitori separati, divorziati, vedovi? Visto che “…è difficilmente contestabile il fatto che la madre natura abbia previsto, per la crescita equilibrata di un essere vivente, la presenza di un padre e una madre…” (parola di Artemio!) glieli togliamo in blocco (per il diritto sacrosanto dei minori, si intende)!!
E i figli di detenuti, tossicodipendenti, terroristi e così via?
Beh, “a naso”, non è da escludere che i figli lo possano diventare con più facilità avendo a modello cotanti genitori… (sempre parole di Artemio!)
E togliamoli anche a loro, sai, casomai dovessero diventare dei pericolosi serial killer, dei violenti, dei tossicodipendenti o dei terroristi…
Personalmente non ho nessun desiderio di paternità, anzi, con i bambini (i miei nipoti) non mi trovo neanche troppo a mio agio, ma ha ragione Ivan a puntualizzare che sulle adozioni da parte di genitori dello stesso sesso o single, una normativa realmente non discriminatoria prevederebbe almeno la “facoltà di richiedere”, cosa ben diversa dal diritto ad ottenere.
Caro Artemio,
che madre (e perchè non padre?) Natura abbia previsto due genitori di sesso diverso è un’affermazione vecchia, antropologicamente infondata, frutto di propaganda clerico-familista: un giretto in qualsiasi manuale di antropologia può chiarire molto bene questo punto – ad esempio, nelle isole capoverdiane le donne allevano molti figli da sole, senza padri, perchè i padri si limitano a meterle in cinta e poi se ne vanno… non do giudizi di valore, so solo che se quando i missionari sono arrivati alle isole di Capo Verde non hanno trovato un deserto, qualcosa deve aver funzionato nonostante tutto… Ma è solo un esempio: alcune tribù africane hanno discendenze matrilineari (non matriarcali!) in cui il fratello della madre svolge il ruolo del padre: in questo caso, dove il sesso tra consanguinei è cmq escluso, che ne è del complesso di Edipo e delle teorie (ingenuo)psicoanalitiche che qualcuno ancora porta a giustificazione ridicola dei ruoli sessuali in una coppia?
Ho fatto volontariato in un orfanotrofio: qualunque “cargiver” ben intenzionato è ASSOLUTAMENTE meglio di due suore distanti e uno psicologo 70enne visto una volta a settimana: me lo diceva la foga con cui i bambini letteralmetne mi coprivano di abbracci: fame di contatto, di affetto, di riconoscimento!
Solo gli Uomini possono allevare altri Uomini, non le istituzioni – abbiamo bisogno dello sguardo di qualcuno per riconoscerci… ovviamente Uomo con la maiuscola solo per un miope è un maschio ;)…
Saluti!
Stefano
Scalfarotto santo subito.