19 Gennaio 2007

Un perpetuo non invecchia

Diario

Tra le tante cose che leggo e sento dire a proposito del ricambio generazionale vorrei segnalare l’appello che ho ricevuto da Luca Josi il quale giustamente dice: se vogliamo fare della nostra società un posto non monopolizzato dai perpetui conviene che noi che abbiamo avuto la sventura di essere considerati ancora (troppo) giovani a quarant’anni ci prendiamo l’impegno solenne di non diventare perpetui a nostra volta.
E dunque la domanda: “Chi di noi, quindi, coerentemente a quando chiede ricambio e competitività, è disposto, oggi, a sottoscrivere un patto che lo impegni, raggiunta l’età dei 60 anni, a lasciare o non accettare un ruolo di leadership (cariche primarie della politica e dell’economia) continuando ad offrire il suo impegno nei ruoli di vice, di numero due, di saggio, di consulente o di qualsiasi altra posizione che consenta alla società di avvantaggiarsi e non disperdere la sua esperienza?” Mi è sembrata una domanda intelligente e molto ben posta ed ho dunque firmato l’appello, assumendomi l’impegno di vivere serenamente il fatto che i miei capelli diventino bianchi.

8 risposte a “Un perpetuo non invecchia”

  1. Il tema è affrontato anche sul Venerdì di Repubblica. Fassino ha dichiarato che vorrebbe nello statuto del PD regole che favoriscano il ricambio politico (tipo quelle sulla non rieleggibilità dei Sindaci).
    E’ senz’altro un argomento da rilanciare. Domani ci posteremo su.
    BWeekend, V.

  2. Filippo ha detto:

    seee, Fassino…. A parole tutti leoni con una mano sul cuore e lo sguardo rivolto alla bandiera, tanto poi dal cadreghino non li schiodi se non usi il paranco…

  3. Roberto ha detto:

    Dispostissimo a lasciare a 60 anni, a patto che mi diano la pensione. Invece penso che dovrò lavorare fino a 65 e oltre, per poi avere una pensione da fame, sempre che i fondi pensione non abbiano fatto crac.

  4. Paolo ha detto:

    Personalmente non credo che il problema stia nella possibilità, o meno, per un dirigente politico di essere rieletto più volte alla stessa carica, quanto alla possibilità per chi non è inserito nel “giro grosso” di potere accedere alla stessa carica. Creare una legge che non consenta la terza elezione ad una qualsiasi carica non elimina, di fatto, nessuno dal giro. Anzi, lo favorisce per l’elezione ad una altra carica. Vediamo l’esempio concreto di presidenti di Provincia che, non potendo più accedere a tale carica, si sono spostati alla presidenza della regione (vedi sig.ra Bresso). Altri sindaci si sono presentati candidati come onorevoli o senatori, ed altri onorevoli o senatori sono finiti a capo delle amministrazioni locali. Insomma, il ricambio generazionale non si può creare con degli sbarramenti di tipo elettivo, ma con quelli legati all’età. Immaginiamo che un sindaco non possa vere più di 50 anni, un parlamentare più di 60. Lasciamo ai “grandi vecchi” tutta la politica dei partiti, quella delle chicchere tanto per capirci, e noi “giovani” riprendiamoci quella amministrativa, quella che serve per costruire un futuro solido.

  5. Andrea ha detto:

    Paolo, il discorso sull’età non vede né me né, e soprattutto, la Costituzione d’accordo perché l’unica limitazione al voto passivo è prevista per essere eletti senatori e pres. della Repubblica; altrimenti basta essere maggiorenni per tutto.
    La soluzione a massimo due mandati per carica non sarà forse l’ideale, ma l’es. della Bresso non è indicativo: ci sono più di cento province e 20 regioni.
    Certo che uno potrebbe lo stesso passare decenni a ricoprire cariche pubbliche, prima in comune, poi in provincia, regione, parlamento, governo. Una soluzione sarebbe quella di togliere qualsiasi compatibilità tra cariche pubbliche (per cui uno che viene eletto parlamentare, se entra nel governo lascia il seggio); ma il cambio di carica dopo due mandati sarebbe già molto rispetto ad oggi. E’ il rimanere troppo tempo nello stesso centro di potere il male, non il fatto che uno voglia continuare a fare politica.

  6. Kkarl - Pennarossa ha detto:

    Credo che la “formula” inserita di “continuare ad offrire l’impegno ….” completi e perfezioni il concetto di ricambio generazionale.
    Ci sono patrimoni culturali che è bene non disperdere solo per problemi anagrafici.

  7. giovanni ha detto:

    cari quarantenni che vi interrogate se voi a sessantanni sareste disposti a lasciare,
    vi informo a 60 anni voi non sarete ancora arrivati alla poltrona, perche gli splendidi quarantenni di ieri prima degli 80 non muoveranno il sedere minimamente.

    Il punto è che il potere di prende e conquista non si ottiene perché qualche norma di permette di prenderlo.

    Quello che dobbiamo fare è un vero ricambio culturale del paese che porti necessariamente nuovi temi e quindi al potere nuove persone che sono quelle capaci di affrontarli, altrimenti è solo un mirare allo stipendio grosso per stare li a esser mossi come marionette dai presenti che lasciano spazio per statuto a quelli che vengon dopo (e che sceglieranno uno a uno loro con i loro criteri)

  8. Francesco ha detto:

    “Perché questa è l’altra regola base che gli altri stentano a capire. Quando il ragazzo è pronto, devi liberargli lo spazio anche a costo di perderci qualcosa nel breve”.
    Chi l’avrà detto?

    Ivan Scalfarotto? no, non mi pare che abbia usato queste parole (anche se è il suo tema preferito!)
    Un qualsiasi capo di partito/movimento/comitato in Italia? seeee, ma in che mondo vivete?

    No, in realtà sono le parole di Liam Brady, direttore dell’academy dell’Arsenal (le giovanili, insomma). E se in Inghilterra anche un ambiente sostanzialmente conservatore come quello del calcio esprime questi concetti, beh, ne abbiamo di cose da imparare!