Ricevo e volentieri pubblico.
La critica del prof. Giuseppe Dalla Torre nell’editoriale di “Avvenire” secondo cui il richiamo ai “vincoli affettivi” risulta “assai poco chiaro, anzi del tutto ambiguo” non va rivolto all’attuale Governo, che ha con tutta modestia e prudenza operato sulla base della normativa vigente in materia di anagrafe. Va invece rivolto anzitutto a coloro che la introdussero nel Regolamento del 1958, ovvero il Presidente della Repubblica Gronchi, il Presidente del Consiglio Zoli, i Ministri Tambroni, Gonella e Medici. In secondo luogo a coloro che confermarono tale nozione nel Regolamento del 1989: il Presidente della Repubblica Cossiga, il Presidente del Consiglio De Mita, i ministri Gava, Vassalli, Colombo, Amato.
Renato Balduzzi, Ministero della Famiglia, Università di Genova
Stefano Ceccanti, Ministero per i diritti e le pari opportunità, Università di Roma “La Sapienza”
Alberto Gambino, Consigliere politico del Vice-Presidente Rutelli, Università di Napoli Parthenope
Una risposta a “Tambroni era trooooppo avanti!”
Dalla Torre intanto mi dovrebbe definire “assistenza morale” in maniera giuridicamente più precisa di “vincolo affettivo”. Poi come fanno i giudici, tramite perizie, a poter stabilire il persistere di “infermità mentale” ma non il persistere di “vincolo affettivo”, o i giudici di pace la propensione genitoriale di un coniuge. Un vero mistero. Han ragione loro, qui si pretende di trasformare i giudici in uomini che interpretano umanamente le leggi degli uomini, un principio al di fuori di ogni civiltà.