27 Marzo 2007

Le radici dell'ulivo

Diario

Domenica sera, alla Malpensa, mentre aspettavo l’aereo che mi avrebbe riportato a Mosca dopo un improvvisato week end a Milano, leggevo Repubblica e mi sono imbattuto in un articolo sul quale ho rimuginato parecchio nelle ultime 48 ore.
E’ l’articolo di Ilvo Diamanti in prima pagina dal titolo “Le foglie secche del Partito democratico”. Una mezza pagina tosta e diretta, senza zuccherini e senza sconti per nessuno. “Questo rischia di diventare il PD. Un partito nato non per passione, ma per pigrizia. Perché, arrivati a questo punto, non è possibile fare altrimenti”. “Un partito americano, maggioritario e presidenzialista che rischia di trasformarsi, strada facendo, in un partito alla tedesca, piegato alla logica proporzionale. Senza averne i requisiti, la vocazione. Da ciò i dubbi. Vale la pena di rinunziare a dirsi socialisti, comunisti e democristiani per confluire in un partito ‘nuovo’ che sorge seguendo logiche ‘vecchie’?”
Così mi sono messo a pensare. E ho pesato al 1996, alla vittoria dell’Ulivo più di dieci anni fa. A me che urlavo al telefono dopo le prime proiezioni, con una mia indimenticabile amica dall’altra parte e che mi diceva aspetta aspetta, aspettiamo prima di gioire, e io che gridavo che non ne potevo più, che ero felice, che non saremmo morti democristiani e berlusconiani. E mi ricordo della gente in Piazza del Popolo nove anni dopo, che qualsiasi cosa dicessero i leader continuava a gridare “unità, unità” e chiedeva a chi stava su quel palco di dimenticare divisioni e partigianerie, di mettere mano ai problemi del paese usando quella competenza e quell’attaccamento allo Stato che solo noi, da questa parte, abbiamo.
Gli anni sono passati, il mondo è cambiato, e quel sogno è invecchiato, è sbiadito, ha virato in seppia come le foto della nonna, quelle con quel grande cappello e quel viso senza rughe che nemmeno la si riconosce. Ed eccomi qui, avevo trent’anni allora, ne ho quaranta adesso e quel sogno che ho sfiorato, quello di vivere in un paese normale, sembra svanire dopo essere stato vicino, così vicino, così maledettamente vicino.
L’ulivo non è più quello di allora. Ma chi lo ha difeso? Chi ha fatto un passo per tenerlo in vita e quando dico in vita non intendo ibernato. Intendo al passo con i mille repentini cambiamenti che il nostro mondo impone. Chi ha difeso il maggioritario? Chi ha cresciuto una classe dirigente che preparasse la successione a Prodi? Chi ha rinunciato davvero fino in fondo al proprio particulare per garantire all’Italia un futuro da paese normale?
Ha ragione Diamanti, il PD non gode di buona salute. Ma siamo sicuri che il nostro ruolo sia semplicemente quello di constatare la morte del paziente ed andare via?

22 risposte a “Le radici dell'ulivo”

  1. Morgan ha detto:

    Ci si infervora per i contenitori dimenticando i veri contenuti che la gente vorrebbe sentire. Siamo sempre un popolo di cialtroni, nella politica soprattutto.
    PD? Per Dio, basta con le bandiere e i nomi, vogliamo concretezza nella società, non negli slogan.

  2. Kkarl - Pennarossa ha detto:

    Sto rileggendo “Il tempo di cambiare” di Paul Ginsborg. In ogni tema che viene trattato (dalla politica al capitalismo consumista) c’è una teoria, una speranza: il potente impatto cumulativo delle azioni individuali.
    Insomma: “se ognuno di noi …”
    L’autore scomoda addirittura Gramsci parlando di “azione molecolare”, cioè tante piccole azioni individuali che unite possono condizionare.
    Ivan: dobbiamo trovare il modo di unire tutte le “molecole” sane della società.
    Un abbraccio
    Remember mug 😉

  3. Mario ha detto:

    Che la nascita (?) del Partito Democratico somigli più ad un parto con il forcipe che ad una “nuova primavera”, è sotto gli occhi di tutti.
    Che sia un’idea che poteva avere un senso forse 10 anni fa (ma forse anche di più, subito dopo Tangentopoli), credo che comincino a rendersene conto in tanti. E le idee vecchie, “ricicciate”, in politica come altrove, non vanno lontano.
    Forse non è giusto “constatare la morte del paziente ed andare via”.
    Però va fatta una riflessione seria.
    Un PD che sia l’ennesima occasione di scissioni, logiche di apparati e correnti, non solo non serve a nessuno, ma soprattutto è un’occasione buttata al vento, qualcosa che sposta in là di altri 20 anni la nascita di quello che davvero servirebbe ora.
    E adesso servirebbe qualcosa che abbia delle caratteristiche di novità più evidenti rispetto a quello che ragionevolmente può garantire il PD. Nemmeno in politica si può chiedere ai perpetui di turno di farsi da parte da soli. Bisogna pensionarli con la forza dei fatti.
    E per farlo, mi sa che ci vorrebbe qualcosa di totalmente nuovo, qualcosa che spiazzi, che sparigli il gioco politico, qualcosa che somigli (non nei contenuti nè nei modi, ma nei caratteri di novità assoluta quello sì) a quello che hanno rappresentato la Lega o la stessa Forza Italia nella destra.
    Credo che su questo aspetto, e forse solo su questo, qualcosa da imparare dalla destra la sinistra l’abbia.
    Qualcosa che si affermi per canali nuovi, aggregando un ceto politico e sociale nuovo, pescando nei bacini di utenza politica della sinistra ma anche della destra, nei laici come nei cattolici. Il tutto sulla base di idee moderne, progressiste, solidali, con un approccio poco ideologico e molto pragmatico, facendo i conti con la realtà dei problemi, che non è fatta solo di Afghanistan e diritti civili (certo, ci sono anche quelli) ma anche di economia, energia, scuola, sanità, ecc. argomenti troppo spesso affrontati con leggerezza, superficialità, incompetenza dai nostri cari rappresentanti politici di turno …
    Ivan, praticamente ci vorrebbe il tuo tentativo di poco più di un anno fa, replicato in grande stile. Prima che anche questo diventi a sua volta vecchio, superato dalla realtà dei fatti.
    Ricordatevi sempre il ritornello di una bellissima canzone di Gaber di molti anni fa: “la realtà è un uccello che non ha memoria devi immaginare da che parte va”. E’ una canzone che conserva un’attualità straordinaria.

  4. Nandina ha detto:

    Ma il problema è che il paziente è agonizzante prima di nascere.
    L’Ulivo non è il Partito Democratico.
    Nel primo ho creduto davvero (e io di anni ne avevo 18 e votavo per la prima volta), nel secondo nemmeno un po’.

  5. nicla ha detto:

    Per quanto mi riguarda, il PD non è deceduto, è semplicemente nato morto.

  6. chiaratiz ha detto:

    “Il potente impatto cumulativo delle azioni individuali”…
    E’ che bisogna concentrarsi molto sulle PICCOLE azioni individuali. Lo sforzo di educare piccoli uomini, per esempio, è fatto di mille azioni quotidiane, e non so in quanti se ne rendono conto. Vuol dire mettersi in discussione quando si fa la spesa o la lavatrice, quando si accendela tv, sempre. Sono off – topic? Non lo so, ma sto crescendo la casse dirigente di dopodomani. E’ ridicolo aspettarsi i grandi gesti di pochi quando non ci si sforza con i piccoli gesti di tutti. E siccome i piccoli gesti sono invisibili purtroppo è molto più semplice vivere da ignavi. Comunque non è il PD che non gode di buona salute, è la politica che non gode di buona salute: è sempre una questione di aspettarsi le grandi imprese di pochi.

  7. DANIELE ha detto:

    Ho letto il manifesto del PD ed è veramente imbarazzante, un capolavoro del cerchiobottismo; l’altra sera sentendo Mussi e Angius ad 8e1/2 mi è venuto da chiedermi ma D’Alema Fassino e Veltroni è possibile ke stiano prendendo una cantonata così enorme! xkè va riconosciuto che, soprattutto il primo, ha un gran fiuto politico e allora mi viene il dubbio ke mi sfugga qualcosa a me, xkè altrimenti questi fondano un partito che non sta nel Socialismo Euopeo e neppure nel PPE, non ha riferimenti etico/morali condivisi e non ha classe dirigente pronta per il ricambio.
    Saluti

  8. BG ha detto:

    Sono completamente d’accordo con Ilvo Diamanti, credo che il nostro paese non abbia la cultura per definire un sistema così nettamente bipolare. Rischio di essere demagogico, ma aggiungerei che se l’avesse, la cultura, rimarrebbe sempre tutto sostanzialmente uguale.
    Per me la politica non ha un ruolo centrale, anzi, credo che sia solo una splendida cornice dei potentati economici.
    Dirò di più, visto come stanno andando le cose potremmo anche evitare di andare a votare, potremmo eleggere un governo di tecnici…….e “buonanotte al secchio”.

  9. Filippo ha detto:

    x Daniele: D’Alema fiuto politico? forse fiuto politico italiano, che e’ un altro modo per dire che e’ bravo a farsi i caxxi suoi a spese della cosa pubblica. Che poi questa sia politica e’ vero solo in italia…

  10. Marco ha detto:

    Serve un partito non quindici comari nascoste dietro un logo

  11. l'Elfo ha detto:

    Cercherò di rispondere a te e a Valter in un unico commento.

    Valter parla di organismo pluricellulare, da aggregare attorno a un “cervello”.
    E mi sta benissimo.

    Tu parli di un malato in punto di morte da non lasciare abbandonato a se stesso.
    E ho qualche perplessità.

    In un corpo umano, se una parte di esso si ammala – se si crea un cancro, in altre parole – la parte va rimossa. Pena le metastasi e la morte.

    Ma se a marcire è proprio il cervello? (Non ho purtroppo risposte certe e quindi soluzioni a questo dilemma).

    In secondo luogo.

    Tu fai una serie di domande e, ma forse il mio è un discorso da estremista, ad ognuna di esse mi veniva da rispondere: “non certo l’attuale classe dirigente”.

    E allora cosa si fa? Si decapita la testa e si mantiene tutto il resto? In medicina non è possibile.
    In politica forse si, ma un partito – o un’accozzaglia di parti – dovrebbe essere più complesso e, allo stesso tempo, più semplice a livello
    “fisiologico”.

    Allora cercherò di rispondere alla tua ultima domanda in questo modo: il paziente moribondo non va abbandonato al suo destino e noi non dovremmo andarcene. Dovremmo favorirne la morte – sono favorevole all’eutanasia, si sappia – ed espiantarne gli organi sani. Per permettere ad altri corpi di vivere.

    Il pd – non riesco a scriverlo in maiuscolo – non può essere tenuto in vita artificialmente come Fassino e Rutelli – per me metastasi della sinistra italiana – sperano di fare. In tal caso sarebbe solo accanimento terapeutico.
    A danno di noi tutti.

  12. l'Elfo ha detto:

    Cercherò di rispondere a te e a Valter in un unico commento.

    Valter parla di organismo pluricellulare, da aggregare attorno a un “cervello”.
    E mi sta benissimo.

    Tu parli di un malato in punto di morte da non lasciare abbandonato a se stesso.
    E ho qualche perplessità.

    In un corpo umano, se una parte di esso si ammala – se si crea un cancro, in altre parole – la parte va rimossa. Pena le metastasi e la morte.

    Ma se a marcire è proprio il cervello? (Non ho purtroppo risposte certe e quindi soluzioni a questo dilemma).

    In secondo luogo.

    Tu fai una serie di domande e, ma forse il mio è un discorso da estremista, ad ognuna di esse mi veniva da rispondere: “non certo l’attuale classe dirigente”.

    E allora cosa si fa? Si decapita la testa e si mantiene tutto il resto? In medicina non è possibile.
    In politica forse si, ma un partito – o un’accozzaglia di parti – dovrebbe essere più complesso e, allo stesso tempo, più semplice a livello
    “fisiologico”.

    Allora cercherò di rispondere alla tua ultima domanda in questo modo: il paziente moribondo non va abbandonato al suo destino e noi non dovremmo andarcene. Dovremmo favorirne la morte – sono favorevole all’eutanasia, si sappia – ed espiantarne gli organi sani. Per permettere ad altri corpi di vivere.

    Il pd – non riesco a scriverlo in maiuscolo – non può essere tenuto in vita artificialmente come Fassino e Rutelli – per me metastasi della sinistra italiana – sperano di fare. In tal caso sarebbe solo accanimento terapeutico.
    A danno di noi tutti.

  13. l'Elfo ha detto:

    Cercherò di rispondere a te e a Valter in un unico commento.

    Valter parla di organismo pluricellulare, da aggregare attorno a un “cervello”.
    E mi sta benissimo.

    Tu parli di un malato in punto di morte da non lasciare abbandonato a se stesso.
    E ho qualche perplessità.

    In un corpo umano, se una parte di esso si ammala – se si crea un cancro, in altre parole – la parte va rimossa. Pena le metastasi e la morte.

    Ma se a marcire è proprio il cervello? (Non ho purtroppo risposte certe e quindi soluzioni a questo dilemma).

    In secondo luogo.

    Tu fai una serie di domande e, ma forse il mio è un discorso da estremista, ad ognuna di esse mi veniva da rispondere: “non certo l’attuale classe dirigente”.

    E allora cosa si fa? Si decapita la testa e si mantiene tutto il resto? In medicina non è possibile.
    In politica forse si, ma un partito – o un’accozzaglia di parti – dovrebbe essere più complesso e, allo stesso tempo, più semplice a livello
    “fisiologico”.

    Allora cercherò di rispondere alla tua ultima domanda in questo modo: il paziente moribondo non va abbandonato al suo destino e noi non dovremmo andarcene. Dovremmo favorirne la morte – sono favorevole all’eutanasia, si sappia – ed espiantarne gli organi sani. Per permettere ad altri corpi di vivere.

    Il pd – non riesco a scriverlo in maiuscolo – non può essere tenuto in vita artificialmente come Fassino e Rutelli – per me metastasi della sinistra italiana – sperano di fare. In tal caso sarebbe solo accanimento terapeutico.
    A danno di noi tutti.

  14. l'Elfo ha detto:

    Cercherò di rispondere a te e a Valter in un unico commento.

    Valter parla di organismo pluricellulare, da aggregare attorno a un “cervello”.
    E mi sta benissimo.

    Tu parli di un malato in punto di morte da non lasciare abbandonato a se stesso.
    E ho qualche perplessità.

    In un corpo umano, se una parte di esso si ammala – se si crea un cancro, in altre parole – la parte va rimossa. Pena le metastasi e la morte.

    Ma se a marcire è proprio il cervello? (Non ho purtroppo risposte certe e quindi soluzioni a questo dilemma).

    In secondo luogo.

    Tu fai una serie di domande e, ma forse il mio è un discorso da estremista, ad ognuna di esse mi veniva da rispondere: “non certo l’attuale classe dirigente”.

    E allora cosa si fa? Si decapita la testa e si mantiene tutto il resto? In medicina non è possibile.
    In politica forse si, ma un partito – o un’accozzaglia di parti – dovrebbe essere più complesso e, allo stesso tempo, più semplice a livello
    “fisiologico”.

    Allora cercherò di rispondere alla tua ultima domanda in questo modo: il paziente moribondo non va abbandonato al suo destino e noi non dovremmo andarcene. Dovremmo favorirne la morte – sono favorevole all’eutanasia, si sappia – ed espiantarne gli organi sani. Per permettere ad altri corpi di vivere.

    Il pd – non riesco a scriverlo in maiuscolo – non può essere tenuto in vita artificialmente come Fassino e Rutelli – per me metastasi della sinistra italiana – sperano di fare. In tal caso sarebbe solo accanimento terapeutico.
    A danno di noi tutti.

  15. Anellidifumo ha detto:

    Il PD dovrebbe nascere. A meno di sorprese estreme, nascerà. Prenderà forse anche qualcosa in più della somma degli attuali Ds e Merderita, per il semplice fatto che sono tutti e due al loro minimo storico. 17+11= 28%. Io dico che il PD può arrivare attorno al 30% e da lì sempre scendere, sino al suo scioglimento.

    Il problema non è dunque il PD, che va verso un nascita infelice e una morte veloce. Il problema è che alla sua sinistra si crei una federazione d’ispirazione socialista, nella quale alcuni di noi (non io, probabilmente) saranno classe dirigente e il resto elettori. Se in questo progetto ci troviamo anche persone già note, come Occhetto, Mussi, Angius, Diliberto, non ci trovo niente di male. Ma chiaramente occorre una classe dirigente più giovane. In Quebec l’uomo del giorno è tale Mario Dumont, classe 1970. Capito? 1970.

  16. neroinchiostro ha detto:

    Ma è possibile salvare un paziente che vuole essere lasciato morire?

    Che ne dicano i brillanti politici che ci governano (ancora Prodi, D’Alema, Fassino, Rutelli…) è il modo di fare politica in questo Paese che è marcio, più che nel pre-tangentopoli.

    Il sistema di favori/piaceriagliamici non solo non è cessato, ma si è accentuato, alimentando uno scollamento decisivo tra la politica e i cittadini, che ancora non hanno smaltito la “sfiducia” verso il sistema, disimpegnandosi dalla politica e lasciando che ad andare avanti siano i “figli di”, e gli “amici di”.

    Non c’è ricambio perchè i vecchi non mollano e (cosa più grave) non hanno più nulla da dire. Siamo ancora nel 1996, solo più vecchi, malati, stanchi e con il cellulare che suona continuamente a romper le palle.

  17. Rino ha detto:

    L’ulivo non è più quello di allora.
    SI, PURTROPPO è VERISSIMO

    Ma chi lo ha difeso? Chi ha fatto un passo per tenerlo in vita e quando dico in vita non intendo ibernato.

    I DS, MA ANCHE PERCHE NON AVEVANO E HANNO LA FORZA PER ATTACCARLO. MA ALMENO LO HANNO DIFESO, IO LI VOTO PER QUESTO (E FORSE FORSE SOLO PER QUESTO)

    Chi ha difeso il maggioritario?

    ALLA FINE DAVVERO DAVVERO, NESSUNO.
    O ALMENO NESSUNO QUANDO DOVEVANO.
    MA SENZA MAGGIORITARIO IL PD NASCE MORTO NON SI CAPISCE COME NON LO CAPISCANO

    Chi ha cresciuto una classe dirigente che preparasse la successione a Prodi?
    TRAGICAMENTE NESSUNO, SONO UN TUO COETANEO CARO IVAN, è DIREI CHE QUESTO è STATO IL LORO ERRORE STORICO POLITICO MAGGIORE.
    MA FRANCAMENTE FORSE è ANCHE MEGLIO COSì PERCHE STANNO INVECCHIANDO MALE E IO DI ANDARGLI A CAMBIARE I PANNOLINI DA VECCHI NON CI VADO. HANNO VOLUTO FARE DA SOLI E MORIRANNO DA SOLI.

    IL DRAMMA è ANCHE CHE NESSUNO DI NOI HA AVUTO LA FORZA DI MANDARLI A CASA. PERCHE A CASA DEVONO RESTARE, COME CLASSE DIRIGENTE FANNO PROPRIO SCHIFO

    Chi ha rinunciato davvero fino in fondo al proprio particulare per garantire all’Italia un futuro da paese normale?

    UNA PARTE DEI DS DIREI DI SI, MA LA BASE NON ERA (è) PRONTA PER CAPIRE E PER CUI CI SONO ANDATI PIANO. è MANCATO UN LEADER ALLA DALEMA CHE RIUSCISSE A PARLARE ALLA GENTE COME DALEMA PER CERTI VERSI NON SA FARE.

  18. Q ha detto:

    LA cosa che mi preoccupa è che se teniamo ancora un pò è pure perché restiamo inseriti in una sorta di suddivisione politica ormai ‘congelata’ dalla caduta della prima repubblica -più o meno.
    L’entrata in scena di un nuovo soggetto così complesso potrebbe non far altro che frammentare ancora di più la frangia di sinistra lasciando un solo -o addirittura nessun- soggetto forte.
    In un’ottica di questo genere, riuscire a governare sarebbe un miraggio.

  19. DANIELE ha detto:

    Comunque ieri sera Bersani mi ha trasmesso una parte del suo sano ottimismo emiliano……. Come lo vedreste a capo del PD?

  20. george ha detto:

    Caro Ivan
    tu concludi dicendo
    “Ma siamo sicuri che il nostro ruolo sia semplicemente quello di constatare la morte del paziente ed andare via?”
    Ovviamente no.. ma.. allora.. perché hai lasciato perdere il tentivo fatto insieme ai tempi delle primarie e che poi tu hai abbandonato?
    Ti ho molto criticato per questo.. ma vorrei solo chiederti.. sicuro che non vuoi ripensarci?.. sicuro che non vuoi riprovare ?
    Ovviamente.. se ci riprovi.. devi farlo seriamente!
    Un’ultima battuta: un blog è una cosa simpatica, dà soddisfazione, ti fa sentire vicine tante altre persone.. ma.. è questo il “tuo” (e il “nostro” se vuoi)ruolo?

  21. antonio ha detto:

    grazie per avermi fatto tornare in mente quella mattinata post elettorale di nove anni fa

    ci si incontrava per strada e ci si faceva gli AUGURI

    “Auguri professore!”
    “Auguri Antonio!”

    avevamo vinto tutti, sapevamo che potevamo cambiare qualcosa

    adesso sono un po’ piu’ vecchio, disincantato e triste

  22. Marilde ha detto:

    Ciao Ivan,
    io in quei tempi lontani in cui vinse l’ulivo avevo 15 anni e la stanza foderata di manifesti elettorali.Quella notte la ricorderò per tutta la vita…ci credevo nella possibilità di creare un partito dove sfociassero tutte le forze più “giuste”, più morali, più leali che si potessero avere in ogni partito.
    Sono stata iscritta per un anno alla Sinistra Giovanile da cui sono scappata a gambe elevate e poi ho sempre avuto la tessera nei DS. Quest’anno ho partecipato all’ennesimo congresso e per la prima volta mi sono astenuta…Non mi ritrovo in nessuna delle 3 mozioni e mi fa male; mi fa male sentirmi così impotente. Ho spiegato questo mio voto alla mia sezione di base come uno sciopero passivo pensando che il mio gesto potesse almeno far riflettere e invece è passato inosservato perchè non ho avuto la forza di spiegarmi! La mia sezione è formata da 72 iscritti, quasi tutti pensionati e solo 6 giovani che non partecipano più attivamente da almeno 2 anni. Stiamo morendo e nessuno si pone il problema, ci si attacca al partito democratico come un naufrago al cadavere di un poveraccio(scusa la metafora)
    IO vorrei che ci fosse una forza giovanile priva di stereotipi, vitale, curiosa di sepere, di provare a cambiare, che facesse risorgere, come un’araba fenice, il bisogno di occuparsi della “RES PUBLICA”
    E’ UN APPELLO ACCORATO DA UNA PICCOLA FRAZIONE DI BARI, MACCHIE