Vabbè, ho capito che vi piacciono le storie di viaggio. A proposito, volete davvero sapere com’è finita quella del mio amico? Direi bene, visto che è riuscito a raccontarmela. E’ sempre possibile che lo arrestino una volta che tornerà in quel paese per aver esportato componentistica per mitragliette Skorpion, ma di questo ci avviseranno forse i giornali quando sarà.
Così oggi ne ho un’altra di storia di viaggio, ma questa volta riguarda me, è successa pochi minuti fa e non sono sicuro di riuscire a raccontarla con la medesima serenità visto che sono piuttosto indignato per la vicenda.
Dunque, come il mio amico anche io viaggio molto. Per dire, dal 13 aprile ad oggi ho fatto in sei giorni l’itinerario Mosca-Milano-Mosca-Almaty-Mosca e ora sto scrivendo dal volo Aeroflot partito questa mattina alle ore 9.15 che mi sta portando a Milano da dove prenderò un treno per Firenze (ebbene sì, vado al congresso dei DS: intervengo domani, ma questa è un’altra storia). Il piano di viaggio questa volta prevedeva che sabato sera sarei tornato da Firenze a Milano e domenica mattina di nuovo da Milano a Mosca. Dico prevedeva perché oggi è accaduto lo sgradevole inghippo di cui vi voglio raccontare e che ha mandato all’aria i miei programmi e, al momento, anche la mia tranquillità.
Qualche settimana fa ho dovuto rifare il passaporto. Il vecchio libretto fatto nel 2003 aveva esaurito le 32 pagine disponibili a furia di timbri e di visti. Così sono andato al consolato a Mosca (che è il posto dove formalmente risiedo) per farmi fare un altro libretto, questa volta di 48 pagine, la versione extra large. A parte il fatto di dover pagare 80 e passa euro per ottenere il prezioso documento e di dover litigare con una impiegata arrogante e tronfia che mi ha fatto lasciare l’ufficio e affrontare l’agghiacciante traffico moscovita per quattro volte prima che il passaporto fosse finalmente pronto (e quando le ho chiesto cortesissimamente ragioni del ritardo m’ha detto “Ahò, e mo je devo pure sta a spiegà a questo io che sto a ffa qua tutto er giorno… Nun è pronto perché nun è pronto. Chiaro?”), la cosa che mi ha preoccupato è stata la chiacchierata col signore che pure apettava il suo nuovo passaporto in fila allo sportello.
Pare infatti che al meschino, giunto a Mosca da Milano con il volo che giunge alle 2 del mattino, il passaporto si fosse – cito testualmente – rotto. Uno si chiederà come possa rompersi un passaporto, e infatti il connazionale, interpretato il mio sguardo interrogativo, mi ha spiegato che passato il documento all’ufficiale dell’immigrazione questi lo ha aperto bene per passarlo nel lettore ottico ed inopinatamente il passaporto ha perso la copertina. I russi non prendono troppo bene queste cose: il passaporto per loro è un documento talmente sacro (forse in memoria di quando era così difficile da ottenere) che oggi ne hanno addirittura due: uno per l’interno – una specie di carta d’identità a più pagine su cui però l’autorità scrive tutta la tua vita, morte e miracoli – e uno per viaggiare. Entrambi fatti con l’acciaio, mica come i nostri passaporti magari elettronici di ultima generazione, con foto consustanziata alla pagina traslucida, ma evidentemente fragili e non abituati alla battaglia del vivere e del viaggiare. Insomma, il poveretto si è fatto sei ore in aeroporto, guardato a vista come un criminale fino alle otto del mattino prima di essere ammesso nel paese. Ho ritirato il mio passaporto nuovo provando un piccolo brivido, ma mi son detto che doveva essersi trattato di una sfiga statisticamente impossibile da ripetersi. Cavoli: con 80 euro ero certissimo di portarmi a casa un libriccino pari per solidità ad un tomo dell’Encyclopaedia Britannica.
Così questa mattina quando, superato indenne il check-in, mi sono messo in fila al controllo passaporti non sospettavo davvero di vedere la faccia ingrugnita della muscolare ufficiale dell’immigrazione mentre la medesima mi sventolava la sola copertina del mio passaporto nella sua mano destra e il resto del libretto, nudo e spleacchiato come un pulcino appena uscito dal guscio, nella sua mano sinistra. Mi ha detto delle cose in russo che ho capito benissimo volessero dire “E lo chiami un passaporto questo qua? Guarda!”. Ovviamente – e nel frangente ricordavo in tutto e per tutto il mio sprovveduto amico di cui vi parlavo ieri – non ho avuto la prontezza di spirito di risponderle con faccia similmente ingrugnita che era stata lei, brutta gorillessa in divisa, a sfasciarmi il mio prezioso passaporto che le avevo testé passato completamente integro ed intatto. Devo invece aver fatto una faccina smarrita e devo aver detto, puntando il dito sulla data di rilascio del 23 marzo 2007 qualcosa tipo: “eta novyi passport, smatrite pajalsta” (“guardi, per favore, questo passaporto è nuovo di zecca”).
Nulla. La gorillessa ha chiamato un capo tarchiato e bondino, gli ha sbattuto le mie carte in mano (oltre al passaporto, la carta d’imbarco, il visto, la carta di immigrazione) e con aria schifata gli ha detto: “Italiya”. Il tipo è scomparso ed è tornato 20 minuti dopo.
“Do you speak English?” mi fa.
“Of course I do do. And what about you, eh? Can you articulate something in any bloody language spoken outta here?” Ho pensato, ma non ho detto. “Yes, I do”, ho detto invece.
“Per questa volta la facciamo uscire dal paese, ma per rientrare deve rifare il passaporto. E anche il visto. Good luck.”
E così eccomi sul mio volo per Milano, pronto a correre a Firenze, a chiedermi quando diavolo rifarò questo passaporto, il visto, se ce la farò a ripartire domenica (certo che no), chi si curerà del povero Fidel e anche abbastanza a smadonnare sulla nostra incapacità di dotare i nostri cittadini di passaporti che non si rompano dopo due settimane di uso. Da quando viaggio da queste parti del mondo ho scoperto che il passaporto è per me molto di più del documento per andare in crociera sui mari dei caraibi o a passare una settimana su e giù per le vie di San Francisco. Quando giro per le strade del Kazakhstan il mio passaporto è la mia vita. E faccio il dirigente, non il cronista di guerra. Figuriamoci cosa sia quel piccolo libercolo per gente che fa lavori pericolosi davvero e che si abbraccia a quelle 32 o 48 paginette come se fossero l’unica possibile assicurazione sulla propria incolumità e la propria salvezza: “I’m an Italian citizen, here’s my passport”, lo avranno detto di sicuro anche Enzo Baldoni e Mastrogiacomo. E’ la prima cosa che direi in caso di pericolo. In fondo è andata bene, stavo uscendo dalla Russia e non entrando, e stavo tornando a casa. Se il passaporto mi si fosse rotto al ritorno nel bel mezzo di un transito tra un paese e un altro del Caucaso (o anche all’immigrazione a New York: vi assicuro, non sono per nulla carini all’Immigration da quelle parti) sarebbe stato molto peggio. Sono veramente arrabbiato. Se è successo a me e a quell’altro signore chissà a quanti altri potrà capitare e chissà quanta noia e quanta ansia questa stupida sciatteria così tipicamente italica causerà a tanti connazionali in giro per il mondo.
I ministri Amato e D’Alema hanno probabilmente tante cose da fare ma sarebbe bene che si occupassero in fretta di questa cosa minuscola e fastidiosa, come una spina.
13 risposte a “Il Passaporto”
Siamo un paese che di burocrazia e pezzi da carta ha campato per secoli, uno si aspetterebbe che il pezzo di carta fosse trattato bene; ma certo che no (sennò dove se ne vanno le fonti di introito?). Qualche anno fa al comune di Livorno un’impiegata che mi stava rinnovando la carta di identità deve aver letto i dati di un’altra, quindi dopo aver messo il mio nome mi ha dato 10 centimetri di troppo d’altezza, e un indirizzo che non era il mio. Ho chiesto che me la rifacesse, mi ha corretto l’indirizzo col bianchetto (sì, col bianchetto!) e me l’ha ridata. “Eh no, è sbagliata anche l’altezza, alla frontiera possono non sapere dove abito, ma che son più bassa lo vedono, no”? “Eh”, dice lei, “di correzioni ne posso fare una sola.” “Ma la carta è tutta sbagliata, me la rifaccia!” “No, non si può” “Come non si può?” “Gliela rifacciamo alla scadenza” E nel frattempo che fanno, mi arrestano tutte le volte che provo a espatriare? Son riuscita a farmela fare nuova solo dicendo che l’avrei strappata e sarei tornata lì dicendo che l’avevo persa.
Ma dalla civile Gran Bretagna uno si aspetterebbe di meglio. Un dottorando disabile italiano che viene a una conferenza che sto organizzando e vorrebbe passare un mese a Londra – e non racconto le difficoltà a trovare una stanza senza barriere architettoniche a prezzo decente in centro – si è sentito dire dall’ambasciata britannica di Roma che l’accompagnatore di cui lui ha bisogno per tutti i suoi movimenti, avendo la sfortuna di essere peruviano, ha bisogno di un visto. Dal primo aprile – parrebbe uno scherzo ma purtroppo non lo è – il visto è aumentato da 148 a 310 sterline – che non vengono restituite se il visto poi viene negato. Insomma, per essere disabili bisogna essere ricchi. Forse il nostro ministro degli esteri, dopo aver pensato al problema dei passaporti che vanno a pezzi, potrebbe anche accordarsi con i suoi colleghi europei per togliere barriere ancora più ingiuste di quelle architettoniche.
Mi permetto di suggerire che sia quantomeno bizzarro che sia successo proprio a due italiani, e proprio in Russia. Il passaporto è uguale per tutti gli italiani, ed è la prima volta che sento una storia del genere. Non solo, in quanto a fragilità non lo trovo affatto diverso da molti altri passaporti non italiani. Non so se anche nel caso di quel signore si fosse trattato del libretto “ciccione”, il che potrebbe in qualche modo spiegare razionalmente questa coincidenza (potrebbe essere ancora più fragile di quello a trentadue pagine). Altrimenti io ci vedo molto un fare esageratamente sciatto (che sia volontario o meno non so) degli addetti alla frontiera. Mi sentirei come minimo di ipotizzare che non tutti gli addetti di tutto il mondo usino la stessa mancanza di grazia. Non voglio suggerire di essere certo che sia un “divertimento” volontario per prenderci di mira. Ma chissà, perché non chiedersi perlomeno se non lo facciano proprio per via di questi passaporti sciattoni che ci danno? (“I soliti italiani, nemmeno sanno fare bene i passaporti, adesso gli facciamo vedere noi”). Insomma, lo trovo molto strano: che siano fatti male è un conto, che si debbano rompere per forza forse ci vuole uno zampino, almeno nella forma di mancanza di grazia e attenzione (e rispetto).
Se proprio vogliamo essere maligni, non dimentichiamo che per rifare un visto si deve pagare l’ambasciata di quel paese, o sbaglio?
Per quel che riguarda il comportamento dell’impiegata al Consolato italiano, io proporrei di scrivere una lettera di protesta. È assolutamente vergognoso che questi personaggi si comportino in questo modo, e non è la prima volta che ne sento parlare. Devono capire che essi rappresentano l’Italia all’estero. I responsabili dei consolati (l’ideale sarebbe gli stessi ambasciatori) dovrebbero essere messi al corrente di come si comportano i dipendenti e di come essi talvolta mettano in cattiva luce l’intera istituzione consolare. Queste sono cose dell’Italia che prima o poi dovranno cambiare. Io sono dell’idea che le persone siano pagate anche per mantenere un decoro e una deontologia professionale nei confronti dei clienti, e che certi comportamenti siano dei piccoli abusi verso la persona che in quel momento è “sottoposta”.
In bocca al lupo per Firenze, e per il passaporto.
Mortacci che storia.
La Russia oramai se sarva solo perché come dici te se ponno fa li sordi come se una fosse de Londra o de Maiemi. Ma nun è che Putin è rimasto comunista? Me sbajo o menano pure?
Me riccomanno, comunque: ‘sta storia der passaporto fracico raccontala a Berzani. Gnente gnente t’organizza na libberalizzazione dii documenti da paura. A me, pre sempio, me se sfragneno sempre le carte de credito. E’ ‘na vergogna..
PS Che ne penzi de mischià la storia dii passaporti che se sfragneno co’ quella der passeggero fantasma? C’avrei pure er titolo. Anzi. T’o o regalo.
“Lezioni de volo sicuro”
Tipo documentario, che vanno puro de moda.
Co’ ‘a Comencini ce parlo io. E poi nun è una che s’encazza..
Si Cecchi Gori nun ce sta, poi sempre prova co’ ‘a settimana enigmistica. A fanno ancora “Forse non tutti sanno che….”?
ha ha ha, è sarà solo un segno no?
in bocca al lupo per domani!
Anto’ ma rimorté, mo c’avemo ‘o Scorzese e Forcoppola de noantri. Si c’hai pur ‘a sciniggiatura già tutta scritta ortr’ar titolo stamo ‘na cifra avanti. Poi te danno de sicuro pure l’oscare e ce sta pure Clin Tistud, e quello mesa sa, nu’je ‘mbruttì a lui, je dici solo grazie e te dai.
Gli impiegati delle ambasciate italiane del mondo appartengono ad una delle specie peggiori dell’umanità: arroganti, spocchiosi e servili con chi sembra loro importante. Guadagnano troppo per il loro bene, oltre a mantenere intatte le migliori qualità dell’impiegato statale reperibili anche in patria…
Caro Ivan,
sono anch’io residente in Russia (San Pietroburgo), registrato AIRE, e chiaramente mi ritrovo spesso con problemi relativi a passaporto, visto, e propriska. Senza entrare in dettagli che hai modo di sperimentare di persona, un commento. Tutti i paesi civili, UE, USA, Canada ecc. guardano al passaporto in modo molto pragmatico. Intanto non esiste la marca da bollo. E poi vengono incontro al cittadino che viaggia molto, o che abita in paesi burocratici, permettendogli di avere due, o se necessario, anche piu’ passaporti (piu’ libretti). Cosi’ si regola da solo tra ambasciate esotiche e richieste bizantine di particolari paesi.
Al contrario, l’Italia invece mantiene una legislazione farraginosa con divieto del doppio libretto, mantenimento della “data naturale di scadenza”, cioe’ se fai un nuovo libretto in sostituzione di un altro non mettono la scadenza a 10 anni, ma alla data di quello prima. Ideale per viaggiare in un mondo sempre piu’ sospettoso. Ti presenti alla frontiera con un libretto di durata tre anni e otto mesi, e il poliziotto di turno qualche domanda in piu’ la fa, e’ naturale. Piu’ i maltrattamenti nei consolati (a San PIetroburgo nessun problema, per fortuna !), perdite di tempo ecc. Ho gia’ fatto presente la cosa a tutti i nostri consoli di Pietroburgo, ad alcuni ambasciatori, a un Questore, ed alcuni politici. Nessuno ha potuto fare nulla. Il Ministero degli Esteri, interpellato, ha ribadito la proibizione assoluta di emettere due passaporti alla stessa persona, cosa che mi ha creato potenziali problemi con i russi, perche’non riconoscono il visto sul vecchio libretto quando hai un nuovo passaporto. Nessuno dei miei colleghi (o concorrenti !) di altri paesi UE deve affrontare problemi simili con le proprie burocrazie nazionali.
Due anni fa fai avuto il coraggio di presentarti alle primarie. Non c’e’ qualcosa che almeno gli Italians all’estero possano fare per scuotere il paese? Il una legge sui documenti di viaggio potrebbe essere “bipartisan”, o anche qui i due blocchi politici riuscirebbero a scomodare i massimi sistemi, pur di non agire, o di portare avanti battaglie di facciata?
Se mi fai avere le tue coordinate, ti contatto la prossima volta che passo per Mosca (se nel frattempo hai riavuto passaporto e visto, come ti auguro).
Caro Ivan,
sono anch’io residente in Russia (San Pietroburgo), registrato AIRE, e chiaramente mi ritrovo spesso con problemi relativi a passaporto, visto, e propriska. Senza entrare in dettagli che hai modo di sperimentare di persona, un commento. Tutti i paesi civili, UE, USA, Canada ecc. guardano al passaporto in modo molto pragmatico. Intanto non esiste la marca da bollo. E poi vengono incontro al cittadino che viaggia molto, o che abita in paesi burocratici, permettendogli di avere due, o se necessario, anche piu’ passaporti (piu’ libretti). Cosi’ si regola da solo tra ambasciate esotiche e richieste bizantine di particolari paesi.
Al contrario, l’Italia invece mantiene una legislazione farraginosa con divieto del doppio libretto, mantenimento della “data naturale di scadenza”, cioe’ se fai un nuovo libretto in sostituzione di un altro non mettono la scadenza a 10 anni, ma alla data di quello prima. Ideale per viaggiare in un mondo sempre piu’ sospettoso. Ti presenti alla frontiera con un libretto di durata tre anni e otto mesi, e il poliziotto di turno qualche domanda in piu’ la fa, e’ naturale. Piu’ i maltrattamenti nei consolati (a San PIetroburgo nessun problema, per fortuna !), perdite di tempo ecc. Ho gia’ fatto presente la cosa a tutti i nostri consoli di Pietroburgo, ad alcuni ambasciatori, a un Questore, ed alcuni politici. Nessuno ha potuto fare nulla. Il Ministero degli Esteri, interpellato, ha ribadito la proibizione assoluta di emettere due passaporti alla stessa persona, cosa che mi ha creato potenziali problemi con i russi, perche’non riconoscono il visto sul vecchio libretto quando hai un nuovo passaporto. Nessuno dei miei colleghi (o concorrenti !) di altri paesi UE deve affrontare problemi simili con le proprie burocrazie nazionali.
Due anni fa fai avuto il coraggio di presentarti alle primarie. Non c’e’ qualcosa che almeno gli Italians all’estero possano fare per scuotere il paese? Il una legge sui documenti di viaggio potrebbe essere “bipartisan”, o anche qui i due blocchi politici riuscirebbero a scomodare i massimi sistemi, pur di non agire, o di portare avanti battaglie di facciata?
Se mi fai avere le tue coordinate, ti contatto la prossima volta che passo per Mosca (se nel frattempo hai riavuto passaporto e visto, come ti auguro).
il 13/08/07 arrivata a san pietroburgo aeroporto con volo alitalia sono stata imediatamente rispedita in italia perche il mio passaporto regolamente vistato dal consolato è stato considerato usurato e forse manomesso . il tuuto ovviamente non vero. non i hanno neppure fatto parlare con il consolato. cosa mi consigliate di fare per informarli che si sono sbagliati. con un nuovo passaporto posso tornare in russia?
Ciao, sono rimasto veramente allibito dai commenti che ho letto sulle sventure che capitano per il rilascio dei passaporti russi…
Una problematica simile la sto affrontando anch’io, infatti mi sono rivolto al consolato russo a Milano, per cercare una cittadina russa che è stata in Italia diversi anni fa. Prima ho cercato di comunicare tramite indirizzo e-mail del sito del Consolato, ma questo ha la casella di posta elettronica sempre piena per cui i messaggi mi tornavano sempre indietro, dopo svariati tentativi falliti, ho provato a telefonare ai numeri telefonici richiamati sul sito, ma dopo svariati tentativi senza avere alcuna risposta, mi ha risposto un dipendente prendendosi i dati e il mio numero del cellulare ma sono passati già due giorni e non ho avuto ancora nessuna risposta?
Cosa mi consigli di fare? io ho necessità di rintracciare urgentemente questa persona russa, sono in possesso delle sue generalità e del numero del passaporto, con la data del rilascio.
Caro Ivan,
complimenti per la storia del passaporto. M ricordo che anch’io devo andarlo a rinnovare a Sofia, dove sono residente da 5 anni…
Tu che sei residente in russia, forse conosci le tariffe dell’ACI locale (in bulgaria si chiama KAT)..
Si, ho due problemi: il primo e’ che vorrei trasferirmi da sofia al Azov; il secondo che vorrei portare la mia auto ad immatricolarla in Russia!
Forse mi puoi aiutare con qualche “DRITTA”…!!!
saluti a tutti
lorenzo di Firenze Centro
E’ successo anche a mio marito. Al ritorno da Mosca, eravamo insieme, al controllo passaporti la copertina si è staccata…..Premetto che il passaporto era nuovo di zecca. E’ andata bene che l’hanno lasciato rientrare in Italia ma se fosse successo all’andata??
A quanto pare non è un fatto nemmeno raro, evidentemente la zecca di stato deve aver fatto economia anche sui materiali impiegati per il libretto ad uso passaporto, ecco qui altre testimonianze che abbiamo trovato in rete sul portale degli italiani in Russia: http://www.russiaitalia.it/forum.aspx?f=1&t=7724&p=1 (qui potete aggiungere la vostra testimonianza). Paolo A.