20 Aprile 2007

Oggi parlo io

Diario

Ivan%20Quercia.jpgE’ cominciato il congresso dei DS con la relazione del Segretario Fassino, che mi ha anche citato nel suo discorso. In esclusiva per i lettori del blog, ecco come gli risponderò io quest’oggi verso le 14 dal palco del Palamandela.
Un Paese in bilico
Perché sono qui
Sono molto contento di essere qui, oggi. Mi sono iscritto ai DS solo poche settimane fa, alla fine di marzo, per poter contribuire alla fondazione del Partito Democratico. Questa è la mia nuova casa e credo lo sarà a lungo. E sono quindi emozionato proprio come si è emozionati il primo giorno che si va ad abitare in una nuova casa, una casa che si è sognato di costruire, una casa che sai che è un traguardo, una casa che già sai segnerà un periodo felice della tua vita.


Mi sono iscritto ai DS, mi sono iscritto al Partito Democratico, perché voglio dare il mio contributo alla creazione di un’Italia più libera, più equa, più aperta, più laica, più meritocratica. L’Italia è in una situazione di stallo, di stanchezza, di difficile governabilità. Intorno a noi una politica litigiosa, frammentata, distratta da piccole lotte di condominio e talvolta come dimentica dell’interesse generale. Una politica più fatta per durare che per decidere, come ha detto qualcuno. In questa situazione di stallo, in quello che pare un “paese in bilico”, gravato da tutta la zavorra dei suoi mille mali e problemi, il Partito Democratico è l’unica possibile soluzione per tornare a guardare al futuro e di aspettare i cambiamenti che porta con la fiducia e il desiderio di farcela, invece che col timore e la resistenza di chi ha avuto ed ha forse ancora paura.
Il “Paese in bilico”
Vivo da 5 anni in quel grande paese che chiamano Europa, ormai probabilmente la patria per la generazione Ryan Air, per quella generazione che da almeno un decennio vive in una patria che si estende come una grande casa che va Londra a Parigi, da Barcellona a Berlino. Una generazione curiosa ed aperta, sì, ma ma oggi tagliata inesorabilmente ed incomprensibilmente fuori dalla politica.
Da 2 anni poi faccio attivamente politica sul territorio: ho viaggiato la provincia italiana, ho incontrato centinaia, migliaia di persone che sono fuori dai partiti e che pure fanno politica, la politica dei territori, delle nostre città, delle nostre bellissime piazze. Ho incontrato le liste civiche, le persone che animano le associazioni. Ho visto l’Italia da fuori, l’ho osservata poi dall’interno, e quello che ho visto – una sola stessa cosa, nonostante il cambio di prospettiva – è un paese caratterizzato allo stesso tempo da molti problemi, un paese che sembra fatalmente restare indietro col fiatone, un paese che fa fatica, che sembra aver paura di creare, di sperimentare, di inventarsi un futuro. Di investire sul futuro, mettendoci ottimismo, e fantasia. E’ un paese timoroso, ma – l’ ho visto bene – è un paese vivo, e attraversato da incredibili energie, e da moltissime opportunità.
Un “paese in bilico”, dicevo. E’ come se fossimo sul crinale di una montagna – i problemi di qua, le speranze di là, le paure di qua, la fiducia di là – e il nostro destino potesse essere deciso da una piccola spinta, ma decisiva, che ci porta verso il futuro o ci condanna ad un destino di ripiego, ad un destino di retroguardia.
La questione (non soltanto) generazionale
Il potere in Italia è vecchio. Le classi dirigenti sono vecchie. La gran parte delle decisioni nel nostro paese è presa da chi, facendo qualsiasi altro lavoro, sarebbe abbondantemente al di là dell’età oltre la quale non è più possibile rinviare il pensionamento. Nei momenti di crisi ci appoggiamo esclusivamente all’esperienza, temiamo gli scarti, il pensiero laterale, le prospettive impreviste. Il mondo cambia e noi guardiamo indietro. Proprio come sta accadendo ai compagni e alle compagne che davanti alla prospettiva del Partito Democratico oggi rinculano verso le appartenenze che conoscono, verso il vocabolario fermo e rincuorante del proprio passato. Nel momento della difficoltà manca il coraggio del talento, il coraggio di affidarsi a chi ha forse meno se guarda dietro di sé ma tantissimo se guarda davanti a sé.
L’Italia sconta in tanti settori (ad esempio i diritti civili, le tecnologie, le politiche culturali, la scuola, l’università e la ricerca) l’incapacità della mia generazione – o l’oggettiva impossibilità per essa – di essere generazione di governo. I paesi che hanno saputo darsi leggi avanzate su questi temi sono paesi guidati da persone espressione di generazioni nuove. Ognuno in fondo è figlio del suo tempo e la capacità di governare non è solo frutto dell’intelligenza, del ragionamento. L’arte di governare è anche l’arte di leggere e di comprendere i fenomeni sociali, e di farlo non soltanto con la testa, ma anche con l’istinto, con lo stomaco. Una cosa è regolamentare le cose che abbiamo appreso da adulti, che comprendiamo razionalmente ma costituiscono fatalmente un luogo lontano da sé; ben diverso e naturale è invece gestire il mondo nel quale siamo cresciuti, che ci appartiene totalmente per consuetudine e per familiarità. Chi ha quarant’anni è in molti settori della vita all’apice della sua forza e in un momento di maturità. La generazione di chi ha quarant’anni dovrebbe essere la spina dorsale della società. Se ti dicono che sei giovane a quarant’anni, sappi che non è vero. Sono loro che sono vecchi.
Il Parlamento, come le università, le mprese, l’establishment in generale è appannaggio di quelli che io chiamo i “perpetui”. Un gruppo di persone tutte uguali (bianchi, maschi, cattolici romani, sposati, perfettamente abili e sedicenti eterosessuali) che rappresentano sì è no il 5% del paese ma che lo governano come se l’Italia fosse fatta a loro immagine e somiglianza.
Bisogna fare in modo che l’Italia sia governata da una politica che le assomigli, perché nessuna politica può essere una buona politica se non ha la faccia, le attese, l’espressione e i colori delle persone che governa. E’ una questione generazionale, ma non solo. E’ questione di avere intorno al tavolo tutte le voci, (inclusa quella degli anziani, certo) per essere in grado di leggere la nostra realtà da più punti di vista, per essere capaci insomma di guardare la luna e non il dito.
La meritocrazia
La nostra classe dirigente sopravvive a se stessa, o si perpetua di padre in figlio, come in un sistema castale. E’ l’Italia senza mobilità sociale, l’Italia degli ordini professionali, il paese delle baronie universitarie, il paese nel quale molto spesso si capisce il mestiere che fai dal cognome che porti come succedeva coi i lanari, gli orefici e i manaschicalchi nel medioevo. E’ l’Italia dove le pari opportunità si confondono con un egualitarismo che riduce tutto alla stessa massa e costringe i nostri migliori talenti ad andare via o a logorarsi in interminabili gavette. E’ l’Italia del valore legale del titolo di studio, dove il pezzo di carta comunque preso vale più delle cose che sai.
Eppure i nostri tanti cervelli in fuga – questa nostra incredibile ricchezza – tornerebbero volentieri, se solo lo si rendesse possibile. Attenzione, non dando loro lavoro, non dando loro un salario, men che mai una transitoria borsa di studio. Non è solo la sicurezza economica che cercano, non è per soldi che sono andati via. Date loro la possibilità di spiegare le ali, date loro la possibilità di dimostrare il loro talento in un contesto dove è il solo talento e non l’appartenenza (a un a famiglia a un partito o a un clan) quello che conta e torneranno, vedrete, torneranno.

I diritti civili

Possiamo continuare a lacerarci discutendo di cosa sia una famiglia. Nel frattempo il paese procede, vive, la politica resta indietro. Le persone si amano come vogliono, si amano come posso. Non c’è legge che possa mettere gli argini al desiderio di costruire una vita in comune. E’ per questo che la legge sui Dico, per quanto timida e insufficiente, va approvata, e subito. Perché una politica che pervicacemente si rifiuta di rendersi conto dell’esistente e di regolamentarlo, è una politica che ha perso. E se la legge sui Dico non è quella che avremmo voluto, beh, non si può darne la responsabilità alla Ministra Pollastrini e al suo staff. Quella è purtroppo la legge che fedelmente rappresenta un paese in cui nemmeno la comunità omosessuale ha avuto storicamente il coraggio di chiedere cose che in molti altri paesi della cui civiltà giuridica non è dato dubitare sono dati pacificamente acquisiti e che in Italia non si possono nemmeno nominare.

La questione femminile

Parlando una volta con un amico professore universitario mi disse sorridendo che in Italia – almeno a guardare il Paese dalla sua facoltà – le donne avevano saltato il turno per la corsa alla della parità. Nel suo consiglio di facoltà, tra gli ordinari infatti c’erano due uomini omosessuali ma nessuna donna. Diciamoci la verità: la situazione delle donne in Italia è inaccettabile. La strada per la piena ammissione delle donne alla classe dirigente è ancora lunghissima. Non è solo una questione di numeri, è una questione di cultura. La cultura del tempo, per esempio. Anche le donne che ce la fanno, infatti, sono costrette a correre con le regole degli uomini a vivere in un mondo che è scandito dal tempo degli uomini. Il punto allora non è soltanto fare sì che la gara sia vinta da più donne. Il punto è molto più sostanzialmente quello di cambiare la gara.

La diversità, le culture, la laicità dello Stato

Possiamo continuare a spaventarci dell’Italia meticcia, e scoprire improvvisamente dai giornali che ci sono i cinesi a Milano, oppure possiamo fare tesoro della nostra diversità, che è la capacità di aprirci al modo, di interpretare i fenomeni della società e di leggerli con maggiore flessibilità, capacità di innovazione, tenendo conto di tante prospettive diverse.
Basta aprire la porta di una qualsiasi scuola elementare. I mille colori, le mille culture di italiani di etnia non italiana che busseranno tra poco alle porte del mondo del lavoro, alle porte delle nostre università, delle nostre imprese. Ho una cugina che fa l’insegnante di sostegno a Manzano, in Friuli, e sta imparando il cinese. Ho un’amica che fa l’avvocato e la sua praticante, che ha un delizioso accento lombardo, si chiama di cognome fa Hu. Ho addirittura letto che a Milano ci sarebbero 3000 persone che si chiamano Hu, contro solo 900 Brambilla. Per questo anche è importante che sulla laicità dello Stato non ci siano tentennamenti da parte di nessuno. Perché soltanto uno Stato laico può essere profondamente rispettoso di tutte le identità ed essere la casa accogliente di tutti i suoi cittadini. si chiamino Hu oppure Brambilla dovrebbe essere assolutamente irrilevante.
Il precariato
I lavoratori sotto i quarant’anni soffrono di un precariato che non fa bene né a loro né alle loro aziende: è una generazione completamente abbandonata, senza pensione, senza diritti, senza nulla, nemmeno una speranza. Abbiamo poi una forza lavoro anziana alla quale è invece concesso tutto: stabilità, stipendio, rappresentanza e tutela sindacale, pensione. Di là i figli di qua i padri. Di là gli outsiders, di qua gli insiders, separati da una barriera insormontabile. Per quanto ancora potremo permettercelo?
Il PD è la risposta
E’ per questo che sono qui. Perché quelli che non hanno fino ad ora trovato spazio nella politica, finalmente trovino dentro al Partito Democratico la occasione del proprio coinvolgimento. E’ questo il mio personale contributo nel momento in cui tutti insieme cominciamo a lavorare sul futuro. Il Partito democratico avrà vinto se saprà nascere in modo autenticamente inclusivo e sancire il definitivamento superamento della divisone tra politica e società civile, confondendole entrambe in un unico straordinario moto di partecipazione.
Il Partito Democratico è la risposta, il Partito Democratico può essere quella spinta che consentirà al “paese in bilico” di tornare a correre, di tornare a sperare.
Il Partito Democratico è l’unica risposta possibile, è il getto di creatività che può consentire la svolta, è la dimostrazione di fiducia che fa partire il circolo virtuoso, è la scommessa sul talento e sulla fantasia che da troppi anni il paese – e tanta parte della sua classe dirigente – non ha il coraggio di fare.
E’ il Partito Democratico che cambia il paese, che spinge la palla giù per il versante della montagna illuminato dal sole, quello della speranza, quello del futuro, quello della voglia di rischiare e di accettare una scommessa. E’ il Partito Democratico che premia il merito e difende i deboli, il Partito Democratico degli esclusi, il Partito Democratico dei giovani, quello che si apre al tempo delle donne. E’ il Partito Democratico degli italiani di tutte le razze, di tutte le culture, di tutte le religioni. Il Partito Democratico delle famiglie, di tutte le famiglie.
Grazie.

28 risposte a “Oggi parlo io”

  1. massimo ha detto:

    In bocca al lupo Ivan (e che muoia il cacciatore….)!!!!
    Mi è piaciuto molto quello che ho letto e – sebbene abbastanza scettico sul PD – seguirò con interesse e sosterrò con impegno le tue iniziative all’interno di questa realtà.
    Go Ivan go, go!!!!!
    Ciao.
    Massimo

  2. massimo ha detto:

    In bocca al lupo Ivan (e che muoia il cacciatore….)!!!!
    Mi è piaciuto molto quello che ho letto e – sebbene abbastanza scettico sul PD – seguirò con interesse e sosterrò con impegno le tue iniziative all’interno di questa realtà.
    Go Ivan go, go!!!!!
    Ciao.
    Massimo di Massimo&Domenico

  3. massimo ha detto:

    P.S.
    Leggendo il link che accompagna la presentazione del tuo imminente discorso, ho letto che nell’articolo vieni citato come Igor Scalfarotto…..
    Imprecisione giornalistica o stress da ultimo congresso DS del buon Fassino?
    :-)))))
    Massimo

  4. luciab. ha detto:

    Attento Ivan, potresti essere in “buona” compagnia!
    dal Corriere di oggi, su Berlusconi: “«POTREI ISCRIVERMI» – Ma il leader della Cdl si è spinto anche oltre: «Se questo è il Partito democratico – ha detto parlando dei temi toccati dal segretario della Quercia – al 95 per cento sarei pronto ad iscrivermi anche io». «Ho sentito un’impostazione socialdemocratica che in alcuni punti è addirittura liberale – ha sottolineato Berlusconi – . Sono anche d’accordo con la politica sociale di cui ha parlato il segretario dei Ds»
    (http://www.corriere.it/Speciali/Politica/2007/congresso_DS/articoli/index14.shtml)

  5. Mario ha detto:

    Qui parte l’avventura vera.
    In bocca al lupo.

  6. Benedetto ha detto:

    Bel discorso, ma non leggerlo.
    Parla a braccio come ti ho visto fare tante volte. Come diceva Marshall McLuhan, il mezzo e’ il messaggio. Sono gli apparatich, gli uomini di partito, a leggere i discorsi e usare espressioni come “sistema castale”. Tu non vuoi diventare come loro, vero?
    Ho un dubbio: non e’ strano invocare un metodo “inclusivo” e non citare il ministro Bindi?
    Per chi fosse interessato, segnalo la diretta su nessuno.tv (sky, canale 890).
    In bocca al lupo

  7. Athos ha detto:

    Da un po’ di tempo guardo Ivan Scalfarotto con attenzione. No lui, le sue molte tracce scritte. Il fendere l’Europa non lo ha agevolato in visibilità italica. Di contro Casini e Mastella trionfano in comparsate televisive, con relativi colpi di teatro che oscillano dal finto indignarsi in vari frangenti alla fuga piccata davanti a dei post adolescenti. Tutti sanno chi sono le nostre star della politica .
    Ora il giovane uomo che, debbo ritenere, si guadagni il pane facendo il dirigente d’azienda ha deciso di tuffarsi nel pentolone. Francamente sono molto incuriosito. E mi/Vi/Gli pongo una riflessione. Forse La riflessione.
    Come pensa di vincere la scommessa?
    I principi a supporto di quel che sostiene e che sosterrà nell’intervento del congresso sono da me condivisi, ma ho maturato negli anni la percezione di impossibilità nazionale di aderire a tale disegno adamantino.
    Ai tempi di Tangentopoli avevo trent’anni ed ero un dirigente d’azienda, bianco, no cattolico, di sinistra. Alle cene di ambito borghese della mia città, Varese, dopo eterne discussioni su corrotti e corruttori, si giungeva alle stesse conclusioni che suonavano più o meno “Domani devo lavorare, non posso interessarmi di politica”.
    Poi gli anni novanta e il nuovo millennio. Poi l’oggi.
    Le aziende annaspano, quelli bravi e fortunati della mia generazione hanno fatto due soldi per pagare il mutuo e le segreterie politiche hanno continuato a piazzare in posti chiave del parastato i loro amici fedeli. Spesso persone a cui non affiderei un Euro per andarmi a comprare il giornale dall’altro lato del marciapiede.
    Era forse necessario che dopo Tangentopoli a “scendere in campo” non fosse un solo?
    Ora Ivan Scalfarotto crede al Partito Democratico per viaggiare verso il profondo cambiamento da lui descritto ed auspicato negli ultimi anni.
    Chi crede di potergli affidare i soldi per l’acquisto del quotidiano non può che porgergli l’augurio più sincero.

  8. alessio ha detto:

    ti prego fai il toboga!!!

  9. Marco ha detto:

    Buona Ivan…

  10. bloch ha detto:

    Buona fortuna e al solito ottimo discorso (però quel finale accenno alle “razze” stona un po’; non dimentichiamoci mai che la razza è una soltanto)

  11. Moreno Puiatti ha detto:

    Bella la parte sulla “questione femminile”, non l’hai banalizzata col discorso delle “quote rosa”.
    Hai invece centrato il punto sul mondo con le regole per gli uomini, ossia il fatto che le donne non trovano realizzazione nella carriera lavorativa perchè “troppo generose”, perchè quando si fanno una famiglia devono fare i salti mortali per conciliare lavoro e casa, mentre gli uomini hanno il vantaggio di scaricare la gestione della famiglia sulle proprie compagne di vita e dedicarsi completamente alla carriera lavorativa.

  12. .. fai entrare della salutare aria fresca. In bocca al lupo.

  13. Alberto ha detto:

    In bocca al lupo,Ivan.

  14. CanarinoMannaro ha detto:

    Oggi è il giorno…
    Io l’euro per comprarmi il giornale te lo darei volentieri!
    In bocca al lupoooooo

  15. giodi ha detto:

    ok, mi sono appena visto Veltroni che ha fatto un discorso bellissimo!
    ora aspetto Ivan, vado a prendermi un panino e la coca cola, non posso perdermelo!!!
    se voltete vederlo anche voi e live sul sito del corriere
    in bocca al lupo again.
    ciao

  16. F. ha detto:

    In bocca al lupo da uno collegato allo streaming col cellulare pur di non perdersi il tuo discorso 😉

  17. Francesco Papini ha detto:

    Ivan, ma non ti fanno parlare?
    sono le 14.40 e ancora non ti abbiamo sentito
    tra l’altro in questo stesso momento dovevano far sentire Rutelli (mamma mia!!!) ma c’è la pubblicità (o quel che è)

  18. antonio vergara ha detto:

    ottima scelta ivan. però che commozione per il discorso di mussi.

  19. giovanni ha detto:

    Che tristezza questo inutile teatrino di delegati che possono parlare 8 minuti e nessuno li sta sentire, con tutto il gruppo dei dirigenti nazionali che se ne andato fuori…si vede subito l’atteggiamento democratico dei dirigenti DS…

  20. omar ha detto:

    “Col naso in aria fiutate il vento, strapazzate le nubi all’orizzonte, forza, è ora di partire, forza tutti insieme incontro all’avventuraaaaa!”
    avanti così, caparbi e senza risparmio. fino a strapazzare anche l’ultima fibra di questo scalcagnato paese.

  21. ucarcamanno ha detto:

    Mi fa piacere che tu sia “sceso in campo” (scusa il parallelismo con quell’altro personaggio) ancora perche’ c’e’ bisogno di impegno e di novita’.
    L’idea del PD la appoggio in pieno (quando Salvati lo propose 4 anni fa speravo si facesse alla svelta), la cosa che non appoggio e’ il metodo che gia’ puzza di truffa. Veltroni che se ne sta coperto per non bruciarsi (coraggio 0, a questo punto le battute sul suo presenzialismo mondano ci starebbero a pennello).
    Altra cosa che mi inquieta e’ questa ammucchiata. Scalfarotto e Scalfaro possono stare nel PD? Cosa hanno in comune?
    Considerando che per me Scalfaro (oltre ad essere oramai stantio) e’ una delle peggiori personalita’ che esiste in italia, sicuramente il peggior presidente della Repubblica, una persona con un passato ambiguo, ipocrita e anche con qualche ombra (i 150 milioni al mese del SISMI magari erano solo illazioni).
    “I have a dream”. Credo che per avere successo il PD debba essere come una “startup”, gente entusiasta e focalizzata sugli obiettivi e soprattutto azzeramento totale di cariche e privilegi. Il tempo c’e’ e dovrebbe esserci anche la consapevolezza che un processo del genere potrebbe anche voler dire investire e perdere le prossime elezioni.

  22. giodi ha detto:

    ma vi siete accorti hanno lasciato il microfono aperto di massimo d’alema in diretta su dsonline.tv e si sente tutto quello che dice a commento dei vari interventi????
    grandioso, sto aspettando la figuraccia.
    chi ha i mezzi, registri…
    😀

  23. Andrea Volpi ha detto:

    Sono un ragazzo di 23 anni da poco iscritto ai DS, mi trovo pienamente d’accordo con Ivan, credo si debba stare in questo processo di trasformazione per dare un contributo importante e sono molto onorato come iscritto DS di avere un nuovo compango come Scalfarotto.
    Buona avventura a tutti,
    Andrea Volpi, sirmioneds.com

  24. andrea ha detto:

    una domanda:
    credete davvero che il partito democratico rafforzerà la componente laica dello stato? DICO (he he he)… ma l’avete sentito Rutelli?

  25. nadia pedersoli ha detto:

    ho urgente bisogno di avere un recapito mail di ivan scalfarotto per poterlo invitare ad una iniziativa importante in tre comuni del bresciano
    segreteria zona ds

  26. Anellidifumo ha detto:

    Un discorso che non condivido nei contenuti e che trovo al di sotto di quello che mi aspettavo da te. In sostanza dici: “C’è bisogno del PD”, lo ripeti come un mantra al pari di molti altri prima di te, ma non spieghi i moviti per cui questo partito servirebbe e non dici nulla dei compagni, pardon, degli amici con i quali questo partito lo fondate.
    Spero davvero che si parli di voi pidiennini il minor tempo possibile. E che dopo si torni a essere sinistra che guarda al centro e alla sinistra, non centro che guarda alla sinistra e al centro.
    Infine, cambierei il verbo che usi per definire ciò che fanno i mussiani. E’ solo un consiglio da comunicatore che conosce la pancia dei diessini.
    Per non dire che il non capire il senso della politica di Mussi è un TUO grandissimo limite, Ivan, non certo un problema di Mussi e di chi lo seguirà.

  27. Fabio ha detto:

    Caro Ivan in bocca al lupo. Condivido appieno le cose che dici e mi sembra impossibile che non vengano capite anche perchè tu stai descrivendo semplicemente come è fatto il mondo là, fuori dall’Italia.
    Parafrasando Gandhi spero tanto che voi…siate il futuro che volete vedere in Italia…

  28. EDDY ha detto:

    Gli storici leader gay Aurelio Mancuso e Alessandro Zan se ne sono andati dai DS, logorati da un partito che ha rinnegato se stesso, e ora li rimpiazza Scalfarotto, che invece ha capito tutto. No. Non hai capito un tubo. Sei entrato in un partito condotto allo sfacelo da impresentabili dirigenti che cianciano di nuovo e novità. Tieniti cara la Binetti, mi raccomando. Ti serve per la conversione imminente. E dire che, da gay che sono, pensavo che la tua parabola fosse ascendente. Ti sei già schiantato a terra. Meglio così. Amen.