Di recente il governo olandese ha organizzato ad Amsterdam un incontro tra dottorandi/PhD locali e le aziende/compagnie presenti sul territorio olandese. Vivendo proprio ad Amsterdam, ho ricevuto notizia di tale incontro dalla mia universita’ e sono stato piacevolmente sorpreso dall’evento.
Prima di tutto mi hanno colpito le motivazioni: siccome in Olanda solo il 30% dei PhD trova posto nell’università (per intrinseca limitazione dei posti disponibili), il governo organizza un evento per i novelli “cervelloni” che si affacciano sul mondo del lavoro. Obbiettivo: far conoscere nomi, settori professionali e competenze delle maggiori aziende e compagnie. D’altro canto, le aziende accorrono per farsi conoscere e carpire i migliori “cervelloni” disponibili. Semplice e sensato, direi. All’incontro hanno partecipato le maggiori aziende locali, nomi come Shell, McKinsey, Unilever, Philips, Akzo-Nobel, mica bubbole. In secundis sono rimasto sorpreso da come le aziende considerino i
dottorandi/PhD in genere: se hai un PhD sei considerato prezioso perché “sai avere delle idee. Ed è dalle idee che si costruiscono i business del futuro” (parole dei responsabili delle risorse umane delle aziende con cui ho parlato). Senza comunque farmi abbindolare dai proselitismi aziendali, da PhD italianonon ho potuto fare a meno di notare la distanza che separa il Belpaese da incontri tra università e mondo del lavoro come questo. E’ semplicemente un altro pianeta.
Con la mente ritorno all’Italia, al periodo in cui ero ancora dottorando in Ingegneria e Scienza dei Materiali a Trieste. Incontri con le aziende: nessuno. Né locali né nazionali. Aziende che si sono presentate al mio Dipartimento di Ingegneria, magari con un incontro pubblicizzato a tutti: zero. Ricordo che quando c’era qualcosa o qualcuno di interessante di passaggio, o eri nel giro del passaparola oppure nessuno ti diceva nulla (alle volte c’era pure lo sberleffo postumo del “ma come facevi a non saperlo?”). Ricordo la vagonata di tempo perso per tenersi in contatto con mille anonimi tizio e caio per sapere se c’era qualcosa che bolliva in pentola oggi, domani o il mese prossimo.
In più, scoprire quali sono le aziende operanti in suolo
italico e’ stata impresa degna delle fatiche di Ercole, attraverso un sito di Confindustria che pare organizzato sulla falsariga dei gironi danteschi. Ora mi chiedo: ma alle aziende italiane fa così schifo conoscere e farsi conoscere da laureati, dottorandi e PhD? Fa tanto schifo assumerepersone dal potenziale alto valore aggiunto che sanno come lavorare con la testa sulle spalle?
5 risposte a “Olanda: tra Università e mondo del lavoro – Filippo Zuliani”
Io, invece, anni e anni fa — sarà stato il 1992/1993 — ricordo un incontro con le aziende simile a quello di cui parla, presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università La Sapienza di Roma. Mi ricordo la presenza di alcuni grossi nomi come IBM, Andersen Consulting (R.I.P.), Telecom, e comunque il gotha dell’informatica in Italia dell’epoca.
La volontà — perlomeno quella — dunque c’era.
Sconsolante era invece il quadro prospettato: a un neolaureato in una facoltà tutto sommato molto richiesta e competitiva, venivano offerti stipendi di 1.100.000 / 1.300.000 lire, con trasferimenti continui di sede (Italia ed estero); un report semestrale di valutazione costituiva la base per avere la possibilità di avere premi o aumenti; “i migliori” (parole loro) riuscivano a ottenere un premio “anche tutti gli anni”!
Certo i migliori cervelloni potevano trovare di meglio.
Poco dopo lasciai gli Studi di Ingegneria.
cavolo Roberto, che tristezza!
purtroppo il quadro desolante degli stipendi offerti a “chi sa lavorare” non e’ cambiato dal 92 ad oggi. La bella puntata di Report di qualche tempo fa ha evidenziato come gli ingegneri Fiat con 5-10 anni di anzianita’ prendono qualcosa come 1500-1800. Per contro un calciatore di serie D (non professionisti quindi) riesce a portarsi a casa anche 3-4000 euro di stipendio. Se le societa’ non creano opportunita’ decenti (=investono), cosa ci si aspetta che facciano i giovani che non sognano un pallone e una velina?
Consolati pensando che almeno nel 92 ti veniva offerto qualcosa. Ho paura che oggi non avresti neanche quello…
Roberto,
chiaramente il problema non puo’ essere dimesso con semplicità. Non credo che si possa incolpare le aziende italiane di essere distratte o di fare recruiting esclusivamente con il passaparola dei soliti noti. Le aziende spesso (ammetto, non sempre, a causa di distorsioni create da troppo Stato nell’economia e da regole del gioco volutamente opache) prendono decisioni basate sulla razionalità economica. Se l’azienda non puo’ licenziare un dipendente quando è poco produttivo o, anche peggio, se non ne ha piu’ bisogno per condurre la propria attività economica, chiaramente sarà molto disincentivata a prendere un impegno a vita. E’ sicuramente piu’ ragionevole limitare l’incertezza legata a un costo cosi’ “fisso” e rimandare l’assunzione o fare riferimento a qualcuno che si conosce, se il matrimonio s’a da fare (e deve appunto durare tutta la vita). Forse dovremmo pensare a introdurre il divorzio anche nell’economia…
purtroppo in italia l’università fa schifo quanto la scuola, è piu un giro dell’oca che un luogo serio e formativo dove si entra in contatto con la realtà economica italiana ( probabilmente ciò dipende dall’arretratezza dell’ italia…)
Ciao a tutti….
sono una dottoranda di ricerca in chimica dei materiali innovativi all’ultimo anno di dottorato….sono un chimico laureato con il max dei voti e ho 26 anni…..domani parto per l’olanda per 5 mesi e 1/2 per uno stage presso una multinazionale, stage fortissimamanete voluto da me …certo ho un po’ di ansie e paure…. ma so anche che questa è una buona opportunità per il mio futuro….purtroppo in Italia nn c’è posto per noi scienziati….ma si è costreti ad emigrare…..sxo mi vada tutto bene, perchè sic nn è semplice ma penso ne valga proprio la pena!!!!