Benché soltanto una minuscola parte della stampa ne abbia parlato (provare con Google News per credere), la notizia è che la settimana scorsa il Parlamento Europeo – con 325 voti a favore, 124 contrari e 150 astenuti – ha approvato una risoluzione nella quale si condannano “i commenti discriminatori formulati da dirigenti politici e religiosi nei confronti degli omosessuali”. Tra gli obiettivi della risoluzione, il Presidente della CEI Bagnasco il cui nome addirittura figurava esplicitamente nella prima bozza del documento.
Le reazioni da Oltretevere non si sono fatte attendere. Ma non sono state quelle che ci si sarebbero aspettate in un mondo normale, tipo la riaffermazione del rispetto per le deliberazioni assunte a grande maggioranza da un’assemblea eletta a suffragio universale oppure – trattandosi di una confessione religiosa fondata sulle nozioni di carità e amore – la condivisione del fatto che commenti discriminatori non sono auspicabili né nei confronti dei gay né nei confronti di ogni altra minoranza. Al contrario: la CEI (per tramite dell’agenzia di stampa SIR) non l’ha presa per niente alla leggera. Cito dall’ANSA: Il Sir parla di “argomentazioni propagandistiche e vietamente anticlericali di un pugno di facinorosi”, parla di “falsificazione, disinformazione, propaganda che ancora oggi (in pieno ventunesimo secolo), si definisce ‘comunista’”, e del rischio “che, batti e ribatti, la falsità generi odio e provochi conseguenze imprevedibili”. In pratica non è la chiesa che fomenta l’odio nei confronti dei gay, ma sono i gay (e, naturalmente, i comunisti) a provocare odio nei confronti della chiesa. George Orwell non avrebbe saputo fare di meglio.
Il Patriarca di Venezia Scola, poi, ha aggiunto un’altra preziosa perla di disinformazione alla lunga collana delle imprudenti dichiarazioni vaticane: “La sensibilità del popolo italiano, su temi come matrimonio e famiglia, è diversa da quella francese, tedesca, inglese”. Con tutto il rispetto per l’autorevole personaggio, devo dire che questa è una solenne stupidaggine che bisognerà cominciare a rintuzzare seriamente. L’Italia è un paese la cui cultura è completamente integrata nella cultura europea e non abbiamo nulla da invidiare per apertura e civiltà a nessun altro paese dell’Europa occidentale. L’immagine dell’Italia che chi sostiene questa tesi, non rara anche tra molti nostri politici, trasmette (all’interno e purtroppo anche all’estero) è quella di un paese oscurantista, arretrato, popolato di uomini e donne con coppola (i primi) e baffi (tutti e due) e minacciato da culture nordiche fatte di biondone coscialunga dai dubbi costumi. Un cliché da commedia all’italiana anni 50 che non servì grazie al cielo a bloccare la legge sul divorzio quarant’anni fa e che ora ci stanno ricicciando sperando di tenere fuori dalla porta il diritto dei cittadini gay di sposarsi e mettere su famiglia come cavolo credono. Per fortuna la storia è una macchina inarrestabile e dubito che gli italiani si siano rincoglioniti in modo così evidente nell’arco di qualche decennio: la società evolve, si è evoluta e presto o tardi che sia anche la politica sarà costretta a prenderne atto.
Peraltro bisognerebbe che qualcuno informasse il Patriarca che i cittadini italiani sotto i trent’anni (una bella fetta della popolazione, anche se per qualche motivo del tutto priva di rappresentanza parlamentare) si spostano liberamente sentendosi completamente a proprio agio tra l’Italia e gli altri paesi citati (ai quali aggiungerei la Spagna, che casualmente il cardinale Scola non ha citato) e non notano alcuna differenza tra il proprio paese e il resto dell’Europa. Certo, a parte il fatto che in Italia siamo governati da una classe politica vecchia (nella migliore delle ipotesi) o in cattiva fede (come quando non approva una legge sulle coppie di fatto ma riconosce ai conviventi dei parlamentari gli stessi benefit di un coniuge) e che viviamo in un paese in cui è consentito agli esponenti di una confessione religiosa di dire – senza contraddittorio e ben amplificati dalla stampa e dalla televisione – cose che avrebbero il pudore di non dire se fossero in Francia, in Germania o in Gran Bretagna. E quasi quasi mi dimenticavo anch’io della Spagna.
2 risposte a “La sensibilità degli italiani”
Ciao, Ivan.
Grande pezzo il tuo.
Credo che finchè la nostra “crème culturale” (leggi CEI) ci dipinge come un paese culturalmente arretrato, all’estero abbiano tutto il diritto di considerarci tali. Quel che non capisco, anzi lo capisco ma non mi stà bene, è perchè i giornalisti, televisivi e di carta stampata, non diano un contraddittorio ai preti, pari dignità di opinione alla società civile.
Un saluto e in bocca al lupo per la tua “avventura” in politica.
Tifo per te.
Sara
Non riesco a capire questa cosa che avete contro la chiesa.
La verità è rivelata da Dio, un pò di umiltà, non la troverete cercandola con la vostra intelligenza.
Si può avere opinioni discordanti ok, si può discutere di tutto.
MA EVITATE DI COMMENTARE LA CHIESA!!!!!!!!!!!!
Ricordate:
Gesù, il figlio di Dio, ha dato a Pietro il compito di fondare la Chiesa Cattolica. Chi siete voi per andare contro il figlio di Dio????????
Ricordate:
Gesù ha detto che chi non è con lui è contro di lui.
Vuoi finire all’inferno e soffrire in eterno?
Spero per te di NO!