Leggo assai pensoso il post di Kkarl di Pennarossa che, reduce dalla manifestazione di Piazza Navona, si chiede se per caso non abbia sbagliato partito. Far dire una cosa del genere a quelli della tribù di Pennarossa, che da sempre sostengono con inossidabile fiducia ed indomito entusiasmo il progetto del Partito Democratico non era facile. E invece ci siamo riusciti, inanellando una serie di errori e papocchi talmente incredibile che sembrerebbe fatta apposta: il vuoto pneumatico alla manifestazione di sabato, le liti da cortile che hanno occupato praticamente il 100% degli articoli sul PD negli ultimi giorni, la creazione del comitato di coordinamento secondo la logica lottizzatoria un terzo (ai DS) un terzo (alla Margherita) un terzo (a Prodi – faccio notare en passant che peraltro sappiamo che il coordinamento si riunirà il 23 maggio, ma ancora non è dato sapere chi ne faccia parte), insomma sembra che dopo i congressi abbiamo deciso di abbracciare con ogni energia disponibile la filosofia cosiddetta Tafazzi.
Pensate a me che nel frattempo continuo nel mio piccolo a girare come una trottola per diffondere l’idea, difenderla da chi la demolisce, convincere gli scettici eccetera eccetera. Ora non dico che nella mia opera di predicazione itinerante io gradisca o addirittura necessiti di ricevere dall’alto particolari supporti – chessò: una strategia condivisa, una visione comune, un messaggio coerente, un afflato di progettualità – ma sarei molto grato se almeno non mi sparassero nelle ruote un giorno sì e l’altro pure.
Mercoledì scorso, per dire, mentre ripartivo da Viareggio verso Milano (la sera avrei parlato a Bergamo), mi sono messo a leggere i giornali e mi è affondato il cuore. Veline, veleni, lettere private, messaggi trasversali, il coordinatore, e poi il coordinamento, anzi no, i coordinatori, il calendario, la costituente, luglio ed ottobre, uniamoci, anzi no, disuniamoci alle Feste dell’Unità … Oddio – mi son detto – e io che cavolo dico a questa gente stasera a Bergamo? Diciamoci la verità, lo spettacolo se non fosse anche tristissimo sarebbe soltanto indecoroso. Finalmente abbiamo una nuova idea, un buon – che dico, un eccellente – progetto politico ed ecco che tutto viene mandato come al solito in vacca. E come succede ogni volta che – come dicono qui a Londra – la cacca urta il ventilatore poi nessuno è protetto dagli schizzi, tutta la politica, buoni e cattivi, e tutto il Partito Democratico compreso, diventa agli occhi della gente solo una camarilla, una fregatura, una melma disgustosa.
Ero lì insomma con le braccia tese a Corriere della Sera spalancato, seduto sulla mia poltrona nel treno, abbastanza scorato – anzi molto scorato – e poi mi sono detto che no, che io, nonostante tutto, sapevo benissimo cosa avrei detto a quella gente, quella sera, a Bergamo.
Gli avrei detto che nonostante tutto, nonostante tutto, il Partito Democratico è la prima idea che la politica italiana prende guardando avanti anziché indietro forse dai tempi della Costituente. Che il PD è il cambiamento che abbiamo chiesto, anzi invocato e che ora è là in attesa che ne si faccia qualcosa, che noi cittadini se ne faccia qualcosa. E sì, perché dev’essere chiaro che il Partito Democratico sarà quello che ne faremo noi. Possiamo decidere di restare nelle nostre case a criticare o possiamo tentare di utilizzare questo spiraglio di apertura che la politica italiana ha inopinatamente deciso di creare e provare ad essere il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo, per dirla col Mahatma.
Il Partito Democratico è la prima occasione nella quale la politica può veramente diventare inclusiva e questa fase costituente è il passaggio, probabilmente l’unico e irripetibile momento, nel quale il cittadino, i cittadini, potranno incidere sostanzialmente sull’identità di un grande soggetto politico. Fino a ieri c’erano DS e Margherita, e prima ancora Diccì e Piccì. Chi si fosse voluto impegnare avrebbe dovuto necessariamente passare per di là, diventare parte di un moloch, di un’organizzazione strutturata e resa granitica da decenni di storia, con l’aggravante di essere parte poi di un sistema particolarmente conservatore e continuista come quello della politica italiana. Oggi i due moloch si sciolgono e accettano – sorprendentemente, è vero, ma a chi serve un processo alle intenzioni? – di trasformarsi in qualcosa di nuovo. E noi che facciamo? Stiamo alla finestra? Ci limitiamo a criticare? Lasciamo che questo passaggio sia gestito dai soliti noti? Rinunciamo a fare qualcosa perché la politica ci assomigli un po’ di più? Soprattutto chi ha una posizione critica nei confronti della politica, del suo linguaggio, dei suoi strumenti, dovrebbe oggi essere là, in prima fila, a provare a proporre un’alternativa.
Io credo, ed è proprio questo che alla fine ho detto a Bergamo, che invece ci si debba essere, tutti. Che sia il momento di smettere di pensare a cosa possa fare il paese per noi e a cominciare a pensare a cosa possiamo fare noi per il paese, come avrebbe detto quello lì che s’era inventato la nuova frontiera. Perché questa è anche l’opportunità di costruire un partito che guardi al mondo con strumenti nuovi. Ricordiamoci che in Italia solo 1 parlamentare su mille ha meno di trent’anni, che la politica è fatta per la stragrande maggioranza su schemi antichi. Chi fa politica oggi la faceva già abbondantemente all’epoca della guerra fredda e quegli schemi applica ancora. Chi può lavorare per aprire questa società, per liberalizzarla, per aprire le professioni, per migliorare la mobilità sociale, per combattere il corporativismo (che anche a sinistra ha trovato spesso una casa comoda ed accogliente), per promuovere i diritti dei giovani e delle donne (e anche dei gay!), non può che stare nel Partito nuovo, nel Partito Democratico. Per un solo motivo, in estrema sintesi, perché il PD è l’unico partito che, non accidentalmente ma ontologicamente, perché la sua stessa natura dipende da quello, ci ha invitati a tavola. Il Partito Democratico si è imposto alla politica quando quattro milioni e mezzo di noi sono andati a votare, e ci aspettavano in seicentomila. Se vogliamo contare, noi dovremmo esserci, proprio come quella volta lì.
Poi, certo, bisognerà essere coraggiosi e contarsi, come sta dicendo molto giustamente in questi giorni Mercedes Bresso. Dal mio punto di vista, il PD nasce come un partito della sinistra democratica e non può che essere un partito che sostiene con nettezza e determinazione la laicità dello stato: nessuno lo ricorda mai, ma sessanta parlamentari cattolici della Margherita hanno sostenuto esattamente questo in un documento di appoggio al progetto di legge sui Di.Co. Certo, chi fa caciara, chi rilascia dichiarazioni di stampo medievale, chi vuole fare sensazione coi cilici trova subito la stampa pronta ad amplificare, e così sembra che il cattolicesimo democratico sia defunto sotto i colpi dei teo-dem. Ma non è vero: come ha scritto Chiara oggi, commentando un mio post e firmandosi “una che soffre”: “Da vera cattolica, che ultimamente si sente un pochino isolata, vi assicuro che nulla di tutto quello che la chiesa (lo metto minuscolo perché il maiuscolo bisogna meritarselo) dice e fa ora come ora ha qualcosa a che vedere con il messaggio cristiano”.
La verità è che in un paese normale non ci dovrebbe neanche essere bisogno di manifestare per la laicità: queste cose dovrebbero essere lasciate all’Iran, e basti vedere con quale nettezza in Turchia il Paese si è schierato a favore della separazione tra stato e religione per capire quanto la laicità sia importante e cosa dovrebbe succedere quando qualcuno tenta di mettere in discussione il punto.
Insomma, io non credo proprio di aver sbagliato partito, caro Kkarl, e secondo me non lo hai sbagliato nemmeno tu. Se in un partito la dirigenza sbaglia è la dirigenza che va cambiata, non certamente il partito. Ma per poter cambiare la dirigenza di un partito bisogna creare un’alternativa valida, e per creare un’alternativa valida bisogna esserci. Proprio come c’eri tu, sabato a Piazza Navona, a rappresentare il Partito Democratico in modo non meno nobile e significativo di quanto avrebbero fatto Rutelli, D’Alema, Fassino, Livia Turco o Rosy Bindi che avrebbero dovuto essere là e che invece non c’erano.
50 risposte a “Cosa possiamo fare noi per il Partito Democratico”
“smettere di pensare a cosa possa fare il paese per noi e a cominciare a pensare a cosa possiamo fare noi per il paese”. ben detto ivan, noi siamo il paese e come cittadini dobbiamo prenderci in carico oneri e responsabilita’.
Non sono stato molto d’accordo con il tono dei tuoi ultimi articoli ma questo devo dire che li riscatta tutti….
Ma le domande sorgono spontanee. Chi e’ la dirigenza? Quale partito? Quale coordinamento e tra chi?
Grazie Ivan, grazie veramente
Fino a quando nel nascente Partito Democratico ci saranno persone come te, sarò certo che quello sarà il “mio” partito.
Un abbraccio di cuore
… E nel frattempo il meraviglioso movimento , faro delle nostre vite , guida delle nostre scelte future , fusione di culture , esempio di saggezza e costruttivita’ , contribuisce a mandare definitivamente in pensione i DICO .
Ci attendono tempi durissimi . MINA continua a cantare ……. PAROLE PAROLE PAROLE !
Ivan, sei un campione del bicchiere mezzo pieno!!!
Credo che se ci andassi te in TV a spiegare il PD, invece di D’alema e Rutelli, la popolaritá di questo progetto si moltiplicherebbe (e anche le sue probabilitá di successo…).
Caro Ivan,
sono d’accordo: cambiare la dirigenza. Via i signori Tentenna Fassino e Tentenna Rutelli; via i vari oltranzisti integralisti della margherita e via pure i vari contabili dei voti che vedono l’unione solo a fini elettorali.
Se no il partito nasce male, ma mooolto male… se no finisce come al solito: “ragazzino spostati e lasciaci lavorare”
Fino a pochi mesi fa ero scettico, sulla politica in generale e sul PD in particolare, come e più della maggior parte delle persone i cui commenti si leggono ogni tanto anche qui dentro.
Poi sono cambiate due cose:
1) ho constatato che delle idee nuove, incarnate da persone nuove (per esempio, Ivan), stanno circolando, e che circolano all’interno del progetto PD con più frequenza che altrove;
2) ho notato che sembra, e sottolineo il “sembra”, che il percorso costituente prevede un potenziale totale rimescolamento di carte (una testa un voto ecc.).
E allora mi sono detto: ma cosa ci perdo, a far finta di crederci?
La risposta che mi sono dato è: nulla.
In compenso, penso ci sia molto da guadagnarci (tutti) se il progetto invece, anche solo in parte, funzionasse.
Perciò mi sono dato un tempo per verificare quello che succede, un tempo che scade il giorno dopo la fine dell’assemblea costituente, unico momento in cui avrà senso tirare le prime vere conclusioni (quello che c’è nel mezzo è solo chiacchiera o poco più) sul fatto se sia tutta una bufala oppure una cosa seria.
Fino ad allora il mio giudizio è sospeso, ma questo non vuol dire stare alla finestra. Vuol dire darsi da fare “come se” uno ci credesse davvero fino in fondo.
Vi ricordate quando da bambini si giocava dicendosi: “…. facciamo finta che io ero ……” e poi si scatenava la fantasia del gioco?
Bene, allora: facciamo finta che il PD sia davvero l’occasione che stavamo aspettando e proviamo a giocarla fino in fondo questa partita.
Come se fosse la partita della nostra vita, l’occasione che non si presenta due volte. E poi lo vediamo come va a finire. Se va a finire male, una delusione in più o una in meno non cambieranno la vita a nessuno. Ma se per caso andasse a finire bene?
L’idea che il PD non avrà una sua struttura ancora più forte di quella dei Ds e della Margherita, che non sarà un moloch ancora più moloch, mi pare incredibile.
Poi, per raffreddare un po’ i vostri entusiasmi: ieri Fassino è andato al XII congresso dell’ArciGay, che cambiava dirigenza e sanciva la scissione dal PD. Sapete come si è rivolto alla platea? Sbagliando la pronuncia della parola “GAY”! L’ha detta alla piemontese, diciamo.
Un uomo come Fassino è oggi uno dei più papabili candidati alla segreteria del PD. Se non sa nemmeno pronunciare una parola inglese che è entrata nel vocabolario italiano, una parola che è al centro della politica di oggi, pensate abbia qualcosa da dire in termini di diritti civili?
Ora vorrei anche sapere come pronuncia la parola “yacht”, così, per curiosità.
***
Kharl, persone come te e Ivan nel PD ci saranno anche quando sarà stato chiarito chi sarà il leader (Rutelli? Fassino? qualcuno della dirigenza attuale, cmqe). Il vostro ruolo è quello dei portatori d’ossigeno, per un partito che però si nutre e cresce con l’anidride carbonica.
Sciltian, il punto di vista che esprimi, in modo sempre così lucido e pungente, ha delle ottime probabilità di rivelarsi – alla prova di fatti – quello che più si avvicinerà alla realtà.
Questo però non cambia, a mio avviso, i termini della questione.
Se per una volta in cui sembra ci sia davvero la possibilità di incidere sulla politica, tutti se ne stanno alla finestra a sparare ad alzo zero su tutto quello che si muove, è chiaro che non può che andare a finire come dici tu.
Ma prova a pensare se invece andasse a finire come alle primarie, con qualche bella lista outsider che fa il botto, facendo il pieno di voti. Pensa che ridere.
Certo che se si continuano ad utilizzare tempo ed energie per polemizzare su Pd sì o Pd no, non si va tanto lontano, e ottobre arriva presto.
E poi, anche volendo condividere le varie perplessità, la politica è una cosa concreta, per cui ti chiedo: l’alternativa al Pd, qui e ora, quale è?
Spero che la risposta non sia in quella pietosa diaspora di microformazioni alla sinistra del Pd ….
Mario, io vivo all’estero (Canada) e non posso impegnarmi in prima persona. Però penso di non aver perso il diritto a esprimermi. Il PD, lo vediamo dalle dichiarazione e dalle decisioni politiche di tutti i giorni, è partito di centro che guarda alla sua destra, non alla sua sinistra. Da D’Alema a Rutelli, da Fassino alla Binetti, dalla Turco alla Bindi e Follini, tutti guardano all’alleanza con l’Udc e l’Udeur. Non so se arriveranno oltre l’Udc, forse no, ma cmqe questa è la strategia politica.
Ora: se tu pensi che questa possibilità sia la migliore, è giusto iscriversi al PD e votarlo.
Io penso di no. Perché valuto che da un’alleanza con l’Udc non verrà niente di moderno e niente di europeo per l’Italia.
Alternative, dici.
Al momento ci sono almeno due fasi costituenti nella sinistra italiana. Una è quella della Sinistra Unita, che sarà composta con ogni probabilità da Prc, Pdci e Verdi. L’altra è il Psi-Pr. Vediamo se le cose vanno così. Io penso sia già MOLTO positivo che la sinistra, così frammentata, si riassuma alle prossime elezioni in sole due formazioni. Non sappiamo ancora dove finiranno il Cantiere di Occhetto e Chiesa, né Sinistra Democratica di Mussi e Angius. Vediamo dove vanno. Il Psi-Pr pensa di allearsi con il Pd, ma può anche darsi che il Pd non voglia, specie se i voti del Psi-Pr saranno molti meno di quelli dell’Udc. Anche la Sinistra Unita pensa di allearsi poi con il Pd. Ma per loro la questione sarà più spinosa: ci sono differenze di programma piuttosto macro, come sappiamo già dal comportamento dell’attuale governo.
In ogni caso, io voterò per la lista che avrà il programma più convincente e che dirà chiaramente di non volersi alleare con l’Udc. E tu?
Ivan, hai scritto un post da manuale, davvero !
Fallo girare, fallo stampare, lancia dei volantini dall’aereo mentre ci sorvoli, ma soprattutto:
fallo leggere a Fassino&Compagni Di Merende, pleaseee !!
Un abbraccio !
Sciitian: miseria che brutto incubo che ci hai consegnato per la notte. PD+UDC? Per pietà, non farmici nemmeno pensare!!! 🙁
Dici: “Oggi i due moloch si sciolgono e accettano – sorprendentemente, è vero, ma a chi serve un processo alle intenzioni? – di trasformarsi in qualcosa di nuovo. E noi che facciamo? Stiamo alla finestra? Ci limitiamo a criticare? Lasciamo che questo passaggio sia gestito dai soliti noti? Rinunciamo a fare qualcosa perché la politica ci assomigli un po’ di più? Soprattutto chi ha una posizione critica nei confronti della politica, del suo linguaggio, dei suoi strumenti, dovrebbe oggi essere là, in prima fila, a provare a proporre un’alternativa”.
caro Ivan, io non credo che l’oligarchia che da decenni tiene in pugno il Paese pro domo propria abbia voglia di “accettare” alcunché. Hanno un problema, sanno di aver tirato troppo la corda, devono un po’ mollarla perché non si spezzi innescando feroci conflitti sociali e politici. Non se lo possono permettere, rischiano grosso, soprattutto il loro castello. La storia del PCI – il partito che ho sempre votato – mi insegna che da dentro non si cambia nulla che i vertici non abbiano deciso di cambiare. Per questo capisco il tuo punto di vista, apprezzo la tua positività e la tua pulizia, ti sosterrò vieppiù e “a prescindere”. Ma non riuscirò mai a fidarmi di quella trucida combriccola di tossici da potere, ricchezze e privilegi. Sperò che tu abbia ragione e io torto, spero di sbagliarmi, ma anche se dovessero emigrare definitivamente – D’Alema, Rutelli, Fassino, Mastella, e soci – dovrò fare uno sforzo per credere che non stiano rientrando dal retro, magari con occhiali e baffi finti.
Come mi ha detto ieri un giusto: “seguirò i cascami del PCI, comunque.”
E tuttavia lo spostamento al centro è letale, l’illusione di conquistare il centro, folle. Il ventre molle dell’Italia è un Barbapapà: muta, tremola, ma è nella sua natura inglobare, ottundere, spersonalizzare.
Caro Ivan,
Che il partito democratico sia pieno di ruderi non mi scandalizza piú di tanto. Semplicemente perchè ruderi simili affollano anche gli altri partiti di pseudo sinistra. Ció che mi sembra fondamentale è poter tornare a dare il mio voto ad una persona specifica. Di persone singole ne voterei parecchie… tu stesso ad esempio, oppure la Bonino, oppure persino persone come Vendola. Come vedi la mia fiducia nei partiti è molto bassa. Quella in alcuni singoli è inalterata. Ma se questa possibilità non mi venisse data penso seriamente che mi asterrei dal voto. A questo proposito ti invito a riflettere sul tuo sostegno al referendum pro maggioritario. Nel 2001 col Mattarellum, che mi piaceva ancora meno del Porcellum ho dovuto votare Mister Pilotto, un ex-insegnante di religione della Margherita che rappresentava, assai piú del suo concorrente (Urbani) tutto ció in cui non credevo. Onestamente, non so se lo rifarei. Io continuo a credere che un buon proprzionale con limite al 5 % sia per l’Italia il sistema migliore. E non venirmi a dire che cosí qualsiasi governo conterrà Casini, perchè questo succede comunque (vedi Binetti e co). Tanto vale preferisco saperlo fin dall’inizio ed evitare di venire preso per i fondelli.
Buona fortuna,
Francesco
Sarebbe opportuno evitare la self-fulfilling prophecy (la profezia che si autoavvera) ‘Il PD fa schifo ed e’ un partito vecchio”.
Tutti a dire che e’ un partito vecchio, povero di idee e non essendoci nessun che contribuisce a farlo migliore, per forza di cose diverra’ tale.
Detto questo, dei dirigenti DS non mi fido. E la fiducia in politica e’ tutto.
Sapete come si è rivolto alla platea? Sbagliando la pronuncia della parola “GAY”! L’ha detta alla piemontese, diciamo.
Ha ragione Sciltian, io ero lì insieme al mio compagno e le risatine che hanno accompagnato questa “svista” di Fassino sono state nulla alla bordata di fischi ed improperi che si è beccato quando ha incautamente parlato di scelta sessuale piuttosto che di orientamento sessuale.
Comunque, mi riconsolo leggendo parte del resoconto del Consiglio Nazionale DS in corso stamattina.
http://www.repubblica.it/2007/05/sezioni/politica/coppie-fatto-9/coppie-fatto-9/coppie-fatto-9.html
Che i fischi di venerdi scorso nonchè la presenza nel futuro PD di Ivan e di altri (mi viene in mente Vanni Piccolo) stiano scuotendo la nomenklatura del partito dal torpore atavico?
:-))
Baci a tutte/i.
Massimo
Sciltian, ci mancherebbe che non tu avessi il diritto di esprimerti solo perchè vivi in Canada; anzi, vista la qualità dei contributi che arrivano da parte di coloro che vedono le cose dall’esterno (v. Ivan, ma non solo), direi che il tuo è un punto di vista privilegiato …
Nel tuo post vedo che parli molto di alleanze, di strategie ecc.
Può darsi che tu abbia ragione e che – alla fine – sia tutto e solo una questione di chi va con chi.
In questo caso, indipendentemente dal fatto di conoscere l’identità del partner del PD in questa “unione di fatto”, il progetto non mi interesserà nulla, e se questa sarà la fine della storia, sarà solo un’ulteriore delusione che andrà ad aggiungersi alla lunga serie delle precedenti.
A me infatti non interessa un partito che abbia come problema principale quello delle alleanze, ma un partito che sappia parlare alle persone, proponendo soluzioni valide ai problemi della loro vita, possibilmente con un linguaggio molto vicino a quello che le persone usano quando parlano fra loro.
Un partito che sappia dire qualcosa di sensato e al passo con i tempi a quelli che tutti i giorni lavorano e tirano la carretta per tutti, in un contesto dove ogni schema mentale da lotta di classe vecchia maniera è saltato e dove, per dirne una, i sindacati difendono le posizioni di privilegio della generazione dei miei genitori facendone pagare il prezzo alla generazione dei miei figli.
Un partito che sappia mantenere con convinzione una visione laica della politica e della società e, allo stesso tempo, che sappia parlare a quella (larga) fetta del mondo cattolico, alla quale appartengo per storia e formazione, che si sente umiliata ed offesa (e non rappresentata nemmeno sul piano strettamente religioso) tutte le volte che qualche alto prelato apre la bocca su presunte questioni etiche.
Un partito che mi spieghi bene quale è il tipo di sviluppo che intende perseguire, con quali fonti di energia e con quali conseguenze delle scelte compiute sui modelli di comportamento quotidiano di ognuno, senza mettere la testa sotto la sabbia ma anche senza anacronistiche fughe neopauperistiche.
Un partito dove la forza dei numeri abbia ridotto i professionisti della politica ad una componente utile, ma non decisiva.
E’ probabile che la mia sia solo una pia illusione; l’ho già ampiamente messo nel conto.
Ma visto che l’occasione si presenta, mi sembra imperdonabile non provarci neppure o fermarsi di fronte alla prima Binetti che capita sul cammino.
Un’alternativa credibile al PD, qui e ora, semplicemente non esiste, e questo probabilmente lo sai benissimo anche tu.
La diaspora delle forze a sinistra del PD non si è mai unita dai tempi della sinistra extraparlamentare degli anni ’70, non penserai davvero che sia in grado di farlo adesso, costellata come è di prime donne ancora più narcisistiche dei vari D’Alema, Rutelli & Co.?
E anche se lo facesse per puro istinto di sopravvivenza, cosa avrebbe da dire di positivo e di attuale alla nostra società di oggi? Qualche spunto qua è là su qualche argomento, e poi solo tanti slogan vuoti, intrisi fino al midollo in una serie di ambiguità figlie del passato che non catturano più nemmeno l’attenzione (figurati il voto!) della parte più propulsiva della nostra società, che oggi sta nettamente e decisamente altrove.
Io voglio provare a credere, almeno per qualche mese, che sia possibile costruire un partito che punti ad essere maggioranza nel paese senza aver bisogno di NESSUNA alleanza, perché ha conquistato il sostegno della maggioranza della gente, alla quale ha saputo parlare proponendo contenuti nuovi, persone nuove, un linguaggio nuovo.
Se fra qualche mese i fatti diranno che avevano torto quelli che hanno fatto lo sforzo (perché è comunque uno sforzo, e non da poco) di crederci, cosa avremo perso? Secondo me, nulla. Usando una metafora abusata, si potrebbe dire che abbiamo da perdere solo le nostre catene.
E questa volta il bello è che non ci sarà da aspettare molto per capire se è stato solo uno sogno oppure è realtà.
In ogni caso, però, per trasformare i sogni in realtà, servono tante intelligenze e tante energie. Probabilmente anche le tue.
Ivan, grazie, perché so che non è una fatica da poco…
Chiara (Quella che soffre, ma ogni tanto qui trova anche conforto!)
Il bicchiere mezzo pieno può anche andare – per evitare le profezie autoavveranti, magari – anche se io proprio non ce la faccio.
Quello che non capisco, però, detto da Ivan, è perchè
Chi può lavorare per aprire questa società, per liberalizzarla, … per promuovere i diritti dei giovani e delle donne (e anche dei gay!), non può che stare nel Partito nuovo, nel Partito Democratico.
Il Pd sarà pure ” l’unico partito che, non accidentalmente ma ontologicamente, perché la sua stessa natura dipende da quello, ci ha invitati a tavola”, ma se poi si mangiasse malissimo, non mi sembra obbligatorio omaggiare il ristorante…e – visto che ontologicamente si fonda su di noi – se non impara a cucinare, il ristorante può anche fallire… e poi anche fuori dal futuro Pd c’è gente che lavora per ottimi – o gli stessi – obiettivi, come ha fatto del resto Ivan fino a poco fa…
peraltro, pure l’ invito generalizzato a sporcarsi le mani o a tacere (che non viene da questo post di Ivan, ma da un po’ si sente continuamente, da gente per bene che ha deciso di metterci la faccia e anche da gente meno affidabile) lo trovo un po’ insopportabile. Ma vi pare possibile che non si possa più pensare di fare politica senza stare in un contenitore-partito?
Sarà che a me le permanenze giovanili nel Piccì mi hanno un po’ esaurito, ma come al solito la penso (anzi la sento) come Biraghi (con cui ho un debito: lo so…)
infine
@ Francesco che ha dovuto votare Mister Pilotto, vorrei dire che per evitare quel problema lì il proporzionale con le liste bloccate non mi sembra che serva a granchè. Non so, per votare Ivan mi potrebbe toccare di contribuire a far eleggere De Mita!
Insomma, se è un problema di persone (e per me ormai lo è), l’unica sarebbe l’uninominale
+ il coraggio da parte nostra di non votare i mister pilotto, se il centro-sinistra ce li propone, anche se incombesse il Cavaliere o simili. Si può sempre votare l’altro, ove mai fosse decente, un outsider, se c’è, o perfino stare a casa….
(ma tanto la cosa non è all’odg)
scusate la lunghezza…
Il fatto che una sedicente sinistra moderata si sia voluta alleare con cattolici integralisti politicamente organizzati (che siano della Margherita, o dell’UDEUR o dell’UDC poco mi cale – e li abbiamo visti questo signori – con tanto di prole al seguito – sabato scorso: è aberrante e molto raro vedere gente andare in piazza nel mondo occidentale non per lottare per i propri diritti, ma per contestare quelli di altri cittadini…) è accaduto solo in Italia. C’è di che vergognarsi.
Io onestamente sono assia scorcertato e non riesco capire i commenti “possibilisti” sul PD di molti di voi qui. Della Russia ne sono zero, e forse magari i russi ci ammirano anche per queste fantasiose tangenziali. Dicci tu, Ivan, nel caso tu sia rimasto eventualmente folgorato sulla via di Mosca. Ma in Germania (sono cittadino italo-tedesco) ci vivo ed in Inghilterra ci lavoro, e da molti anni, e mi permetto di dirvi che questo non sarebbe mai potuto accedere. MAI! Ciò che sconcerta qui all’estero anche gli osservatori più indulgenti per questo PD all’italiana (nel senso che sono fautori di ciò che in Italia chiamate “riformismo”) è che non si capisce come mai gli italiani dovrebbero essere stati su questa strada spuria che hanno intrapreso più intelligenti o più lungimiranti degli altri politici e partiti europei.
Fatto è che questo PD (a parte Bayrou in Francia) non convince NESSUNO in Europa.
La realtà – la sappiamo tutti – è disarmante: una visione di una politica di sinistra LAICA moderata/liberale (SDI-Pr), o anche meno moderata (Sinistra Democratica-PRC-Verdi) in Italia è minoritaria al momento, come mai lo è stata prima d’ora, e come lo è solo in pochissime altre democrazie europee (Lettonia? Polonia? Cipro?).
Siamo seri: con la nascita del PD (che NON ha MAI inserito tra i suoi cardini fondanti il valore della laicità) non esiste più in Italia un partito “di peso” di riferimento per qualsivoglia membro della comunità GLBT che abbia anche una pur minima coscienza politica di sé (e questo vale per riverbero anche per molti altri gruppi di “minoranze” – essendo la politica nei confronti della GLBT community da sempre cartina al tornasole delle politiche nei confronti di moltre altre diversità). Questa è la tristissima realtà.
Il resto, sorry, ma è veramente solo onanismo mentale. Fantasioso, suggestivo, ma davvero poco solido in termini di logica.
Il problema è l’Italia, e lo stato comatoso in qui i dirigenti dei DS l’hanno spinta (di Rutelli non occorre parlare – dato che le lampadine del cervello gli si sono spente da molto tempo) e tu Ivan ti sei andato ad impantanare nel mezzo di questa contraddizione. Mi spiace che stando all’estero da qualche anno tu legga questa situazione italiana in modo così a dir poco peculiare e bizzarro e ti sia andato ad invischiare in questo blob confuso che è il PD. Io ed altri amici qui all’estero questa tua fuga per la tangente non la capiamo. E ci siamo davvero sforzati tanto invece per capirla.
Può darsi anche invece convinca molti italiani che vivono in Italia e che magari sono un po’ meno avvezzi a leggere le cose da una prospettiva più “terza” e distaccata.
Può darsi tu lo faccia anche per motivi personali e per voler rientrare in Italia (cosa che capirei completamente sul piano umano – ma, nel caso, un po’ di sincerità non guasterebbe).
Spero tu te la riesca in ogni caso a cavare con onore, ed almeno a riuscire tra qualche tempo ad essere in pace con te stesso e la tua coscienza. Sarebbe certo già molto. Ancora cari auguri. Marco
la classe politica italiana non è vecchia perchè i suoi veterani hanno iniziato a far politica tardi,anzi,direi che hanno iniziato presto, il problema è che nessuno se ne vuole più andare.
Pensate che un rutelli che ha mangiato”pane e cicoria”come lui stesso disse,ora può dire : vabbè,vediamo che cosa c’è di buono in giro davvero nuovo!
O un fassino, che ha rinunciato a fare il ministro per fare il Pd, abbia voglia di mettersi da parte per fare spazio a un pivello?
O un d’alema, che è baravo ma crede di essere dio, può pensare di avere avuto quello che spettava alla sua impareggiabile intelligenza e sia disposto a farsi da parte?
Fino a questo momento hanno giocato sulla paura di berlusconi, come berlusconi dall’altra parte giocava sulla paura del comunismo, ma ora quella formula non può più funzionare:sono le leggi del mercato e poi, dopo pochi mesi di governo di questa maggioranza, si è capito che sono uguali e contrari al centrodestra.
E allora bisogna cambiare la confezione al prodotto che non tira.
E allora si sono inventati il Pd, nuovo o lavato con perlana?
E lo slogan”bisogna partecipare tutti per cambiare veramente le cose”mi ricorda tanto quello vecchio che richiamava la paura della destra.
E se fosse il contrario, se l’unica cosa che potremmo fare per il paese è stare tutti fuori lasciandoli soli a portare ciascuno il suo personale stendardo?
Primo poi dovranno voltarsi indietro… e sarebbe bello se si accorgersero che sono soli e nessuno li segue.
Forse a quel punto qualche dubbio verrebbe persino a loro
Domanda: ma come fai a rimanere fuori? Ci tagliamo il pisello per far dispetto alla moglie?
Mario, io mi auguro di sbagliare nel prevedere l’alleanza Pd-Udc, ma se allontani la testa e metti a fuoco il quadro, tutto lascia pensare che sia questa la strategia politica di Fassino, D’Alema e Bersani: affrancarsi dalla sinistra cosiddetta radicale, costruire un partito di centro che guardi alla sua destra, tagliare l’erba sotto i piedi di Berlusconi cooptando in un’alleanza con Casini l’Udc e coloro disposti ad allearsi.
Leggendo le cronache politiche di questi giorni, mi riferisco a quelle relative ai partiti di centro, si registra: uno smarcarsi sempre più preciso dell’Udc da Berlusconi; il Pri/Pli sta per fare il salto della quaglia, purché si rompa con la sinistra radicale (e in Sicilia il Pri ha preso percentuali misteriosamente alte, da 5%, il che significa solo un riavvicinamento ai signori delle clientele di quelle parti); la Lega si dichiara disposta ad allearsi “col diavolo” pur di avere il federalismo fiscale; Di Pietro dovrebbe entrare nel Pd a settimane o mesi, e si porta una dote del 3% a livello nazionale, non poco. C’è anche l’entrata nel Pd di alcuni dinosauri socialisti, da Del Turco a Signorile, da Robilotta a Manca (quest’ultimo è già nella Margherita da anni).
Oltretutto, togliendo Lega, Pri e Udc alla Cdl, questa si riduce a Fi e An più fascisti mussoliniani. Un 40%. Il gioco di Fassino e Rutelli, secondo me, è quello di vincere le prossime elezioni con un’alleanza di centro che lasci alla sua sinistra anche un 20%, impossibilitato ad allearsi con Berlusconi e Fini.
Poi, mi sbaglierò, e costituito il Pd si alleerà con la Sinistra Unita e il Psi-Pr, ma come conciliamo la Binetti con Luxuria? E se la strategia è l’alleanza con Bertinotti e Diliberto, perché smettere di suonare l’Internazionale all’ultimo congresso dei Ds? O meglio: perché fare un partito assieme all’Opus Dei?
Sciltian, le tue stime di pesi elettorali sono basate su risultati, sondaggi o flussi prevedibili sulla base dell’ATTUALE “offerta” di rappresentanza politica che, per quanto riguarda il centrosinistra è costituita ancora – ad oggi – da quel deprimente spettacolo di una decina di partiti in continua rissa fra loro.
Il giorno in cui l’offerta politica principale fosse invece costituita da un Pd, scusa il termine, “con le palle”, veramente ed autenticamente rinnovato, secondo me le cose cambieranno, soprattutto se la controfferta principale continuerà ad essere rappresentata da quel centrodestra scandalosamente impresentabile che ci ritroviamo.
Io conosco un sacco di gente che non vota più o vota a destra, non perchè sia qualunquista o di destra nel più profondo dell’animo, ma perchè la sinistra fa schifo e la destra, con quei i suoi atteggiamenti un po’ populisti, alla fine risulta meno antipatica. Tutto qui.
Quello che serve è un’operazione di grosso “sparigliamento” del gioco politico, un’operazione di rinnovamento analoga a quella che ha fatto il centrodestra all’inizio degli anni ’90 con l’affermazione della Lega Nord prima e di Forza Italia poi. Un terremoto, insomma, dopo il quale nulla sia più come prima.
A questo punto diventa quindi determinante capire che configurazione avrà il soggetto che dovrebbe produrre questo terremoto: se avrà una configurazione fatta da: ex DS + ex Margherita + (outsider spiccioli), siamo fritti, indipendentemente dalla questione delle alleanze.
Se avrà una configurazione fatta da: outsider non spiccioli + (ex DS + ex Margherita); forse l’operazione potrà riuscire, anche perchè le alleanze saranno meno necessarie e quindi meno condizionanti.
In altri termini, se la componente laica, socialista, libertaria ecc. continuerà a non scendere dal suo Aventino per non contaminarsi, lascerà campo libero ai clericali doc (Binetti &Co) e a quelli non doc (DS) per confezionare quella schifezza che non servirà a nessuno (neppure a loro per perpetuarsi); se invece deciderà di sporcarsi anch’essa le mani, farà pendere la bilancia della linea politica del futuro Pd più dalla parte di un partito davvero progressista, moderno, europeo e, particolare da non sottovalutare, che abbia i numeri per governare ….
Non è quello che vogliamo?
Caro Ivan,
ieri sera alla serata di Libertá e Giustizia a Londra ho espresso il mio disappunto e la mia delusione per il modo in cui ci avviamo alla costruzione del PD. Mi dispiace di essere apparso piú antagonista di quanto in realtá sia, ma tant’é. Ho cercato di presentarmi all’appuntamento con la mente aperta e la voglia di partecipare. La mia delusione é nata dal fatto che alla mia domanda di partecipazione la risposta principale é stata: “questa serata é un esempio di partecipazione”.
A me interessa sapere invece chi si presenterá alle consultazioni a Ottobre, quando ci saranno dibattiti tra le varie anime del centrosinistra, quali movimenti e personalitá della societá civile intendono presentarsi, cosa possiamo fare per agevolare e contribuire a questo processo, quali iniziative sono in cantiere, che fine hanno fatto i girotondini, ecc. Mi sembra purtroppo che la risposta a questa domanda di partecipazione sia da un lato “lavora con Ds o Margherita al processo di costruzione” oppure “aspetta e vedi”.
Sono contento del tuo appello kennedyano (uno dei miei slogan preferiti), ma qualcuno puó spiegarmi come i cittadini possono contribuire concretamente alla nascita e alla crescita di un PD aperto e moderno? Come stiamo incoraggiando personalitá al di fuori dei vecchi partiti a giocare un ruolo di primo piano?
Thank you!
Alberto
Vorrei tornare sulla questione Dico/Pacs e su quello che dovrebbe essere l’atteggiamento del Partito Democratico; innanzitutto bisogna aver ben chiaro qual’è il vero contendere, non tanto la concessioni di diritti civili ad unioni diverse dalla famiglia classica, ma, e di questo credo che la Chiesa ne abbia piena coscienza, il propagarsi del liberismo individuale.
Finalmente ne ho sentito fare accenno ieri sera da controcorrente di Formigli all’On. Bobba (personalmente sono laico e su posizioni totalmente opposte da quelle di Bobba) e credo che per uscire dallo stalo di una sterile contrapposizione si debba spostare l’argomento proprio su questo tema. Per fala breve il cattolicesimo che ha aspramente (e giustamente) combattuto il comunismo non si è accorta dell’evoluzione del capitalismo in consumismo (una sua degenerazione) e adesso si trova a cercare di arginarne gli effetti. Credo che anche da sinistra si debbano fare delle riflessioni sui possibili effetti futuri di una società consumistica all’estremo; il connubio scienza/tecnologia rischia di portare l’io al centro assoluto, un io che non ha bisogno di altri io e che si basta a se stesso in toto. I romanzi di Houellebecq futurizzano molto bene la questione fino a giungere al neo-umano che si riproduce in modo monocellulare ed aspira all’immortalità tramite la clonazione. Alzare il tema della discussione su quelle che saranno le vere problematiche nel rapporto scienza/uomo nei prossimi decenni mi sembra debba essere il compito degli uomini di sinistra, che credo non possano sposare la visione di un mondo asettico privo di valori e schiavo del consumismo individuale. Un saluto Daniele
grande ivan, ci siamo visti a bergamo e nn è stato affatto malvagio quello che si è detto.
cmq scrivo e comunico a tutti i blogger di ivan che ho intrapeso un’azione politica verso tutte, e ripeto tutte le associazioni o simili che hanno partecipato o aderito al FAMILY DAY, per chiedere loro coerenza con quanto espresso dal loro agire e cioè che se si crede che la fimiglia sia un bene assoluto, come possono loro permettere che nel mondo ci siano italiani e non che ne distruggono???
attendo risposte da questi qui e poi vi faccio sapere, anhce se devo dire che alcune associazioni neanche esistono!!!!
dominguel
Mario, lo scenario che prospetti tu, ossia che i laici e libertari si impadroniscano del Pd a scapito delle oligarchie Ds e Margherita è meno realistico del paese delle meraviglie di Alice.
Scusami se sono duro, ma ho fatto politica per 15 anni. So bene cosa significa avere contro la massa degli iscritti che sostiene D’Alema o Fassino a prescindere. E non parlarmi di primarie: le abbiamo già fatte da outsider e abbiamo preso lo 0,6% contro il 75% di Prodi, il 16% di Bertinotti e il 5% di Mastella. Eppure la partecipazione fu immensa, molto superiore a quella che i partiti si aspettavano. Come vedi, non è una strada percorribile.
L’unica speranza per il Pd è che le oligarchie Ds decidano di mettere in pista la Finocchiaro, che mi pare il miglior cervello che hanno, la mente più libera e moderna e femminile. Ma se sceglieranno un Fassino contro un Rutelli, preferisco non partecipare nemmeno.
la lottizzazione a fette di torta e penosa, rimembro il “ci apriremo alla società civile”
Caro Sciltian,
leggo sempre con attenzione le cose che scrivi e sei ogni volta motivo di riflessioni. Sulle primarie passate secondo me hai ragione per quanto riguarda la partecipazione immensa, non quando lamenti lo scarso risultato dei c.d. outsider. Quelle primarie sappiamo tutti quale reale scopo avessero: legittimare Prodi che doveva diventare leader della coalizione senza avere un suo partito. Per il resto (Ivan a parte, ma quando la “rete” non aveva comunque lo sviluppo di oggi … anche se ancora scarso) non mi ricordo una vera campagna da parte dei candidati. Gli stessi militanti avevano ricevuto il “consiglio” (neanche tanto velato) di votare Prodi.
Quelle nuove dovranno avere alla base una vera competizione, una vera campagna elettorale, e tutti dovranno realmente sentirsi liberi di votare il “loro” candidato.
Questa, almeno per me, è la prima condizione “non negoziabile” per la mia adesione al Partito Democratico.
Un caro saluto
Sciltian, che il mio “sogno” (che per la verità è un po’ più ampio del semplice fatto che “i laici e i libertari si impadroniscano del Pd”) abbia delle ottime probabilità di trasformarsi in un brusco risveglio, credo di averlo già detto in tutte le salse nei post precedenti. Se giochiamo a fare chi è il più lapidariamente scettico, penso di poterti dare del bel filo da torcere. Ma non è questo il punto.
Parli delle primarie, ma trascuri almeno un paio di aspetti fondamentali:
1) chi conosceva Ivan Scalfarotto, all’epoca? Io, per esempio, non sapevo nemmeno che esistesse (colpa mia, lo so), e come me tutte le 50 persone – nessuna esclusa – che erano a parlare con lui mercoledì scorso a Bergamo;
2) la grande maggioranza del 75% di voti a Prodi, fra cui il mio, era tutto fuorchè un voto riconducibile all’operato degli apparati di DS e Margherita; anzi, secondo me era proprio un voto CONTRO gli apparati di quei partiti che non erano stati capaci di avviare un processo unitario nel centrosinistra almeno dieci anni prima delle primarie.
Se tu hai fatto politica per 15 anni, saprai benissimo che la scelta del tempo (o, in altri termini, la fortuna di intraprendere un progetto proprio al momento giusto), in politica come altrove, è un fattore determinante per il successo e che perciò quello che ieri non era possibile, potrebbe esserlo oggi e non esserlo più domani.
Vedi, Sciltian, io ho smesso di fare politica attiva esattamente 30 anni fa, quando avevo 17 anni, perchè nell’ambiente che bazzicavo allora parlavano in troppi e con troppa leggerezza di pallottole, spranghe e di altre amenità del genere.
Da allora, di spiragli che potessero aprire davvero il panorama politico, cambiare veramente le cose, io ne ho visti solo due:
– il primo, all’inizio degli anni ’90, con Tangentopoli ecc.; in quel caso la destra, incarnata dalla Lega prima e da Forza italia poi, ebbe una capacità di riempire lo spazio apertosi che la sinistra dell’epoca semplicemente si sognava; il risultato di questo è che Occhetto è ancora lì che non capisce bene cosa sia successo e che noi ci siamo cuccati 12 anni di berlusconismo;
– il secondo è adesso, quando la sinistra (finalmente) si accorge di essere arrivata alla frutta e decide che o cambia davvero registro o, dopo questa deludente parentesi, verrà qualcosa che potrebbe esser anche peggio del berlusconismo.
Allarmismo? Non lo so, perchè se è vero che siamo una società troppo evoluta per un certo genere di cose, è anche vero che siamo una società troppo complessa per potersi considerare del tutto immune.
In ogni caso, nel dubbio, io di stare alla finestra a vedere che succede, francamente non me la sento.
Non mi basta stare a vedere quello che le oligarchie “sceglieranno”.
Voglio dire la mia, anche a costo di andare a sbattere contro un muro.
E’ chiaro come il sole che se saremo in pochi a ragionare così, alla fine loro “sceglieranno”.
Ed è per questo che mi permetto di insistere nell’invitare ad un’ulteriore riflessione te e tutti quelli che – pur con motivazioni che in gran parte condivido – ragionano come te.
Concludo ripetendoti la mia domanda, alla quale non hai ancora risposto: cosa abbiamo da perderci? La mia risposta è: nulla. A questo siamo ridotti.
Kkarl, abbiamo finalmente una differente lettura di analisi.
Io sono convinto che le prime primarie del PD saranno uguali a quelle già viste, con un solo grande elemento di differenza: ci sarà un candidato unitario dei Ds (temo Fassino o D’Alema, ma spero in Finocchiaro, o almeno Bersani) contro un candidato unitario della Margherita (temo Rutelli, ma potrebbe venire di peggio). Le oligarchie e le masse degli iscritti si divideranno su queste due candidature. Se Ivan si candiderà, prima subirà le pressioni dei Ds per non indebolire la candidatura unitaria. E’ anche possibile che stabiliscano che chi è iscritto ai Ds debba sostenere il candidato unitario dei Ds e stop. Se invece si potrà candidare, magari anziché dello 0,6% prende il 2%, se va di lusso. Ma alla fine il candidato del PD lo avranno deciso le oligarchie.
Non leggo nemmeno la scelta di Prodi alle ultime primarie come una scelta anti-oligarchie. Infatti le oligarchie lo avevano nominato e indicato nel voto.
Mario, capisco meglio il tuo punto di vista. Mi fa piacere che tu, sebbene più grande di me, abbia ancora fiducia in questo progetto. Fai bene a parteciparvi, se senti che la cosa può avere un risultato finale importante.
Io non lo credo, mi dispiace. Mi dà più fiducia Mussi, la SD e il loro tentativo di unire la diaspora della sinistra in un solo soggetto o al massimo in due. Ci credo di più, pensa un po’ quanto poco credo al PD… 🙂
Caro Ivan, sono un semplice ragazzo di 25 anni della prov. di Bari. Alle scorse primarie del centrosinistra ho OVVIAMENTE votato per te…perchè credo in noi giovani e perchè eri l’unico a dire COSE DI SINISTRA. Ora ti vedo entusiasta del PD…un progetto politico che tu definisci “innovativo”…ma io vedo semplicemente uno scimmiottamento della politica americana. Sarebbe questa l’innovazione? L’alleanza con i teo-dem della Margherita, in attesa di un futuro partito di semi-centro? No Ivan…non puoi aderire a questo partito gerontocratico…
Sono pienamente d’accordo con tutto quello che dice Sciltian. Da Fassino a Veltroni, vedo semplicemente un tentativo quasi isterico, di cercare delle mediazioni…
L’Italia ha bisogno di osare, di giovani che sappiano osare e il PD è solo un terribile FRENO. Sono fuggito anch’io con Mussi…perchè il futuro di questo paese, sarà SINISTRA EUROPEA.
Un caro saluto.
Nico.
si fatica Ivan, si fatica, ma è il meno che si possa fare.
In fin dei conti dobbiamo ringraziare il coraggio e la lungimiranza di questa dirigenza, che promuovendo questo progetto ammette la sua inadeguatezza, e cerca di rimediare anche alla nostra poca voglia. ci stanno imboccando, perchè se avessero aspettato di essere scalzati a forza, come loro hanno scalzato la vecchia generazione del pc di Natta, avrebbero potuto restare lì fino all’imbalsamazione.
più di così non possono fare. il resto tocca farlo a noi. E chi scappa e fa smorfie adesso, perde il diritto di lamentarsi per i prossimi vent’anni.
Omar
Invito tutti, e Ivan per primo, a darmi un parere sul referendum elettorale, dopo aver letto quanto ho scritto: http://anellidifumo.ilcannocchiale.it/?id_blogdoc=1488255
Grazie!
semplifichiamo il sistema dei partiti. facciamone uno solo. alle volte bisogna avere il coraggio delle decisioni irrevocabili. categoriche. e impegnative per tutti.
un partito solo assieme agli ex-democristiani? Giammai! 🙂
Sciltian, “unire la diaspora della sinistra in un solo soggetto o al massimo due”.
In quel “o al massimo due” scrivi già tu la risposta riguardo all’esito del progetto alternativo al PD, ammesso che esista davvero.
Perchè se non basteranno due, saranno tre, o magari quattro, otto oppure, perchè no, anche ventidue …
E’ questo perserverare negli errori catastrofici del passato che scoraggia: con questo non mi piace, con questo nemmeno, con questo proprio non se parla, e via di seguito, a ritagliarsi la propria fettina di rappresentanza politica sempre più su misura: trascurando il piccolo dettaglio che il “pochi ma buoni”, in politica, non funziona.
L’ho già detto qualche tempo fa: se Ivan avesse fondato un partito, tempo un mese e avrebbe provato anche lui l’ebbrezza di una bella scissione. Pensa che bel risultato: lo zerovirgola che si scinde in due zerovirgolini.
E’ veramente una maledizione questo ostinarsi a non capire che senza la mediazione con chi non la pensa esattamente e totalmente come te non si va da nessuna parte. E si iscrive un’ipoteca pesante anche sull’esito dell’operazione PD che, senza tutti i pezzi che se ne stanno defilando, corre davvero il rischio di diventare solo la sommatoria di DS e Margherita. Una profezia che si autoavvera, come qualcuno prefigurava giustamente anche qui dentro. Che tristezza.
E intanto Sarko (dico, Sarko, non Zapatero …) fa un governo di 15 ministri, con 7 donne, età media intorno ai 50 anni, due esponenti pescati nel centrosinistra e una ministra di origine magrebina.
Auguri e figli maschi, cari amici della sinistra radicale italiana … e quando deciderete forse un giorno di scongelare le vostre incrollabili certezze per mescolarle un po’ con i nostri poveri dubbi, avvisateci: magari non saremo ancora morti proprio tutti.
Caro Mario, inanzitutto A ME FA SENSO PENSARE che tu possa prendere come punto di riferimento Sarkozy invece che Zapatero…come vedi, il PD inizia a svelare la sua “ambigua” identità…come del resto è sempre stato D’Alema.
Zapatero ha nominato una donna TERESA FERNANDEZ DE LA VEGA, nel ruolo di vicepremier e la META’ dei ministri è donna. (Sarkozy non ha fatto niente di nuovo…).
Noi della cosiddetta “sinistra radicale” (termine da voi usato in maniera offensiva, senza successo tralaltro), incluso me che ho sempre votato per i DS ma che sono assolutamente scontento di questa tendenza tutta democristiana di cercare LARGHE INTESE. , non abbiamo certezze…ma VALORI (non desueti) che si fondano e vedono la loro piena rappresentazione del PSE. Voi avete formato un soggetto politico che manco esiste in Europa e avete la presunzione (vedi Prodi, Rutelli…) che in Europa qualcuno segua il vostro esempio! Ma credete che la nostra politica sia molto stimata all’estero?
Diciamoci la verità, le larghe intese nascono proprio a causa di questo stato di ingovernabilità e per la tendenza, tutta sinistroide, di fare alleanze con cani e porci e da questi poi, (MASTELLA) farci ricattare. A questo vi serve la politica delle larghe intese? E’ questo l’obiettivo del PD? A me sembra che vogliate convicerci tutti del vostro obiettivo politico alquanto discutibile.
Che siate incerti caro Mario si vede…nonostante le pezze a colori di Fassino e Rutelli….ma nemmeno Veltroni è tanto convinto del PD…nemmeno la base del partito lo è. E’ stata solo una decisione dirigenziale che ha lasciato perplessi molti.
Ivan, te lo dico: non voterò il PD finché non ti candideranno a qualcosa di significativo.
Te o altre persone che ti somiglino.
Finché c’è di mezzo la Margherita, e tutto il cucuzzaro dei ciliciomuniti e dei cattoradicali pentiti del radicalismo ma non del cattolicesimo, niente-da-fare.
Caro Nico, tranquillo, il riferimento a Sarkozy era solo per dire che il mondo evolve in fretta, molto in fretta. E che quindi rimanere troppo aggrappati alle idee che ci si è coccolati fino al giorno prima, per belle che siano in teoria, espone al rischio di trovarsi sorpassati dalla realtà dei fatti.
Quanto al fatto che i “VALORI” siano un appannaggio più o meno esclusivo di una certa parte della sinistra (così non la chiamo sinistra radicale, ok?), avrei molti, molti, dubbi al riguardo.
Comunque non credo che qui si discuta tanto di valori, che penso abbastanza condivisi, ma – più che altro – del modo migliore di portarli avanti.
Sul fatto che in Italia si tenti di fare qualcosa che in Europa non esiste, scusa l’irriverenza, ma proprio non è che non ci dorma la notte; ti faccio un esempio in altro campo: la tanto vituperata IRAP, italianissimo parto dell’altrettanto vituperato Visco, massacrata da tutti – in Italia ed in Europa – per 10 anni, alla fine è passata all’esame di compatibilità della Corte di Giustizia Europea, indovina un po’ perchè: perchè pare che ci siano una decina di paesi europei (non uno, dieci!) che la stiano studiando con molta attenzione, con l’idea di introdurre qualcosa di simile nei propri ordinamenti! Questo, ovviamente, solo per dire qualche idea non proprio da buttare, ogni tanto, viene a qualcuno anche in Italia …
Tornando a noi, provo a spiegarmi con altri termini:
– salvo essere smentito dai dettagli (non ancora noti, ed il diavolo, come tutti sanno, si annida nei dettagli) delle regole del gioco, sembra esistere la possibilità di formare un partito quasi da zero, ad immagine e somiglianza della maggioranza di quelli che CI SARANNO;
– esistono idee e persone nuove che mi pare, almeno qui dentro, ci trovano tutti abbastanza d’accordo;
– si tratta quindi di buttarsi anima e corpo per qualche mese (a ottobre lo sapremo benissimo che aria tirerà) a giocarsi fino in fondo la partita, sempre in tempo a ritornare sui propri passi se la partita, per qualsiasi motivo, venisse persa.
E in molti, in troppi, invece che “buttare il cuore oltre l’ostacolo” che fanno? Si fanno bloccare dalla prima Binetti che incrocia la loro strada o dalle personali (e condivisibilissime) idiosincrasie nei confronti di D’Alema o di Rutelli ….
Meditate gente, meditate …. che siete ancora in tempo!
Scusami Mario ma…tu sei in quota Ds o Margherita?
Caro Nico
infatti: è il problema è propio quello: la provincialità e la presunazione di taluni italiani di essere portatori di chissà quale novità. E di essere sempre unici, irrepitibili, migliori.
È in fondo lo speculare del Berlusconismo.
Qui in centro-Europa si fa solo un gran ridere del PD ed ei suoi epigoni, ma, apparentemente, questo non interessa e nemmeno preoccupa nessuno da voi.
Ed è un fatto è che il PSE vuol solo avere come riferimento Boselli e lo SDI in questo momento.
Non c’è un solo esponente di rlievo del PSE che sia riuscito a spiegare la garnde “intuzione” di DS e Margherita.
Il resto sono fregnacce.
E lasciamo perdere l’IRAP per favore, che non c’entra assolutamente nulla, qui il discorso che stavamo facendo era un po’ più ampio, credo…
Povera Italia, ma davvero.
M
P.S.
Sul fatto che oramai siamo alla frutta, basta vedere l’ultima uscita di Fassino sulla disponibilità a votare il disegno di legge Biondi sui “Contratti di Unione Solodale”:
http://www.repubblica.it/2007/05/sezioni/politica/coppie-fatto-9/fassino-lettera/fassino-lettera.html
Ed eccolo il disegno Biondi. È davvero scandaloso, ma non mi soprenderebbe che il PD e i quattro fessi che gli vanno dietro (compresi la maggioranza dei bloggers di Scalfarotto & co.) trovino il modo di convincere gli italiani che questo è in realtà una gran figata:
http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Ddlpres&leg=15&id=209707
Caro Marco, quoto pienamente tutto quello che dici. La mia non è assolutamente “nostalgia” politica.
Sarebbe più coraggioso svecchiare la sinistra, liberandola da ideologie ormai naif (portando avanti idee e progetti che puntino sull’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge e davanti al LAVORO) che non crere o accorpare un partito spacciandolo per NOVITA’….
E’ giunto il momento (la vera novità), che la sinistra italiana porti avanti il PSE con tutte le sue differenze (fortunatamente) rispetto ai modelli centristi così “moderati”…
Sembra che in Italia, non essere “moderati” sia una colpa, una condanna….ma l’Italia ha bisogno di osare, di andare avanti! mettersi alla prova! La moderazione frena tutto questo processo…infatti, i centristi, dopo mani pulite, dettano legge da quasi 20 anni intrappolando questa nazione.
Mario, temo che tu non sia onesto intellettualmente.
E’ quello che ricavo dalla lettura del tuo ultimo commento a ciò che avevo scritto io.
La sinistra italiana ha appena perso la sua parte più importante, i Ds, in favore di un progetto moderato. La costituzione di un partito di centrosinistra che guardi alla sua destra.
Chi non ha voluto entrarci (il 25% del partito) ha fondato un movimento, non un partito. Sinistra democratica, questo il nome, sta cercando di unire sotto un solo simbolo l’intera sinistra, oggi sparsa in una decina di sigle, tra “grandi” come Rifondazione fino ai lillipuziani Radicali di Sinistra.
Se si riesce a fare da tutto ciò due sole liste – una di sinistra social-comunista e l’altra social-liberale – sarà un enorme successo. Se invece se ne farà una sola sarà un fatto storico ed epocale.
Queste sono cose oggettive. Se non le vedi, penso che tu non le voglia vedere.
L’idea di fare politica con chi non la pensa esattamente come noi l’abbiamo introiettata da alcuni decenni con i governi di coalizione. Una cosa è condividere una coalizione di governo, un’altra è subire l’egemonia culturale dei clericali all’interno di uno stesso partito (vedi posizione di Fassino sulle modifiche al codice civile, in cambio dei Dico. In principio erano i poster dei Ds sui Pacs, poi i Dico, ora le modifiche al codice civile, come vuole Pezzotta. Fassino fa pietà, ma con lui anche chi lo segue e lo vota).
Sciltian,
se la nascita del progetto del PD sarà servita almeno ad unificare davvero in solo due tronconi la sinistra-sinistra italiana, vorrà dire che – almeno quel risultato – avrà contribuito a realizzarlo. Ma senza una bella riforma elettorale che costringa a ciò, non credo proprio che si otterrà questo effetto.
Sta di fatto che, salvo sgambetti sui dettagli (che sono sempre in agguato), da una parte vedo un progetto che ha un obiettivo e dei tempi definiti entro cui andare in porto o naufragare.
Dall’altra cosa c’è? per ora non mi pare di scorgere molto di più delle solite chiacchiere, tu che ne dici?
In ogni caso, resta il fatto che tutti quanti scorgono nel progetto del Pd solo (o prevalentemente) “l’egemonia culturale dei clericali”, e se ne allontanano sdegnati, contribuiscono oggettivamente a far sì che questo sia un po’ più vero di quanto non dovrebbe e potrebbe essere.
Intendiamoci bene: ho detto in tutti i modi che queste posizioni sono non solo legittime (ci mancherebbe ..) ma per certi versi anche molto condivisibili. La mia domanda, visto che mi pare che qui si parli di politica, però è: sono anche le più opportune? E guarda che non ne faccio tanto una questione di opportunità “elettorale” (vanno di moda le aggregazioni forti), ma piuttosto una questione politica a tutto tondo: secondo me è tempo di capire che l’unità è un valore in sè, non solo un compromesso più o meno inevitabile.
Invece siamo qui sempre a dividersi su tutto. E di questo pagheremo, tutti, le conseguenze, così come è sempre stato tutte le volte che non si è stati capaci di andare oltre le differenze per cogliere e valorizzare, invece, le affinità.
In un mondo in cui le sfide vere non sono certo quelle del PD sì o PD no ….
Sulle questioni di onestà intellettuale, come pure su quelle relative al mio “essere in quota” per questo o per quello, preferisco non rispondere. Potrei rendermi sgradevole oltre le mie reali intenzioni.
Mario…Mario….Mario….ma scusami, tu ci accusi di vedere semplicemente una deriva clericale del PD, ma in questo ultimo periodo, ho visto solo un Fassino avvicinarsi alle idee della Binetti che non un Rutelli a quelle di Mussi…
è psicologia spicciola la mia?
Ciao ragazzi,
nn possiamo ancora parlare di pd, anke perche’ per noi giovani io che sono una 24 enne, candidata alle elezioni scorse, la prospettiva del partito democratico era quello di portare innovazione, io vedo l’ennesimo partito dove i giovani non sono nessuno, forse l’unico innovazione potra’ essere il leader, ma noi giovani dove siamo collegati all’interno del futuro pd.
Ve lo dico io non ci siamo perche’ siamo ingombranti ed inesperti, dopo essermi sbattuta per tutta la campagna elettorale dove qui la destra ha stravinto, mi ritrovo in un partito che vali solo se sei iscritto ed allora io vi chiedo vi sembra democratico il nostro paese.
No sono piu’ diposta a stare a guardare mentre tutto va allo scatafascio, e poi poveri disgraziati dobbiamo solo aspettare che al governo salga di nuovo la destra, nel frattempo ho deciso di istiuire un movimenti politico giovane a modo mio.
Aspetto vostre notizie.
cinzia.