13 Giugno 2007

The tipping point e il Partito Democratico – Riccardo Brenna

Cervelli in fuga, Democrazia

Qualche settimana fa, Ivan è venuto a Londra a parlare e discutere di Partito Democratico alla libreria italiana di Leicester Square. E’ stata una serata veramente interessante e il dibattito è stato molto acceso. Una domanda (dubbio? speranza?) che è rimbalzata diverse volte nella sala è stata la seguente: riuscirà il partito democratico a raccogliere più consensi della “somma delle sue parti”?


In generale, si notava un certo scetticismo nella sala e la risposta è stata abbastanza univoca: allo stato delle cose, sicuramente no. La ragione: l’opinione pubblica, i cittadini e, paradossalmente, parte delle persone che stanno lavorando, o sono vicine, a questo progetto non hanno le idee chiare di cosa sia il PD.
In parte, questo è il risultato del fatto che il PD si trova nel suo “Stato Nascente”, ovvero in una situazione magmatica in cui messaggi contradditori possono coesistere. Allo stesso tempo, dare un segnale chiaro – o, almeno, coerente – di quella che è la mission del PD è fondamentale fin da ora, per non lasciare l’opinione pubblica disorientata e i cittadini senza un reale criterio di giudizio. Per fortuna che il centro destra sembra essere in stato confusionale ma, onestamente, mai fare affidamento sulle disgrazie degli avversari….
Dopo l’incontro alla libreria italiana, mi ha preso la curiosità di seguire un poco più da vicino come il dibattito sul PD si sviluppava nell’opinione pubblica italiana. L’impressione è stata quella di molta confusione, grande attenzione agli scontri di potere fra i vari futuri “mandarini”, ma nessun interesse ai contenuti e agli obiettivi di questo progetto.
Parlando con diversi amici che vivono in Italia e che sono attenti alle vicende politiche, ho avuto lo stesso feedback: confusione, nessuna idea del perché si stia creando il PD, cinismo sul fatto che politici belli “radicati” alla poltrona si propongano come “nuovi” e, soprattutto, mancanza di contenuti. Qual è la mission del PD? In che modo si differenzia dallo status quo? Perché sara diverso dalla somma delle sue parti? Qual è la visione per l’Italia e i suoi cittadini? Certamente, si può trovare online il “Manifesto Per il Partito Democratico”, ma nessuna delle persone con cui ho parlato e nessuna delle fonti che ho usato (siti di giornali a diffusione nazionale, RAI, Ansa etc.) lo ha quasi mai citato.
Ovviamente, il mio “campione” non è statisticamente significativo di nessuna popolazione, ma si tratta di professionisti che lavorano in Italia e che sono sicuramente sensibili alle vicende della realtà che li circonda. Il loro scarso livello di conoscenza del dibattito mi ha francamente lasciato un poco interdetto e mi ha fatto pensare ad una teoria che uso per lavoro ma che, benché in un contesto completamente diverso, mi ha dato una piccola chiave di lettura della vicenda del PD.
Nel 2000, in Usa è uscito il libro di Malcom Gladwell “The tipping point: how little things can make a big difference”. L’obiettivo di Gladwell era di capire quando e come un idea nuova, un nuovo concetto o progetto si trasferiva da un piccolo gruppo di persone a fette più grandi della popolazione. Alcune delle “leggi” che individuava in questa analisi mi sembrano utili per questa analisi.
o The law of the few (la legge dei pochi). Un’idea nuova ha successo se esiste un gruppo di persone carismatiche in grado di influenzare grandi audiences. Il punto fondamentale è che queste persone devono credere e comunicare lo stesso messaggio/idea e mostrare coesione e forza interna. I messaggi contrastanti che i futuri leaders del PD si lanciano fra di loro certamente non stanno aiutando a far chiarezza. Inoltre il fatto che gran parte del dibattito stia avvenendo in puro “politichese” penso che potrebbe alienare una bella fetta di futuri elettori
o The stickiness factor. Una nuova idea si “incolla” (stick) nella menti tanto più ci si rende conto della sua forza e qualità. E, nel caso di una nuova idea, per “incollarsi” deve sfidare le pratiche tradizionali e fornire una nuova, semplice e intuitiva visione della realtà. Un altro libro dei fratelli Heath, “Made to Stick”, allarga questo tema, identificando le regole che fanno durare un’idea (e quindi un progetto) a lungo. E’un mix di semplicita’ (go to the core), concretezza e sorpresa, ma anche credibilità e emozione. Immagino quindi l’importanza di focalizzarsi sulla mission del PD e di dare all’opinione pubblica un messaggio forte e chiaro. Saranno i futuri leaders in grado di assumersi questo compito? E, soprattutto, hanno questi leaders il mind-set e il “vocabolario” per farlo?
o The power of the context. Il contesto in cui si sviluppa l’idea è fondamentale per la diffusione dell’idea stessa. Ma per capire il contesto è necessario conoscerlo, e qui la sfida per il PD è di creare canali di ascolto con i cittadini, capirne le esigenze e il linguaggio, e non trasformare il tutto in una operazione verticistica, incomprensibile per il cittadini e di conseguenza potenzialmente a rischio nelle battaglie elettorali. Anche qui, una bella sfida “culturale” per la nostra classe dirigente…
Concludo tornando alla serata alla libreria italiana con Ivan. Il PD potrà essere più della somma delle sue parti se fin da adesso avrà la capacità di parlare di contenuti che pesano, di ascoltare le esigenze e le aspettative dei “veri” cittadini (“the reality check”) e di avere una classe dirigente che si presenta all’opinione pubblica con chiari obiettivi e un nuovo linguaggio. Veramente una bella sfida…..

7 risposte a “The tipping point e il Partito Democratico – Riccardo Brenna”

  1. l'oste ha detto:

    Caro Riccardo, non essere ingusto…ci sono diversi luoghi di elaborazione politica per il partito democratico.
    Ad esempio, per citare due irecenti ed mportanti esperimenti di cui ho conoscenza diretta
    http://www.pdpedia.eu
    http://www.primariepd.org
    Le idee ci sono, il dibattito pure…bisognerà vedere che spazio sapremo conquistare con quelle armi!

  2. l'oste ha detto:

    Caro Riccardo, non essere ingusto…ci sono diversi luoghi di elaborazione politica per il partito democratico.
    Ad esempio, per citare due irecenti ed mportanti esperimenti di cui ho conoscenza diretta
    http://www.pdpedia.eu
    http://www.primariepd.org
    Le idee ci sono, il dibattito pure…bisognerà vedere che spazio sapremo conquistare con quelle armi!

  3. l'oste ha detto:

    Caro Riccardo, non essere ingusto…ci sono diversi luoghi di elaborazione politica per il partito democratico.
    Ad esempio, per citare due irecenti ed mportanti esperimenti di cui ho conoscenza diretta
    http://www.pdpedia.eu
    http://www.primariepd.org
    Le idee ci sono, il dibattito pure…bisognerà vedere che spazio sapremo conquistare con quelle armi!

  4. l'oste ha detto:

    Caro Riccardo, non essere ingusto…ci sono diversi luoghi di elaborazione politica per il partito democratico.
    Ad esempio, per citare due irecenti ed mportanti esperimenti di cui ho conoscenza diretta
    http://www.pdpedia.eu
    http://www.primariepd.org
    Le idee ci sono, il dibattito pure…bisognerà vedere che spazio sapremo conquistare con quelle armi!

  5. beffatotale ha detto:

    E’ vero che i luoghi di elaborazione politica ci sono, ma non sono aperti alla maggiornanza dei cittadini, ma solo ai pochi, ahime’, che visitano queste assemblee “virtuali” e che hanno entusiasmo verso il nascituro partito. Purtroppo dai telegiornali e dalla stampa l’impressione che si ha e’ proprio quella che presenta Riccardo, che ben individua nella sua analisi i punti piu’ critici. Traspare infatti un’idea di incertezza sui contenuti, sulle forme, sulla coesione; non risalta assolutamente la novita’ insita in un pocesso del genere, ma il PD viene percepito e trasmesso solamente come un’incerottatura di due parti vecchie per pretendere di aver fatto qualcosa di nuovo; non si avverte la spinta dal basso, che dovrebbe essere il vero punto di svolta, ma solamente una lotta nelle alte sfere per la leadership e il potere. Ma non tutto, spero, e’ ancora perduto, anche grazie alle idee e al dibattito che l’Oste cita, sempre che saremo capaci di guadagnarci quello spazio.

  6. G.V. ha detto:

    Come psicologo sociale, posso dirti che il libro di gladwell e’ carino e divulgativo ma non ha alcun spessore scientifico, essendo pieno di contraddizioni, definizioni vaghe, chiare stupidaggini. E’ una versione popolare di quella che si chiama memetica (che anch’essa ha i suoi problemi)
    Ne consegue che lo prenderei con le pinze per progettare una campagna in favore del PD..
    Rimane il fatto che qualche consiglio utile lo da…
    G.V.

  7. Filippo ha detto:

    Bel posto, Riccardo mi e’ piaciuto. Tra le tante sensazioni che mi ha suscitato una in particolare: the power of context. la sfida per il PD è di creare canali di ascolto con i cittadini.
    E qui sono pronto a scommettere che il 90% dell’auditorium ha pensato ehi, vuol direi che dobbiamo fare di internet il nostro nuovo veicolo politico. E’ ovvio, l’importanza. Pur non togliendo nulla al valore della rete direi che internet non e’ la risposta alla comunicazione coi cittadini, troppo elitaria e molti la usano ancora solo per chattare e/o filmati porno.
    La politica oggi fallisce nella comunicazione col popolo come mai aveva fatto fin dai tempi di mani pulite. Chi riuscira’ ad arrivare al popolo (che per il 70% almeno internet non sa nemmeno cosa sia) vince la partita e porta a casa il piatto.